AUTOrecensione di “AUTOritratto”

Ospite di Autologia: Enrico Fumia.

AUTOritratto, così scritto, sta a significare due messaggi in un’unica parola: il mio autoritratto professionale attraverso i ritratti delle AUTOmobili da me disegnate. Per questo anche simbolicamente raffigurato dalla metafora grafica di copertina: il mio profilo (autentico) che scaturisce da un mio schizzo (in rappresentanza di tutti quelli presenti e non nel libro).

Nella Premessa, faccio presente che: «i progetti non presentano aspetti solo professionali e tecnici, bensì anche umani, tutt’altro che marginali. Sono infatti parte non indifferente dello sfondo in cui s’inquadrano, cioè l’ambiente in cui si manifestano, fino a determinarne le vicende e condizionarne l’esito, sia contingente che futuro. Rimangono però perlopiù sconosciuti. A volte perché davvero lo sono, ma più di quanto si creda vengono volutamente estromessi dalla cosiddetta “verità ufficiale”, perché scomodi o inconfessabili backstage. Raccontarli serve a far luce sul reale contesto in cui un progetto si è sviluppato, onde comprenderne la vera portata storica al di là del nudo risultato. Ovvero non solo effetto, ma anche causa».

Ne deriva che il libro non si limita ad una fredda descrizione dei miei progetti di stile noti ed inediti; bensì svela i “caldi” retroscena che li hanno condizionati, portando così a galla i pochi pregi e i – purtroppo – tanti difetti del mondo del car-design, ignorati o censurati dai media, nonché le ipocrisie divulgate come conviene a (o per compiacere) qualcuno… chiamato in causa nel libro.
Da ciò s’intuisce che si tratta di un libro “spinoso”.
Per questo, tutto è sì narrato senza peli sulla lingua, ma con dovizia di documenti, a convalidare che non si tratta di mie fantasie o mistificazione della realtà, quanto invece di fatti oggettivati.
Dunque nulla d’inventato o di travisato, ma trascritto per un mio diritto-dovere di sete di verità… prima che sia troppo tardi per me ristabilirla o qualcun altro la alteri. Meglio dunque prevenire.

In sostanza “AUTOritratto” è una sorta di j’accuse o manifesto di «ira culturale», comunque narrata più con ironia che iracondia. Le battute sferzanti, le frecciatine, i giochi di parole e gli appellativi che costellano il testo sono slogan atti a sintetizzare messaggi senza tanti giri di parole. E se talvolta possono apparire pesanti, è perché la verità è spesso prosaica e volgare, al punto che solo se “sbattuta in faccia” fa riflettere e indignare.

Già i sottotitoli dei 38 capitoli fanno presagire qualcosa di strano, quindi d’intrigante.
In particolare gli aneddoti fanno emergere che nella maggioranza dei casi a condizionare i progetti è la «paura della Novità» (ben suggellata dalle citazioni iniziali di Leonardo da Vinci e Einstein) e non certo presunte impossibilità tecniche o tecnologiche, sbandierate come infattibilità.
Oppure, e ancor peggio, a renderne tormentato lo sviluppo è una strisciante ed infida invidia-gelosia che permea il mondo del car-design attuale, costellato di mediocri personaggi che, privi di lungimiranza, carrieristi senza scrupoli desiderosi solo di apparire (quel che non sono), millantano doti creative assolutamente senza prove (… perché non vengono loro chieste!), di fatto creando il silenzio mediatico accennato nelle Premessa, sguazzandoci sino a diventare adulati “miti”. Per me invece brillanti come «str…. cromati».

Al di là di questi sconcertanti aspetti ambientali (finalmente svelati), le storie dei miei progetti automobilistici narrati nel libro dimostrano che sono un designer che per attitudine e dignità professionale ama guardare e tentare di andare oltre la siepe. Mai rimanere allo status quo. Cioè miro a risultati d’avanguardia. Mai rifritture del passato, oggi tanto in voga per… carenza di vera creatività; o forse per i biechi motivi suddetti, di blocco della vera creatività.
Per questo mi riconosco nello slogan pubblicitario della Fu…mia Lancia Y: “Agli antipodi del solito”.
Ma con questo nulla è utopico o casuale. Al contrario tutto è ponderato e filtrato attraverso la filosofia del “Primo Cliente di me stesso” che deve “essere convinto prima di convincere” per “non vendere quello che non comprerei”.

