Il sereno dopo la tempesta
I rendering e le foto online hanno finalmente lasciato il posto alla dinamica su circuito. Il rumore dei motopropulsori, che sembrerebbe più acuto e aggressivo della scorsa stagione, ha soppiantato le interpretazioni paranormali degli esperti (o presunti tali) che al solo sguardo di una foto riescono a carpire addirittura le mappature aerodinamiche di una vettura. La tensione dei tecnici, aggrovigliata fino alla vigilia intorno a scelte progettuali spesso controverse, ha lasciato il posto al responso dei piloti. Sciogliendosi davanti ad un cronometro benevolo o magari, inducendo nuove problematiche inattese. Insomma, l’attesa è finalmente finita.
Sensazioni ben note. Forti e coinvolgenti. Esaltanti oppure inquietanti, a seconda del risultato. Emozioni vissute in passato, ogni qualvolta si teneva a battesimo una vettura nuova.
I test sul circuito di Jerez de la Frontera, i primi test in assoluto della nuova stagione di F1 che si sta per aprire, hanno dato qualche informazione interessante, seppure parziale e prematura. Come tutti i test invernali, in cui il cronometro non è mai così sincero, soprattutto non è mai l’unico termine oggettivo di valutazione.
I test hanno detto che la Mercedes ha ripreso la strada esattamente dove l’aveva lasciata, dall’alto di una stagione di assoluto e a tratti imbarazzante predominio. Ed ha deliberatamente macinato chilometri alla ricerca della perfezione anche in termini di affidabilità, lasciando da parte il cronometro, che tanto, a Jerez, contava poco. Soprattutto per chi ha la consapevolezza di essere ancora là davanti, forte di competenze sicure.
La McLaren-Honda si è invece trovata a percorrere la stessa strada accidentata di chi l’anno scorso portava all’esordio una power-unit nuova e acerba. Citofonare a Renault per informazioni. In mezzo alla giungla dei problemini, problemoni, inconvenienti, tipici degli esordi complicati, che l’hanno relegata troppo spesso nel box piuttosto che in pista. Ha girato poco, molto poco, la McLaren. 79 giri in quattro giorni, soltanto il 15% dei chilometri macinati dai Campioni del Mondo. Ora i tecnici giapponesi hanno un paio di settimane di passione per provare a presentarsi ai prossimi test di Barcellona in condizioni di forma più accettabili. Anche perché non manca molto al fischio d’inizio del Campionato, al momento in cui il cronometro inizierà a girare sul serio. E gli altri, chi più chi meno, sono sembrati già ben allenati.
E la Ferrari? Beh, credo che tutti, in Ferrari, attendessero questi test come una liberazione. Da un lato per avere un primo responso sulla qualità del lavoro svolto in inverno, come sempre capita. Dall’altro per togliersi dal clima pesante che hanno respirato per mesi, scossi da bufere organizzative che non si vedevano da anni. Quelle tempeste che avevano prodotto una vettura modesta nella scorsa stagione e soprattutto inibito qualsiasi capacità di sviluppo e ripresa di decoro prestazionale durante il Mondiale 2014.
Ora sono ufficialmente ripartiti, sembra anche da una buona base, voltando finalmente pagina. Sicuramente con un clima più sereno. Il cronometro li ha premiati con un responso decisamente positivo rispetto ai tempi dei concorrenti. Ma l’ho detto prima… nei test il cronometro non è sincero. Quindi poca euforia e zero illusioni. Anche l’anno scorso Raikkonen fu davanti a tutti nella prima giornata di test, poi sappiamo bene come andò a finire.
In ogni caso, quello che credo si possa affermare con una certa garanzia di oggettività è che tutta la squadra si sia liberata da certe spine che rendevano contorto il modo di lavorare, riducendo al lumicino qualsiasi possibilità di ottenere un qualche risultato positivo. Già perché, come ho avuto modo di constatare più volte nella mia esperienza lavorativa, uno dei fattori fondamentali, forse addirittura il principale, per raggiungere il successo nello sport, e nel Motorsport in particolare, è la serenità e l’amalgama di una squadra. Ovviamente insieme alle competenze. Un insieme di persone, magari anche valide tecnicamente, slegate tra di loro non potrà mai produrre alcun risultato. Citando Allan Iverson, uno dei più grandi giocatori di basket della NBA americana… “Puoi avere tutto il talento del mondo, ma se non hai cuore non ho bisogno che tu scenda in campo al mio fianco.” Condivido totalmente.
