Heritage Hub FCA: un buon inizio

Una della cose più di buonsenso che si potessero fare. Con l’Heritage Hub FCA ha colmato una lacuna enorme, che la differenziava parecchio da molti costruttori europei. L’aver riunito in un’unica sede tantissime vetture (oltre 250) che hanno fatto la storia di Fiat, Lancia e Alfa Romeo è sicuramente un’opera notevole, tenuto soprattutto conto che molte di queste erano o in sedi non accessibili al pubblico o collocate in più luoghi. (Ndr. Nella foto in alto Roberto Giolito, terzo da sinistra, capo del progetto, con tutta la sua appassionata squadra)

La sede scelta non è casuale: via Plava, zona Mirafiori, dove c’è già il centro stile e la sede dell’Abarth (con annessa piccola “galleria storica” della Casa dello scorpione, con tanto di ricostruzione dello studio di Karl Abarth). L’ideale sarebbe stato farlo collegata all’Industrial Village (la concessionaria ufficiale che ha sostituito la vecchia succursale, situata dal lato opposto di Mirafiori, dove un tempo c’era la vecchia selleria), ma evidenti ragioni di spazio hanno probabilmente impedito di scegliere quella zona. In pratica via Plava è attualmente uno dei luoghi più vitali e pulsanti di tutta la galassia FCA: peccato solo che dalla strada non sia molto visibile la realtà che c’è al di là del muro di recinzione (erano stabilimenti e non palazzine direzionali).

Ma torniamo al discorso iniziale, ovvero dell’importanza di questa iniziativa e del suo auspicabile futuro.

Diverse Case, come Peugeot, stanno già attivando moltissime iniziative: oltre al bellissimo museo c’è anche una raccolta di vetture più attuali (immagazzinate in attesa che diventino interessanti). Altre, come Renault, hanno optato per la soluzione poi adottata da FCA: una sorta di raccolta di vetture in capannoni all’interno dei loro complessi industriali, dove però le vetture sono un po’ troppo vicine.

C’è poi la soluzione Citroen, con il suo “conservatoire” e quella della Skoda, con museo a annessa struttura dove sono conservati il primo e l’ultimo esemplare di ogni modello prodotto.

Le soluzione degli organizzatissimi tedeschi passano invece da grandi e scenografici musei (senza, (che io sappia “magazzini” visitabili dove sono custoditi altri esemplari: sicuramente ci saranno, ma non è loro interesse renderli visitabili vista l’organizzazione dei musei). Tante soluzioni quindi, più o meno accessibili, talvolta integrate con i musei. La realtà museale torinese è più frammentata: oltre all’Heritage Hub c’è il Mauto, il Centro Storico Fiat e l’Industrial Village (con la galleria storica riservata ai veicoli pesanti).

A fare ancora la differenza tra FCA e le altre Case è però l’organizzazione di tutto quello che ruota intorno al settore heritage, rendendolo – oltre che storicamente lodevole e apprezzato dagli appassionati – anche fonte di business. Non si parla ovviamente solo del settore gadget (senza disdegnarlo, Ferrari per esempio ricava moltissimo da questa cosa) ma da quello dei ricambi. Da anni, per esempio, è tecnicamente possibile ricostruire una BMW serie 3 degli anni ‘70 utilizzando soltanto i pezzi di ricambio che la Casa madre ha reso disponibile. Una bel servizio per gli appassionati, tenuto conto dell’effetto leva che questo provoca anche per quanto riguarda le valutazioni delle vetture storiche. Il caso scuola è quello della Porsche: con i suoi centri Porsche Classic sparsi per il mondo (periodicamente messi in competizione fra di loro), la Casa di Stoccarda ha reso praticamente immortali le sue vetture in ogni continente, garantendo loro non solo vita eterna ma anche un effetto che fa pensare alle Porsche come classici senza tempo (per i quali è garantita un’assistenza qualificata a vita). Idem per il discorso ricambi: Porsche Classic produce e vende tanti pezzi di ricambio, anche per le vetture più datate.

Ecco quindi che a FCA non “resta” che organizzare il settore ricambi d’epoca, finora lasciato alla “buona volontà” dei privati (alcuni dei quali, come lo specialista di guarnizioni Cicognani, hanno avuto un enorme successo). L’incremento di questo settore potrebbe garantire anche futuro a quelle che sono le professionalità relative al restauro dei veicoli, oltre a contribuire un incremento di un indotto altamente specializzato e (quasi) a prova di fenomeni di delocalizzazione tipici della globalizzazione. Vero è che FCA Heritage garantisce il restauro dei veicoli, ma attualmente non sono ancora disponibili quelle grande massa di ricambi che il mercato richiede (basti pensare a quelli della Fiat 500, sicuramente la “storica” del gruppo più diffusa). Un business che persino Piaggio – nel campo delle due ruote – si è lasciata sfuggire: attualmente il più efficiente venditore di ricambi per le Vespa di ogni epoca sono i ragazzi della SIP Scootershop, nelle vicinanze di Monaco di Baviera. Grazie al loro efficientissimo sito possono gestire ordini online e consegnare i ricambi ai loro clienti. Gli spazi e le professionalità a Torino non mancano: speriamo che FCA colga anche questa grande opportunità.

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