In breve, dopo la prefazione di Gianni Bulgari, l’introduzione di Luca Gastaldi riassume soprattutto gli inizi della mia carriera. Poi il libro diventa AUTObiografico.

Vengono così cronologicamente narrate le mie prime auto significative (tra cui il prototipo Audi Quartz e le ben note Alfa Romeo 164, Spider e Gtv) disegnate per Pininfarina nei quindici anni di servizio fino a diventare Vice Direttore Generale della Studi e Ricerche di Cambiano. Ma anche altre inedite o “misteriose” come la, anzi le Ferrari F90 (sei esemplari unici per il Sultano del Brunei), così top-secret da averle sottotitolate “Ferrari di clausura”. Viene anche svelata la traumatica uscita da quella che da sempre era e resta la mia Squadra del Cuore, al punto che i miei compagni delle medie inferiori mi chiamavano Pinin…fumia.

Segue la parentesi durata sette anni in Fiat Auto: dapprima quale primo Direttore del Centro Stile Lancia, poi del Design Diversificato… dopo esser stato “gentilmente” esautorato per essere entrato in collisione con l’establishment Fiat per non condividere le scelte di stile per la Lybra, che così non ha potuto replicare il grande successo commerciale e d’immagine di Lancia Y.
Inoltre descrivo e mostra la Fu…mia visione dello stile Maserati a partire dalla poco risaputa paternità degli interni della 3200 GT (esterni di Giugiaro) alle proposte per l’odierna Quattroporte.

Infine la carriera da free-lance insieme con Aldo Sessano nella Master Design International e poi come Fumia Design Associati, in seguito Fumia Design Studio. Lavori di consulenza specie con il Giappone, ma anche uno (solo) con la Cina che ha portato alla Chery QQme: piccola utilitaria sul mercato cinese dal 2009, dopo essere apparsa come modello simmetrico-modulare al Salone di Shanghai 2005. Nel libro si scopre essere lo stesso concetto con forme diverse… offerto a Fiat con il nome Mitica, in alternativa alla concept-car Trepiuno: in pratica la Fu…mia 500.
Sempre in tema di modularità, Lancia J: unico esempio al Mondo di berlina 4-porte “simmetrica”.

Spalmati nel testo anche i molti brevetti e le “trovate” tutte ideate da “Primo Cliente”.
Una su tutte il concetto F1o2 per cui è possibile guidare una sportiva come monoposto o biposto, guida destra o sinistra a piacere. Ma non è una banale 3-posti affiancati; quanto nessuno è in grado di intravvedere la doppia possibilità. Un’idea-brevetto che risale addirittura al 2000, offerta alla Ferrari (ai tempi in cui Schumacher inanellava i 5 Campionati del Mondo Piloti e 6 Costruttori consecutivi), ma alla fine non adottata dopo anni di sfibrante temporeggiamenti, fino a – mi si permetta – così perdere un primato da vero Made in Italy: concepire quello che gli altri nemmeno sanno immaginare. Ovviamente sono riportate e documentate le “ragioni” che l’hanno impedito.

Interessanti anche le due Appendici finali: una relativa ai lavori di product-design accennati nei capitoli; l’altra per i segnanti IN-segnamenti a seguito di incontri con personaggi IN. Il primo di questi pare… “l’introduzione” ai Vatileaks di questi giorni!

Insomma, un minuzioso lavoro durato circa due anni, edito da Fucina che, primo ed unico editore contattato, dopo un ponderato assaggio dei contenuti, ha immediatamente ritenuto di pubblicare “AUTOritratto” proprio in virtù della sua diversità anch’essa “agli antipodi del solito”.
Delle 648 pagine complessive, oltre 300 sono d’immagini a supporto delle mie verità che… sono curioso di vedere come saranno accolte e giudicate.
I primi riscontri sono comunque positivi e confortanti.
Enrico Fumia

copertina _AUTOritratto

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