Auto elettrica: perché far buon viso a cattivo gioco?

Chissà cosa pensano realmente i manager alla guida dei gruppi automobilistici, sia nei quartieri generali delle Case sia nei vari Paesi, dell’obbligo di dover svoltare verso la mobilità elettrica. Nei discorsi ufficiali non si contano le beatificazioni e gli apprezzamenti per la strada imboccata, confidenti che i consumatori via via affollino le concessionarie allo scopo di accaparrarsi i nuovi modelli a batteria. E per enfatizzare ancora di più il “nuovo”, ecco le rassicurazioni sulle reti di ricarica con i piani di capillarizzazione e diffusione delle colonnine “fast charge”, gli accordi con chi realizza queste infrastrutture e i sindaci delle città (tipo Roma e Milano) non a caso prossime ai rinnovi amministrativi sull’onda dello slogan “Sustainable mobility for all”. E già ora si parla di nuove e più performanti batterie in arrivo nei prossimi anni. Domanda d’obbligo: e quelle attuali chi fine faranno? Come e chi le smaltirà?

Ma in privato, le stesse persone la pensano allo stesso modo? Penso proprio che, almeno per la maggior parte di essi, non manchino attente riflessioni su rischi e flop in agguato. Ma bisogna far buon viso a cattivo gioco, lo ordina un sistema politico europeo e nazionale (guardando a casa nostra) fortemente condizionato dalle lobby ambientaliste.

Ok al rispetto dell’ambiente, ci mancherebbe altro, ma – aggiungo – perché procedere a senso unico e non considerare le alternative che mirano sempre al medesimo risultato? C’è qualcosa che non torna. Comunque, più passano i mesi più affiorano dubbi, perplessità e allarmi sulla svolta prettamente elettrica della mobilità. Ci sono timori per l’occupazione (ed ecco palesarsi le preoccupazioni, questa volte espresse chiaramente da un big dell’auto, come Ola Kallenius, numero uno di Daimler-Mercedes) e comincia a emergere anche l’aspetto della imposizione (l’ad di Stellantis, Carlos Tavares, ha parlato di obbligo che arriva dai governi), mentre c’è chi, come Akio Toyoda, ad di Toyota, mesi fa aveva giudicato “sopravvalutata l’auto elettrica” e ipotizzato “il collasso del settore” con la messa al bando nel 2035 delle alimentazioni endotermiche.

La chicca, però, è arrivata dall’Italia, tra i Paesi ideologicamente più scatenati nella corsa all’elettrico. E, guarda caso, a fornirla è stato proprio il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intervenuto ad “Automotive Lab 2021”, evento digitale organizzato dal mensile “Auto”. Cingolani sostiene che non esiste una soluzione unica alla mobilità urbana” e che “l’auto elettrica offre soluzioni promettenti, ma non risolve tutti i problemi nel breve periodo”. Da qui, per il settore dei trasporti, la necessità di “affidarsi a tecnologie diverse a seconda dello scenario”. Per esempio la tecnologia ibrida, la stessa, peraltro, che sta ottenendo buoni riscontri da parte dei consumatori.

Come si vede le idee sono tutt’altro che chiare e si continua a navigare a vista, anche se a Bruxelles hanno praticamente già deciso tutto e in molti Paesi il plotone di esecuzione per i motori a benzina e Diesel ha già ricevuto l’ordine di prepararsi. Ma andrà proprio tutto così? Dubbi, timori e allarmi dovrebbero tramutarsi in una protesta ufficiale in nome della libertà di scelta del tipo di motorizzazione consona alle singole esigenze, ma sempre in nome del rispetto dell’ambiente. E’ gravissimo che il tema del “green” si trasformi, come sta avvenendo, in speculazione politica, diktat e interessi di parte. (motori.ilgiornale.it)

2 commenti
  1. LEONARDO LIBERO
    LEONARDO LIBERO dice:

    In Svizzera si correvano rally per veicoli elettrici già nel 1985
    https://en.wikipedia.org/wiki/Tour_de_Sol ,
    ma ancora nel 2020 quel Paese, ricco e ambientalista, era lungi dall’essere il primo nella loro diffusione anche per le troppo poche stazioni pubbliche di ricarica che aveva
    https://www.swissinfo.ch/ita/scienza-tecnica/mobilit%C3%A0_le-auto-elettriche-avanzano–ma-la-svizzera-%C3%A8-pronta-/46478762
    La stesura di reti di ricarica, fitta come la vorrebbero le Case Auto ed i governi che le appoggiano, sarebbe infatti costosissima e potrebbe far auentare gravemente il prezzo del rame.
    L’India, gigante demografico povero di reti elettriche anche per uso domestico, ci suggerisce come aggirare il problema con le PILE METALLO-ARIA
    https://ir.phinergy.com/media/
    Read more at:
    http://timesofindia.indiatimes.com/articleshow/81902959.cms?utm_source=contentofinterest&utm_medium=text&utm_campaign=cppst
    I Governi Occidentali vorranno continuare a favorire la Cina, che ha il quasi monopolio dei metalli rari ?
    Quanto all’Italia, proprio ieri a Milano, si sono verificati i primi black-out elettrici per eccessiva richiesta da condizionatori. Se non riusciamo ad alimentare nemmeno gli usi domestici, con quale elettricità alimenteremmo una rete di ricarica ?

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