Bmw e Toyota accelerano sull’impiego dell’idrogeno

Si ritorna a parlare di idrogeno e di riflesso va avanti il percorso di ricerca applicata esperimentale. Bmw e Toyota scommettono sulle emissioni zero. La prima con la iX5 hydrogen, la seconda sul dopo Mirai II. Realizzata sulla base dell’attuale X5, il prototipo tedesco era stato presentato al Salone di Francoforte nel 2019: prodotto nel Centro di Ricerca e Innovazione (FIZ)di Monaco dispone di una flotta di 100 esemplari per i test nei principali mercati del mondo. Ha due serbatoi in plastica rinforzata con fibra di carbonio, potenza di 401 cv, autonomia di 504 km, dispone di un sistema fuel cell a combustibile di provenienza Toyota con la quale il brand tedesco ha una partnership relativa allo sviluppo di veicoli a idrogeno.

È stato organizzato un test stradale ad Anversa e nelle fasi di marcia e di frenata il propulsore funge da generatore. Ma nel 2006 Bmw presentò la Hydrogen 7: il motore a 12 cilindri sviluppava 260 cv, tetto velocistico di 230 kmh. L’abbiamo provata da Verona all’aeroporto di Monaco di Baviera dove c’era l’unico impianto di rifornimento attivo in Europa. Una esperienza sui generis. Ma nel 2009 furono interrotti i test dinamici. Toyota, come aveva annunciato qualche anno addietro a Bruxelles, nell’ambito dell’evento Kenshiki, aveva annunciato di raggiungere il100% di riduzione delle missioni di C02 sui nuovi veicoli che saranno lanciati nell’UnioneEuropea a cominciare dal Regno Unito nel 2040. L’idrogeno per Toyota batte le batterie al litio. Idrogeno a disposizione non solo sui veicoli leggeri ma anche su quelli pesanti.

In Italia l’obiettivo del Piano Nazionale per la mobilità ad idrogeno per il 2025 prevede 27 mila veicoli alimentati da questo combustibile, 8 milioni e mezzo nel 2050, con 23 mila autobus riforniti da 5.000 stazioni di rifornimento. L’idrogeno può essere prodotto o dal gas naturale o dal biometano o dall’elettrolisi dell’acqua, usando per il procedimento elettricità da fonti rinnovabili. I veicoli a celle a combustibile (fuel cell) sono già una realtà. Le infrastrutture per il rifornimento in Italia hanno un hub H2 inaugurato nel 2014 in provincia di Bolzano ed uno a Marghera nella Hydrogen Valley dove Toyota Italia ha messo a disposizione sei Mirai, tre per il Comune, tre per il servizio di car sharing cittadino.

“C’è anche una stazione a San Donato Milanese – ha annunciato Giuseppe Ricci, direttore generale Energy Evolution di Eni – e ne seguiranno altre otto in futuro “. Come Venezia (a San Giuliano), Milano Bicocca, Mantova, Roma Fiumicino e Collesalvetti. In Italia fino ad oggi non è stata venduta nessuna vettura ad idrogeno. In Barclay Research stimano che da oggi al 2050 il mercato crescerà di nove volte favorito dal settore industriale e da quello del riscaldamento e dell’autotrasporto. L’idrogeno va ricavato da combustibili fossili o dall’acqua: c’è il grigio che utilizza petrolio o gas naturale, il blu che prevede la cattura del C02 e il verde che si ottiene attraverso l’elettrolisi dell’acqua.

L’Europa ha una sua strategia per l’idrogeno e nel futuro dell’auto non si pensa solo alla vettura con la spina. Oltre a Bmw e Toyota anche Daimler, Honda, Hyundai, Ford, Renault, Nissan e GM pensano all’idrogeno. “Tra il 2025 ed il 2030 l’auto ad idrogeno raggiungerà la parità di costo rispetto all’auto ibrida” – questo il pensiero espresso nel 2019 da Didier Stevens di Toyota Europa.Il brand del Sol Levante ha spinto sull’idrogeno con la seconda generazione della berlina-coupè Mirai, ordinabile anche in Italia in tre allestimenti, Pre (66.000 euro), Essence (69.000 euro) ed Essence + (76.000 euro). Un modello che nasce sulla piattaforma modulare GA-L della famiglia Tnga-Toyota New Global Architecture e condivisa con Lexus LS.

