24 ore di Le Mans: tanta voglia di Ferrari !

Può l’incitamento della folla supplire alle difficoltà di un’auto impegnata a Le Mans? Si, e vi raccontiamo come, quando e perché.

La recente disputa della 24 Ore di Le Mans, vinta dalla Porsche 919 di Hulkenberg, Bamber e Tandy, ha suscitato molte attenzioni della stampa, specialmente alle vigilie, nel ricordo delle tante edizioni vinte dalla Ferrari. E sulla vittorie a Le Mans la Ferrari ha costruito buona parte del suo fascino e della sua storia.

Il fatto poi che la Porsche abbia vinto a distanza di 17 anni dal suo ultimo precedente successo ha alimentato ulteriormente la voglia di Ferrari a Le Mans nella stampa, tra gli sportivi ed i tifosi del Cavallino. Ma in realtà c’è tanta voglia di Ferrari anche a Le Mans, tra gli organizzatori e soprattutto tra gli appassionati e competenti spettatori. C’è un episodio, che ci piace raccontare, che rivela quanta voglia di Ferrari ci sia tra gli spettatori di Le Mans.

65.ma edizione. Era il 1997, l’anno in cui vinse la gara Michele Alboreto – in equipaggio con Johansson e Kristensen – sulla Porsche 935 del team Joest. Una vittoria inaspettata e conquistata da Alboreto con abilità e saggezza.

A quella edizione partecipava anche una Ferrari: la 333 SP barchetta. Una Sport Prototipo con motore 12 cilindri a V di 4 litri, quindi una Ferrari DOC, iscritta dalla Moretti Racing e guidata proprio da Giampiero Moretti – il mitico “Momo” – con Max Papis e Didier Theys. La 333 SP è stata l’ultima Ferrari Sport prodotta da Maranello, e Moretti l’aveva già impegnata nel campionato americano IMSA vincendolo anche in coppia con Mauro Baldi. Animato dalla sua sviscerata passione Moretti aveva deciso di partecipare alla mitica 24 Ore di Le Mans ed in quella gara ad eliminazione ( nel corso della notte alcuni dei più titolati aspiranti al successo erano usciti di scena per incidenti, guasti ed incendi ) si trovò sul finale in sesta posizione: un risultato già di per se formidabile per un team privato e con una vettura non certo fresca o aggiornata. Infatti proprio negli ultimi giri la vettura rimase praticamente senza freni ed il buon “Momo” al volante soffriva ad ogni curva per riuscire a gestire la vettura e tenerla in strada. Fu a questo punto che la folla dei 250.000 spettatori ormai pronta ad accogliere i superstiti della maratona, si accorse dell’impresa che la Ferrari di Momo stava compiendo; e del fatto che una Ferrari Prototipo tornava nelle parti alte della classifica. Ed iniziò, ad ogni passaggio, una volta ogni 4 minuti circa, cioè il tempo di percorrenza sul giro, ad accompagnare con un applauso ed un urlo di incitamento la barchetta rossa con il cavallino sul cofano. Una scena emozionante per chi si trovava ai bordi della pista e per chi, come me, raccontava in TV le ultime fasi della competizione: da un lato c’era lo splendido successo di Alboreto, dall’altro questo tifo, questa passione, questa emozione che quasi spingevano la Ferrari 333 SP al traguardo. Fu lì che capimmo quanta voglia di Ferrari c’è a Le Mans. Giampiero Moretti riuscì a concludere la gara al sesto posto difendendo i due giri di vantaggio che aveva sulla Courage di Pescarolo, e ricordava l’impresa come una delle più belle della sua carriera di gentleman driver. E mi disse che quel boato della folla che lo accompagnava negli ultimi giri gli era rimasto nel cuore e nella memoria come una delle più grandi soddisfazioni ma anche di un impegno immane. Sapeva che la macchina era ormai inguidabile ma percepiva quell’abbraccio della folla e non voleva deluderla. Si sentiva la responsabilità di dover portare al traguardo quella Ferrari. E ci riuscì.

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