La crociata di Grillo contro endotermiche e industria del fossile: “Bandite le pubblicità”

Beppe Grillo ha lanciato un’altra delle sue provocazioni: “Stop alla pubblicità del fossile”. Provocazione che in realtà non ha avuto molto riscontro sui media. Probabilmente ha sbagliato i tempi, visto che in questo periodo il dibattito pubblico ruota intorno ai “fattacci” romani causati da nostalgici del ventennio fascista. Ci ha pensato però l’attento Quattroruote a riprendere l’argomento riportando l’attenzione sul problema dell’inquinamento ben più importante delle lotte ideologiche che imprigionano questo nostro Paese da cent’anni.

“Stop alla pubblicità del fossile”. S’intitola così uno degli ultimi post sul blog di Beppe Grillo, fondatore del Movimento Cinque Stelle. Grillo, però, non è solo. A supporto della stessa posizione, il comico cita una ventina di Ong e associazioni europee, tra le quali Greenpeace, WWF, Friends of the Earth, Transport & Environment etc (l’eccetera è ripreso dal blog, ndr), che nel documento condiviso partono da un assunto piuttosto minaccioso. Eccolo: “È tempo di emanare una legge contro l’industria dei combustibili fossili per proteggere la salute del pianeta e il nostro futuro”. Condivisibile, ovviamente, nella seconda parte, cioè sulla necessità di proteggere la Terra e noi stessi (e prossime generazioni). Alquanto sinistro nel richiedere leggi “contro l’industria”, protagonista di una trasformazione radicale come mai prima nella sua storia.

La petizione. Grillo, nel suo post, rimanda a una petizione di Greenpeace che punta a “sollecitare la Commissione europea a vietare la pubblicità di combustibili e servizi fossili del trasporto aereo, stradale e fluviale”. Ma anche a eliminare “la pubblicità di qualsiasi azienda operante nel mercato dei combustibili fossili”, industria dell’auto inclusa. “Le multinazionali dell’auto, del trasporto aereo e i colossi energetici – su legge nel documento di Greenpeace rilanciato da Grillo – continuano indisturbate a farsi pubblicità, mentre immettono nell’ambiente enormi quantità di CO2”. Il fondatore dei Cinque Stelle non lancia personalmente strali, ma inserendo nel suo post un link alla petizione, di fatto vi aderisce e suggerisce implicitamente ai suoi follower di sostenerla.

Auto come tabacco. L’iniziativa, in sostanza vorrebbe mettere fuori legge pubblicità e sponsorizzazioni sportive da parte delle aziende petrolifere e automobilistiche, come è successo per le sigarette, divieto introdotto nel 2005 dopo alcuni anni di dibattito e scontri tra istituzioni e lobby, principalmente americane (in Australia, tornando alle sigarette, si è arrivati a eliminare i marchi dai pacchetti, oltre a stabilire aumenti vertiginosi dei prezzi). Ora, si legge sul blog, lo stesso dibattito è sui combustibili fossili. Non che sia una novità: alcune città, come Helsinki, Bristol e Amsterdam, hanno già limitato la pubblicità per i combustibili derivati dal petrolio e i prodotti correlati, e anche alcune testate giornalistiche rifiutano le sponsorizzazioni (il caso più noto sarebbe quello del Guardian, anche se sul sito del quotidiano liberal inglese si trova soltanto un report che suggerisce di eliminare le inserzioni sulle Suv).

Il caso Milano. Stranamente, Grillo dimentica di citare un caso nostrano: quello del capoluogo lombardo. A suo tempo, avevamo intitolato “Prove tecniche di regime” l’articolo sulla proposta, ai limiti della decenza, di trattare concessionari e produttori di auto alla stregua di commercianti d’armi o di pornografia. Sì, pare un’enormità, ma nel documento che il Comune aveva rilasciato per spiegare l’iniziativa, queste “industrie” diversissime venivano allegramente affiancate. Ma tant’è. Evidentemente, Milano ha deciso di vietare le sponsorizzazioni di aiuole e restauri di edifici pubblici da parte di aziende considerate in qualche modo immorali.

Scollamento dalla realtà. Lo stesso giudizio di immoralità è sotteso alla petizione di Greenpeace. Come se il perdurare delle automobili endotermiche fosse il frutto del capriccio o della cupidigia di un’industria, e non il risultato di un inevitabile processo di transizione che chiaramente non può svolgersi dall’oggi al domani e, anzi, i cui tempi sono già troppo rapidi per scongiurare del tutto una serie di effetti collaterali drammatici sull’occupazione, sugli equilibri sociali, sulle tasche e sulla vita della gente. La riduzione della CO2, ma questo è ovvio, deve avvenire gradualmente, ricorrendo sia alle motorizzazioni endotermiche (sempre, inequivocabilmente più pulite), sia alle ibride e – ci mancherebbe – pure alle elettriche. Nell’equilibrio ragionevole c’è il futuro dell’ambiente. A meno che Grillo, Greenpeace e associazioni varie, non ritengano che staccare oggi un assegno di 40 mila euro per una macchina di fascia media equivalga a un battito di ciglia. O al tempo di uno sbadiglio annoiato, o di uno sproloquio sul web.  (quattroruote.it)

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