“Hai visto, Sergio, l’Alfa Romeo? Forse era meglio se me la vendevi…”
Nell’estate appena andata non sono mancati i momenti, diciamo così, storici. Uno è stato senz’altro la scomparsa di Ferdinand Piech, 82enne nipote di Ferdinand Porsche e per tanti anni ai vertici dell’auto tedesca, in ambito Porsche, Audi e Volkswagen.
Non pare esagerato dire che con lui se ne è andato l’ultimo dei grandi dell’automobile, assimilabile a non più di tre-quattro altre figure.
Tecnico di qualità, animatore dei grandi progetti sportivi della Porsche negli anni 60, quando patrocinò il varo delle vincentissime 908 e 917, poi a capo dell’Audi che da una situazione asfittica portò a fasti impensabili grazie a un articolato progetto industriale e commerciale, basato su sport, tecnica originale e di qualità e comunicazione, infine al vertice dell’intero gruppo Volkswagen, ricondotto a unità nel segno del grande nonno.
Chissà, a credere nell’aldilà viene da chiedersi se arrivato “su” non sia andato a cercare l’amico italo-canadese per punzecchiarlo con la sua voce flebile “hai visto, Sergio, l’Alfa Romeo? Forse era meglio se me la vendevi…”.
Già, perché l’estate 2019 c’è il rischio che venga ricordata come quella del tracollo per il marchio del Biscione. I dati commerciali sono impietosi. Negli otto mesi da gennaio ad agosto, nei 28 paesi dell’Unione Europea ha archiviato 35.084 immatricolazioni, pari a un calo del 45,9% rispetto al 2018, e il mese di agosto ha visto soltanto 3.180 Alfa Romeo, pari a una contrazione del 60,9% nei confronti dello stesso mese del 2018. In Italia il calo negli otto mesi è stato del 50,53% (17.711 unità vendute nel periodo) e ad agosto si è toccato il baratro del 68,67% in meno, con soltanto 1.131 vetture immatricolate. E non è che negli altri continenti le cose vadano meglio: nei primi sei mesi dell’anno il mercato Usa ha assorbito soltanto 9.037 Alfa Romeo, e le previsioni per tutto l’anno parlano di 18 mila unità, ciò mentre nel 2018 furono 23.800 …
In pratica la strategia del gruppo FCA di collocare l’Alfa Romeo nella fascia alto di gamma per puntare ai maggiori profitti derivanti dai maggiori fatturati, si sta rivelando un buco nell’acqua. Ciò mentre le produzioni dai grandi numeri del marchio Fiat sono state lasciate in disparte, molto in disparte, nella logica che non sono redditizie, ma senza spiegare perché le altre case, anche europee, hanno continuato e continuano a dedicarcisi.
In questa estate che va in archivio c’è anche il primo anniversario della scomparsa di Sergio Marchionne, a cui nella ricorrenza sono state dedicate tante testimonianze. Tra queste una che contiene due parole (proprio due) che potrebbero far intravedere luce diversa sulle scelte compiute dal gruppo FCA sotto la guida di Marchionne.
Nel libro edito dal Corriere della Sera “Marchionne – Il sogno incompiuto” uscito nel luglio scorso Bianca Carretto porta varie testimonianze emozionate ed emozionanti sull’uomo e il manager Marchionne. Tra queste ce n’è una a proposito dello sbarco alla Borsa di New York della Ferrari….
A conclusione della vicenda Bianca Carretto ricorda di avere chiesto al manager se era felice e Marchionne rispose “Non io”. Due parole non di più; Bianca Carretto riporta che Marchionne cambiò subito discorso. Due parole, che potrebbero dire tanto. Se lui non era contento, chi era contento? E allora viene da pensare che forse anche altre scelte FCA furono fatte per accontentare quel qualcuno. Senza troppo preoccuparsi di ciò che avrebbero significato per la “corporatura” industriale del gruppo in Italia, per essere chiari. Con una enormità di posti di lavoro salutati.
Chissà che quelle due parole non siano l’avvio di una ricostruzione sotto una luce nuova degli anni Marchionne per la Fiat.
Così avremmo avuto dei modelli Alfa Romeo con tecnica “fotocopia” delle varie Audi, Seat, Skoda e Volkswagen. Dal mio punto di vista (da appassionato) meglio delle vere Alfa come la Giulia a trazione posteriore. Certo, sono il primo a dirlo e l’ho scritto, i risultati di vendita per l’Alfa Romeo sono inferiori alle attese. Occorre darsi da fare e lanciare al più presto il Tonale, utilizzando la piattaforma Giorgio per far prima e soprattutto senza scendere a compromessi come avverrebbe con altre soluzioni (vedasi pianale di derivazione Jeep, sospensioni McPherson) come ventilato. Infine, il Marchio del Biscione Visconteo paga l’assenza di un’erede della MiTo e la presenza di una Giulietta troppo vecchia. Giulietta diventata tale “in zona Cesarini” (si doveva chiamare Milano, erano già state diffuse le foto ufficiali con questo nome) e probabilmente la meno Alfa tra le Alfa per l’impronta generalista, passi indietro in termini di sospensioni anteriori rispetto alla progenitrice 147 e motori condivisi con troppi altri marchi e modelli. Infine, occorrerebbe quanto prima una Giulia Sportwagon!