CONTRO STILE 23 – Global Design Made IA …involuzione e calma piatta
Da quando ho dato vita alla rubrica CONTRO STILE, mi sono dedicato liberamente alla critica, a volte severa, di molti modelli di automobili, cercando così di evidenziare, con commenti e osservazioni, tutta l’ampiezza della disciplina del Car Design, intesa come modello culturale per Prodotti, Marche e Comunicazione.
La costante evoluzione dei parametri di giudizio estetico induce a una profonda riflessione che si traduce in un’unica domanda: le vetture che oggi acquistiamo, guidiamo e giudichiamo sono valutabili con gli stessi criteri di solo un paio di decenni orsono?
La risposta è sicuramente no!
Ritengo una perdita di tempo, oltre che inutile, rifugiarsi nel solito ritornello, che ha stancato anche il sottoscritto, affermando che una volta le cose andavano meglio. Così come sarebbe una scusa troppo semplice quella di accusare e allo stesso tempo giustificare, e persino assolvere il Design, indicandolo come uno dei principali responsabili dei troppi modelli che affollano il mercato, in ogni segmento e categoria. Ancor peggio sarebbe accettare le scelte sbagliate come le uniche vie percorribili da perseguire.
La politica, la finanza, i costi, le nuove tecnologie, la digitalizzazione, le economie di scala, le sinergie, il marketing, le tendenze e ora mettiamoci anche l’intelligenza artificiale, si muovono quasi unicamente in un’unica direzione: la transizione energetica, necessaria ma sbagliata nei modi e nei tempi.
Un processo per costruire un futuro sostenibile complesso e irto di ostacoli che sta mettendo a dura prova l’industria dell’auto e il suo indotto. Le grandi Case Automobilistiche e le economie dei loro Paesi di origine stanno incominciando a pagarne il conto.
A questa condizione si aggiunge consolidandosi il costante desiderio “provocato” di ritrovarsi in una “comfort zone” fatta di social network e di politicamente corretto, quindi dalla necessità, per non sentirsi esclusi dal gregge di appartenenza del così fan tutti, qualsivoglia sia il livello sociale.
La realtà che sta prepotentemente affiorando è l’assuefazione a un mercato e a uno stile di vita corrispondente a cliché ben definiti che in tutte le variabili del nostro quotidiano non risparmia niente e nessuno, fino a livellare e omogenizzare tutto ciò di fruibile che ci circonda. È evidente che a questo stato di salute della società, se così si può definire, non possono sfuggire nemmeno le attuali e ben presenti “automobili fotocopia”, ovvero modelli che sono cloni tutti uguali gli uni degli altri
Da questo contesto nascono proposte di Design, esteticamente mediocri, deboli, discutibili e conformi che incontrano, spesso con la “benedizione” della stampa specializzata, i favori del pubblico, facendolo sentire “esclusivo “ nell’inclusività di appartenenza a un gruppo.
Mi chiedo se questo periodo abbia pregiudicato e allontanato i tentativi di esplorare strade nuove e sconosciute oppure nel suo conformismo esalti un modo di vedere l’estetica sotto una nuova prospettiva, più superficiale e popolare, che va direttamente al centro della condivisione totale.Un po’ come entrare in un magazzino multimarca di telefoni mobili o sneakers e se preferite…come andare a un concerto di Taylor Swift!
Entrando un po’ più specificamente nel tema, sottopongo alla vostra attenzione quattro modelli di ultimissima generazione (scelti tra almeno un centinaio e senza alcun commento), come esempio di Global Design Made. Automobili che per architettura e tipologia morfologica non sono altro che le “insipide fotocopie” della Porsche Taycan (settembre 2019) e che confermano l’omologazione dilagante che esonda e sommerge il sentire oltre che il vedere.
1) La Xiaomi SU7
2) la Stelato S9
3) la YangWang U7 BYD
4) la Buick Electra LT
Global Design Made e IA, ovvero involuzione e calma piatta. Va bene così?!? Inutile che stia a darvi la risposta.
Sono molto d’accordo.
Bellissimo articolo.
Grazie!
Molto interessante!
E condiviso!