Il parere degli esperti: il nuovo Piano Industriale FCA

A seguito dell’ultima “trimestrale” 2015, Sergio Marchionne ha illustrato agli investitori internazionali l’aggiornamento del Piano Industriale FCA che aveva presentato agli investitori nel maggio 2014 e che ora si spinge fino al 2020. Ci sono tante novità che riguardano soprattutto Alfa Romeo e i ritardi dei suoi nuovi prodotti tanto attesi, a cominciare dalla Giulia. Ma ci sono anche altre notizie che riguardano gli altri Brand. Vediamo, con alcuni passaggi tra i più significativi, come la stampa italiana a trattato l’argomento.

Il piano industriale completo è reperibile a questo link: http://www.fcagroup.com/it-IT/investor_relations/financial_information_reports/Pages/latest_financial_results.aspx

 

Alvolante.itALFA: DUE ANNI IN PIÙ. La diminuzione della produzione è resa evidente soprattutto dai nuovi programmi per l’Alfa Romeo e per la Maserati. Per l’Alfa Romeo era previsto un obiettivo di 400.000 unità vendute nel 2018, mentre la revisione presentata oggi non fa cenno a un traguardo di questo tipo, ma afferma che gli obiettivi sono spostati al 2020. Molto ruota attorno alla Giulia di cui al salone di Ginevra sarà svelata la gamma completa con cui dalla primavera inizierà ad affrontare i mercati. Ma non sarà fatto solo di Giulia (nella foto) il futuro dell’Alfa Romeo: altri appuntamenti importanti saranno  dal lancio del primo Suv della marca, i cui programmi però sono stati posticipati e qualcosa di concreto lo si vedrà non prima del salone di Ginevra del 2017. Per le altre proposte il piano predisposto dalla FCA per gli investitori fa un generico riferimento al periodo 2017-2020. Con il che si può ritenere che se le 400 mila auto preventivate sono l’obiettivo per il 2020, per il 2018 si potrà arrivare a circa metà, poco più. Va però detto che nei piani FCA la cosa non dovrebbe incidere sul fronte finanziario, dato che la previsione per il fatturato del 2018 è stata indicata in 136 miliardi, dunque in crescita.

Quattroruote.itNordamerica, quell’accenno a possibili sinergie. Gli spunti interessanti forniti dal dossier odierno sono numerosi: in merito alle possibilità industriali in Nordamerica, tra l’altro, Fca parla di “opportunità di partnership su compatte e medie”. Un accenno sorprendente e per il momento di non facile interpretazione, considerato il naufragio dei contatti con Gm e l’assenza di voci su altri possibili accordi al di là dell’Atlantico Maserati: volumi non pervenuti, margini confermati. Per quanto riguarda invece Maserati, terzo pilastro globale della crescita del Gruppo, va segnalata l’assenza (come del resto nel caso di Alfa) di ogni riferimento ai volumi: sono spariti dalle schede i 75 mila esemplari inizialmente previsti per il Tridente. Una scomparsa che conferma le indicazioni più recenti che abbiamo raccolto dai responsabili del marchio, da mesi cauti sul fronte del target. Ciononostante, la dirigenza conferma la crescita dei volumi, grazie alla Levante, e l’obiettivo di margine per il 2018, che resta quello del 15% (come indicato nel piano di maggio 2014). Per i prossimi anni è previsto stabile il mercato cinese, sugli stessi livelli del 2015.

Ilfattoquotidiano.itFCA ripeterà l’esperienza di partnership testata con successo con la Mazda – che produce la Fiat 124 Spider – anche per il settore delle compatte. Infine, la tecnologia ibrida, che nel vecchio piano era riservata solo al minivan Chrysler Pacifica, sarà estesa a più modelli, fra cui la Jeep Wrangler, il pick-up Ram 1500. Inoltre, la Pacifica avrà anche una versione plug-in hybrid, cioè ricaricabile direttamente con la spina alla presa di corrente.

Finanza.com – A fine piano prevista cassa di 4-5 mld. Dagli attuali 5 miliardi di euro di indebitamento industriale netto (post scorporo Ferrari), il gruppo italo-americano prevede una cassa positiva di 4-5 mld (1,9-2,4 mld la precedente previsione).
Infine per quanto concerne il target di vendite i volumi sono visti di circa 7 milioni di vetture nel 2018 con il marchio Jeep a quota 2 mln di vetture vendute rispetto agli 1,9 mln indicati in precedenza.

Corriere.it – Ciò non toglie che Marchionne parli dei prossimi anni (questo incluso) come di “una traversata nel deserto”. Non tanto, o non solo, per il rallentamento cinese (cui lega lo slittamento dei piani Alfa), per un Brasile che non pare risollevarsi, per gli Usa probabilmente al loro picco massimo. Queste in fondo sono le «normali» difficoltà di un mercato altamente ciclico. I veri nodi, e la ragione di un «aggiornamento del piano che serve ad attrezzare Fca» di conseguenza, stanno nei massicci investimenti richiesti dalla sfida digital-tecnologica e, soprattutto, dalla progressiva stretta normativa sul fronte ecologico, con requisiti diversi richiesti dall’Europa, dagli Stati Uniti, dall’Asia. Se, nonostante tutto, il leader di Fiat Chrysler alza gli obiettivi economico-finanziari pur abbassando di fatto quelli produttivi, significa che è certo di poter aumentare i margini di redditività. Probabilmente a partire dal continuo boom del marchio Jeep, che nel 2018 dovrebbe «portare» da sola 2 milioni di vetture. E se l’Alfa, invece, dovrà aspettare ancora, «è meglio lanciare una macchina perfetta che una incompleta troppo presto». Su questo dovrà ora rassicurare i sindacati.