Una Mirai che si guida come un’elettrica: pulsante d’accensione, levetta centrale in Drive. ” La tecnologia delle celle a combustibile potrebbe diventare il quarto pilastro del nostro portafoglio di propulsori, oltre a benzina, diesel ed elettrico” – hanno spiegato in Bmw. Tra il 2030 e il 2050 lo utilizzeranno, come già ricordato, prevalentemente mezzi pesanti, camion e bus che non possono permettersi batterie di grandi dimensioni che penalizzerebbero il carico ma anche alcuni treni (come quello francese Alstom e quello di Trenord sulla linea Brescia-Iseo-Edolo) ed ancora su alcuni traghetti nelle isole Orcadi nel nord della Scozia.

A Berlino è stato presentato recentemente il prototipo del truck Mercedes Benz battezzato GenH2 e che sarà prodotto in serie a partire dal 2025 utilizzando idrogeno in forma liquida anziché gassosa: autonomia fino a 1000 km. Un veicolo che si è già aggiudicato, insieme all’eActros, il Truck Innovation Award 2021. Il brand tedesco ha ufficializzato un accordo con Volvo Group per la creazione di una joint venture perlo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di sistemi di celle a combustibile pronti per l’installazione in serie.

In Svizzera è già operativo l’Xcient Fuell Cell di Hyundai alimentato anch’esso ad idrogeno in configurazione autocarro. Si tratta di un primo passo della casa coreana per l’avvio della commercializzazione del suo modello oltre che in Europa anche in Cina e negli Usa. Nei prossimi anni sarà introdotta una nuova gamma con autotreni 4×2, 6×2 e motrici 4×2. Rivisto nei minimi dettagli l’accordo fra l’americana Nikola e Cnh Industrial pronti a testare entro fine anno i prototipi di camion alimentati a celle a combustibile a idrogeno (produzione a partire dal 2023).

Trevor Milton ha sempre accarezzato l’idea dei camion ad idrogeno e nel 2014 ha creato la Nikola Corporation, sbarcando poi a Wall Street ed entrando subito nella graduatoria di Forbes degli uomini più ricchi d’America.In provincia di Brescia è nata la prima Hydrogen Valley italiana. “La filiera dell’idrogeno – ha spiegato Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A è all’inizio: il primo accordo lo abbiamo chiuso con Snam”.  Ma anche tredici multinazionali tra cui Bmw, Honda, Daimler, Hyundai e la stessa Toyota investiranno 10 miliardi di euro nei prossimi 5 anni per rilanciare questo carburante super pulito.

Numerose case costruttrici hanno realizzato vetture con questa alimentazione come Bmw Hydrogen7, Volkswagen Golf Hymotion, 136 cv, autonomia di 500 km,Hyundai ix35 e Nexo, Mercedes Necar 1, GLCF-Cell, HOnda FCX e Clarity Fuel Cell, Audi H Tron, GM Electrovan, Hyperion XP-1, Jaguar e Land Rover FCEV, Mercedes GLC F-Cell, Mazda RX-8, Citroen e-Jumpy, Peugeot e-Expert, Opel Vivaro-e, Glickenhaus pick-up.

Per Papa Francesco durante il suo viaggio apostolico in Giappone, Toyota aveva allestito una Mirai in versione papamobile. Attualmente le auto ad idrogeno in commercio sono orientali: Toyota Mirai (da 66.000 euro), Hyundai Nexo (da 70.000 euro) e stesso prezzo per l’Honda Clarity. Già nel 2000 c’era l’Opel HydroGen1 basata sulla monovolume Zafira, poi seguirono la Mercedes Classe A F-Cell, la Classe B F-Cell, la GLC F-Cell, proposta quest’ultima con la formula del noleggio con un canone mensile di 799 euro in Germania e in Giappone la VW Golf HyMotion, l’Audi A7 Sportback h-tron concept, l’Audi h-tron.

L’idrogeno è uno dei capisaldi di Bosch per il prossimo decennio. “Il piano prevede di mettere in funzione 100 impianti – ha anticipato Volkmar Denner, Ceo della multinazionale, con un investimento di un miliardo di euro”. Per Luigi Ksawery Luca, ad di Toyota Italia, “il brand giapponese rivendica un approccio multi tecnologico non solo elettrico. Inoltre chiederemo al governo di puntare sulle infrastrutture di ricarica per l’elettrico e sulle stazioni diidrogeno”.

1 commento
  1. Alkè
    Alkè dice:

    Siamo entusiasti di leggere quanto l’idrogeno stia diventando comune come fonte di alimentazione per i veicoli ecosostenibili. L’impegno di case produttrici come BMW e Toyota testimonia l’importanza di incrementarne l’uso sia per i veicoli privati, sia per i mezzi di trasporto pubblici: grazie ad esso, è possibile diminuire ulteriormente le emissioni inquinanti prodotte dai veicoli, aumentandone la qualità. Attualmente, i valori dell’aria sono davvero preoccupanti. Il Nord Italia, ad esempio, ha valori di PM2 davvero pessimi.

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