Il nuovo management Ferrari ha scelto la strada della ricostruzione puntando su giovani di buone speranze. E soprattutto ha deciso di ripulire quelle strettoie che minavano e condizionavano i processi decisionali. Trincee dietro alle quali si barricano tipicamente tecnici magari esperti come anzianità professionale, ma poco consistenti come competenze. Tipica difesa di chi teme di essere messo in discussione. Condizionamenti e personalismi che non possono mai rendere una squadra omogenea e competitiva. Già perché nel Motorsport non si può mentire. Esiste un arbitro insindacabile e soprattutto incorruttibile che si chiama cronometro, al quale non si possono raccontare bugie.
Quindi, dopo la tempesta, sul cielo di Maranello sembra essere tornato il sereno. Un sereno che non vuol dire automaticamente competitività o successo. Un sereno che però fa lavorare bene. Tutto ciò anche grazie ad un pilota che ha sicuramente una migliore predisposizione a lavorare con e per la squadra. Un Sebastian Vettel che sarà sicuramente meno egocentrico del suo predecessore, quell’indubbio fenomeno della F1 di nome Fernando Alonso portato più ad alimentare divisioni che non ad amalgamare.
A Jerez la Rossa ha messo da parte il passato accumulando un buon numero di chilometri, senza peraltro dedicarsi alle simulazioni gara come la Mercedes. E le prestazioni sono state buone, migliori di tutti nell’arco dei quattro giorni di test. E con entrambi i piloti, notizia tutt’altro che trascurabile dopo una stagione in cui Raikkonen sembrava aver dimenticato come si guida, spesso piantato come un paracarro. Avere due “pallottole” nella gestione del campionato è una gran cosa…
Come dicevo prima, non abbiamo tutti gli elementi per sapere quanto sia stato sincero il cronometro. Solo il team lo può sapere. Per dare un’idea di quanto possano cambiare i tempi sul giro dico solo che a Jerez 10 kg di peso fanno circa 3 decimi. E quindi tra serbatoio pieno e vuoto “ballano” circa 3 secondi. E non ho parlato delle differenze prestazionali tra una mescola di gomme e l’altra che danno un’altra cospicua manciata di decimi.
Quindi, è assolutamente doveroso mantenere il massimo equilibrio nei giudizi senza farsi prendere dalle illusioni. Così come ci si dovrebbe trattenere dall’emettere sentenze entusiastiche alla sola pubblicazione di un paio di foto di una nuova vettura.
Non si recupera competitività in un battito d’ali, soprattutto quando il quadro regolamentare rimane sostanzialmente stabile come quest’anno ed i margini di intervento sono contenuti. E soprattutto quando il deficit di competenze dimostrato oggettivamente la scorsa stagione è così ampio, non solo sul tema dei motori ibridi ma anche e soprattutto in termini di aerodinamica e telaio.
Tuttavia, è bello vedere la Ferrari là sopra, davanti a tutti. E stabilmente, nei quattro giorni di test. Bello perché sembra davvero consegnata alla Storia, senza grandi ripercussioni, una delle più brutte stagioni della Ferrari in F1. Bello perché regala ulteriore serenità ad un ambiente che ne aveva assoluto bisogno e che può così cementare la propria omogeneità per provare a tornare competitivo.
E sinceramente, dopo una delle più grandi tempeste organizzative che la storia della Ferrari ricordi, credo che questa sia la migliore notizia che potessimo raccogliere dai test di Jerez. Sembra tornato il sereno. E la Ferrari c’è. Anche se è assolutamente vietato illudersi. Perché la strada, tecnica e sportiva, per tornare ad essere competitivi è ancora molto lunga e tortuosa.
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