Repubblica.it – Fca chiude il 2015 con utili in aumento del 91% a due miliardi di euro e apre il 2016 con l’indebitamento in calo a 5 miliardi di euro grazie alla scissione di Ferrari. A deludere il mercato che si era entusiasmato per i conti sono però le stime per il 2016 quando il gruppo guidato da Sergio Marchionne stima di chiudere l’anno con un utile netto rettificato di 1,9 miliardi di euro (nel 2015 al netto di Ferrari è pari a 1,7 miliardi), ricavi netti per oltre 110 miliardi (111 lo scorso anno con Maranello) e un risultato operativo rettificato di oltre 5 miliardi (era 4,8). Stabile anche l’indebitamento netto industriale al di sotto dei 5 miliardi. A Piazza Affari, dunque, scattano le vendite sul titolo.

Motori24.ilsole24ore.com – Adesso sappiamo che fine ha fatto il piano di rinascita dell’Alfa Romeo che prevedeva il lancio di 8 nuovi modelli entro il 2018. Infatti a margine del Consiglio d’amministrazione del Gruppo FCA che ha approvato i risultati del 2015, il ceo Sergio Marchionne ha spiegato gli aggiustamenti che saranno necessari per completare il rilancio dell’Alfa Romeo. E’ confermato che arriveranno tutti i modelli previsti dal Piano del 2014, ma 6 di questi slitteranno fino al 2020. In pratica per quest’anno viene confermato solo il lancio della Giulia, la berlina medio-grande destinata a diventare l’architrave del rilancio, in versione berlina e forse station wagon o coupé sportivo, che ha ormai fatto il giro dei saloni mondiali, visto che è stata esposta a Los Angeles e di recente anche a Detroit, ma per il momento l’unica variante vista e prenotabile è la Quadrifoglio, il top di gamma. In effetti gli ultimi aggiornamenti sembrava confermato che la vettura sarebbe arrivata sul mercato nelle settimane immediatamente successive al Salone dell’auto di Ginevra, dove Alfa Romeo dovrebbe svelare finalmente il resto della gamma.

Autoblog.it – Oltre alle novità di casa Alfa Romeo FCA ha confermato i nuovi modelli degli altri marchi, ufficializzando l’arrivo di una nuova generazione della Jeep Wrangler, che sarà anche ibrida e pick up. Per quanto riguarda le novità di prodotto FCA ha annunciato l’arrivo delle nuove architetture globali small e medium per i motori che saranno al debutto sull’Alfa Romeo Giulia, confermando anche nuove ibride. Si tratta di Mild Hybrid con impianto elettrico a 48 volt, di Full Hybrid e di ibridi Plug-in che debutteranno in America per poi arrivare anche in Europa

Carblogger.it – A far discutere non è tanto l’ennesimo rinvio dei nuovi prodotti Alfa Romeo, che ormai fa notizia come le accuse di gonfiare le vendite mensili, quanto l’impressionante generazione di cash (il debito industriale passa da -5 a +5 miliardi in soli tre anni) e l’aumento dei margini (dal 4.7% ad oltre il 7%). L’idea è ovviamente di spremere ulteriori volumi dal marchio Jeep (oltre due milioni di unità entro il 2018 ed un nuovo pick-up per attaccare Ford e Chevrolet) e di recuperare redditività al di fuori degli Stati Uniti, dove si assume che il prezzo della benzina rimarrà basso e di conseguenza continuerà a favorire uno spostamento della mix di vendita verso SUV e light trucks. Ma c’è chi sostiene che ciò non sarà possibile, in quanto FCA dovrà, come i suoi concorrenti, mettersi in regola con i nuovi livelli di emissioni fissati dall’agenzia di protezione ambientale americana (EPA). “FCA doesn’t have the resources to fulfill the emissions requirements” ha di recente dichiarato l’autorevole analista Maryann Keller. “It’s not a company that can survive in its present form.” Come è noto, negli Stati Uniti si possono acquistare crediti dai concorrenti per raggiungere gli obiettivi di CO2, una pratica di cui FCA ha fatto largo uso negli ultimi anni, ma che diventerà sempre più difficile e dispendioso perseguire man mano che i crediti si faranno più scarsi con l’abbassamento del target sulle emissioni.

Omniauto.it – FCA annuncia piccoli aggiustamenti al piano industriale 2018 presentato a maggio 2014, modifiche dovute al fluttuare dei mercati mondiali dell’automobile, Cina in testa a tutti, che obbligano il gruppo italo americano ad adeguare obiettivi di vendita e strategie di prodotto. Soprattutto nel mercato di Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) sono cambiate alcune cose e fra queste il documento di aggiornamento del Business Plan FCA ricorda l’inaspettata ripresa del settore industriale, le future regole sulle emissioni allo scarico inasprite per via del Dieselgate, la svalutazione dell’euro sul dollaro. Questo si traduce per FCA in una crescita dei profitti superiore alle previsioni fatte due anni fa, un migliore utilizzo degli impianti industriali con prodotti di successo e l’ottimo successo di Jeep grazie al lancio di nuovi modelli.

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