Don Ruspa

L’Ospite di Autologia:

In tempi ormai passati ho conosciuto don Sergio Mantovani da Modena, parroco di Santa Caterina. Don Sergio, 89 anni, ha avuto tre grandi passioni nella sua vita: il buon Dio, al quale si è consacrato 61 anni or sono; il prossimo, che ha amato al punto di concedersi al posto di Giulio de Angelis, padre del compianto Elio, che era stato sequestrato dai banditi in Sardegna («furono tre giorni terribili», ricorda); e le competizioni motoristiche, al punto che tanti anni fa la Csai lo nominò cappellano dei piloti e da allora celebra la Messa a Monza, in occasione del Gp d’ Italia, benedicendo i piloti prima del via.
Ma è stato verso i poveri e i diseredati che Don Sergio ha dedicato la maggior parte del suo apostolato, con un disegno chiaro in testa: ricostruire, a Modena, la sua chiesa parrocchiale ma con annessa una casa di riposo, nuova di zecca, per gli anziani meno abbienti. Cominciò a lavorare quasi 30 anni fa, immaginando di poter buttar giù pezzo per pezzo parte della sua antica chiesa, quella dove, a suo tempo, fu battezzato Enzo Ferrari, per costruirvi la “Casa della gioia e del sole”. E il Drake quella parrocchia non l’ha mai scordata finché è campato. Ogni tanto passava e lasciava una busta: «C’ erano sempre un paio di milioni», commenta sorridendo Don Sergio.
Ma la sovrintendenza, un bel giorno, bloccò i lavori. Era stato trovato un muretto, che secondo i responsabili di quell’ente statale era interessante sotto il profilo storico. Il prete protestò, secondo lui l’ edificio era pericolante e per di più ostacolava i lavori per la «Casa della gioia e del sole». Il disegno di quel sacerdote dolce e forte coincideva anche con la prospettiva di avere in casa Gigi Villoresi, il grande pilota della Maserati, malandato in arnese e reso povero dalla disonestà altrui. Don Sergio non ci pensò due volte, una notte prese una ruspa e buttò giù il rudere. Fu denunciato. In tribunale, il giudice gli chiese: “E’ pentito di quel che ha fatto?”. Risposta alla don Camillo: “Neppure per sogno”. Don Sergio si beccò una condanna a 10 mesi e 10 giorni di prigione con la condizionale. Ma ebbe, in più, il soprannome di «Don Ruspa» col quale oggi è familiarmente chiamato dai modenesi e dagli amici. «Quel giorno Enzo Ferrari mi telefonò – ricorda il prete – dicendomi che se fossi finito dentro mi avrebbe fatto avere tutti i giorni colazione, pranzo e cena serviti su una Ferrari».
Don Ruspa ebbe la sua casa di riposo nella quale Gigi Villoresi visse tempi sereni sino al 24 agosto 1997, giorno in cui questo piccolo grande prete lo accompagnò verso l’ ultimo Gran Premio. Da tempo,  don Ruspa ha dato le dimissioni da parroco, ha lasciato la chiesa di Santa Caterina trasferendosi vicino ai suoi 78 anziani, nella “Casa della gioia e del sole”. E da li qualche volta parte per raggiungermi al ristorante di Gigi Montanini, il popolare Pasticcino ex cuoco del team Ferrari: alla sua bella età, don Sergio è ancora una forchetta di riguardo.

2 commenti
  1. Gianni Cancellieri
    Gianni Cancellieri dice:

    Mi sembra giusto aggiungere che, successivamente alla condanna in primo grado, «Don Ruspa» fu assolto in appello «per avere agito in stato di necessità».

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