Guerra al diesel, in 4 mesi lo stato ha incassato 139 milioni in più da chi compra auto benzina!
Come era la storia delle meno accise per tutti?
In campagna elettorale, si sa, si dice di tutto. Poi alla prova dei fatti cambia la musica. E che musica, perché da benzina e gasolio, quindi con le accise, lo Stato incassa molti soldi, ovvero il 17 per cento del gettito fiscale, ammontante a svariati miliardi di euro. C’è poi un altro aspetto da considerare. Ovvero la guerra al diesel. Tecnicamente il motore a gasolio, specialmente quelli Euro 6D-Temp, hanno valori di inquinanti molto bassi, anche e specialmente di fronte ai motori a benzina ultima generazione, eppure la guerra e il terrorismo mediatico attorno a questa motorizzazione sta dando i primi frutti.
Ovvero, in Italia nei primi 4 mesi dell’anno sono diminuite le vendite di auto con motore diesel e aumentate quelle con motore a benzina. Dai dati raccolti si è visto un aumento del 6 per cento delle emissioni di biossido di carbonio, quindi meno diesel in giro e più CO2 in circolazione (il famoso effetto serra) ma c’è un altro aspetto che stavolta mette d’accordo i presunti ambientalisti con le forze di governo. Ovvero, passare da un motore diesel a uno a benzina permette un aumento dei consumi di carburante. Quindi più benzina da consumare e, di conseguenza, più accise da pagare. E volete sapere come è andata nei primi 4 mesi dell’anno? Come ho anche detto su RMCmotori.com, Lo spiega il Centro Studi Promotor con la pubblicazione del report di fine aprile.
Nei primi 4 mesi del 2019 il passaggio dal diesel al benzina ha portato nelle casse dello Stato 139 milioni di euro in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso a fronte di una componente industriale che ha garantito un gettito per altri 315 milioni. Ovvero, se la tendenza resta questa, a fine anno avremo quasi 500 milioni di tasse in più pagate allo Stato per aver mollato il motore diesel e un aumento di CO2 nell’atmosfera che ci costerà altri soldi. Come? Avete mai sentito parlare dei crediti? Ovvero ogni nazione stabilisce la quantità di biossido da emettere e se ne emette di più, può comprare da altre nazioni o aziende la quota che manca. Germania e Inghilterra sono state molto furbe, ovvero hanno dichiarato valori di CO2 molto più alti di quelli emessi, per cui a fine anno si ritrovano con delle quote da vendere alle nazioni meno virtuose.
L’Italia, per fare la figura di chi è all’avanguardia, ha dichiarato una emissione di CO2 che non è stata in grado di mantenere. Per cui o si paga una grossa multa alla EU, oppure le aziende italiane comprano crediti di CO2 da altre nazioni (Germania e Inghilterra ad esempio) o da aziende. Come la Tesla, che sulla carta non emette CO2, come FCA, ad esempio, e quindi può vendere le sue quote. Complicato, forse, ma adesso capite che tutte le volte che qualcuno accusa il diesel o la CO2, state certi che alla fine la paghiamo di tasca nostra. Con più tasse allo Stato o con quote anti inquinamento…
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