CITROËN OLI: solo elusione o un po’ delusione?

L’Ospite di Autologia: Alessio Di Zoglio 

Alcune riflessioni sui significati del design del nuovo modello.

La nuova Citroën Oli è sicuramente un’auto interessante, nel senso che cattura davvero l’attenzione e rimane impressa; non ha cioè doti di rilevanza semplicemente sulla carta, ma desta l’accidentale osservatore dal torpore emozionale in cui l’automobilismo sonnecchia da anni; la si vede, la si guarda e, al di là del gusto estetico personale, se ne vuol sapere di più; dunque ecco di seguito alcuni spunti che siano validi incipit di discussione.

Perché eludente? Perché il disegno esterno ha delle geometrie che si distaccano chiaramente dallo status quo: il parabrezza verticale e i finestrini anteriori con la metà inferiore inclinata negativamente sono concetti che non si trovano nelle concessionarie e sembrano presi senza modifiche da appunti e bozzetti a metà tra il car e il product design; si capisce che la Casa ci tenga a sottolineare queste anomalie, perché colora a contrasto, di arancione, la cornice del parabrezza e stende verticalmente i finestrini posteriori in modo che si veda il “vuoto” lasciato dagli anteriori sul diedro laterale.

Perché viene applicata, cosa rarissima, l’architettura modulare nella carrozzeria, ossia l’intercambiabilità di pezzi che hanno posizione diversa ma stessa geometria: qui fari e paraurti anteriori e posteriori, porte anteriori sinistra e destra, tutti gli archi passaruota; la modularità non è di certo una novità assoluta, né una cosa recente, né deriva direttamente dalla Ami come si legge spesso; è uno studio avanzato di estetica e funzione, che in passato si è erto ben oltre la destinazione a soli modelli economici, o peggio poveri, ha perseguito risultati di convenienza logica, prima che economica, e ha raggiunto apici di equilibrio formale (vedere Fumia e Fioravanti); tuttavia è così rara da risultare sempre una bella notizia.

Perché cerca di essere leggera, siccome i peggiori nemici della propulsione elettrica sono il peso e la propulsione elettrica stessa, che necessita di accumulatori per garantire autonomia, quindi genera peso: la leggerezza è sempre buona alleata dell’automobile, sia per l’efficienza energetica che per le qualità dinamiche; la riduzione delle superfici vetrate, l’innovazione nei materiali di costruzione e la riduzione dei componenti sono conquiste funzionali e anche piacevoli sorprese estetiche.

Perché deludente? Perché, siccome fra poco obbligatorio per legge, è l’ennesimo veicolo elettrico che si allinea all’autolesionistica e auto-lesionistica decisione di portare tutti i consumi del pianeta a dipendere da un unico tipo di energia, disconoscendo i principi base della diversificazione del rischio. Perché proclama sostenibilità ed efficienza, ma si lascia contagiare dalla moda delle simil-fuoristrada, dunque si ingrandisce e pesa, la sezione frontale aumenta e l’aerodinamica peggiora; ciò che la caratterizza di più, il parabrezza verticale, forse la penalizza maggiormente; inoltre, così facendo, si “infarcisce” di quegli elementi estetici muscolari ridondanti propri della citata categoria (rostri, protezioni, spigoli…), incoerenti con la semplificazione trattata prima.

Perché si propone come elettrica accessibile, ma si definisce pensata per la città (da cui l’avallo sull’aerodinamica): colui che vuole/deve spendere di meno è in genere proprio chi usa l’auto cittadina anche per gli spostamenti extraurbani; questi sarà allora penalizzato dalla velocità massima di 110km/h e dalla riduzione di autonomia a tale andatura.

Perché è priva di riconoscibilità come Citroën, nonostante l’applicazione dei nuovi stemmoni giganti rétro davanti e dietro e delle serigrafie in stampatello: se il prototipo fosse stato mostrato senza scritte e loghi, sarebbe stato plausibile pensare a una Volkswagen o a una Polestar, per esempio, o a un qualsiasi nuovo attore cinese o altro Marchio che potesse benissimo utilizzare quelle grafiche contemporanee, impressionanti, anche belle, ma anonime; lungo le cinque facce della vettura sembra assente qualunque segno riconoscibile soltanto come Citroën; sembra non esserci neanche la volontà di sperimentare stilemi inediti che diventino in futuro family feeling, siccome pare trattarsi solo di una riformulazione di temi già in uso (figure piane elementari, tagli netti, angoli smussati, forti spiovenze, neumorfismo, sbalzi cromatici); l’unico collegamento con l’identità di Marca sarebbe il ripescaggio di un logo vecchio, ripulito al computer, per far nostalgia, operazione poco onorevole e anch’essa di moda da troppo tempo, comoda sicurezza di consensi ma sintomo di vuoto creativo.

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