La grande storia della Formula 1: 1951. L’Alfa Romeo raddoppia con Fangio
28 ottobre 1951: venti auto di Formula 1 sono schierate sul circuito di Barcellona e Alberto Ascari, il pilota di punta della Ferrari, ha ottime possibilità di diventare per la prima volta campione del mondo, partendo dalla pole con un giro di quasi 1 secondo e mezzo più veloce del suo avversario Fangio (secondo in griglia) che, come nel 1950, corre su Alfa Romeo. Sono 28 i punti del pilota argentino, contro i 25 di quello italiano, ma Ascari dalla sua ha un trend positivo nettamente più vantaggioso, avendo vinto le due ultime gare, a Monza e sul Nuerburgring.
Come l’anno precedente, anche il 1951 vede lottare per la conquista del titolo mondiale i piloti di Alfa Romeo e Ferrari, con una forte competizione tra le due scuderie italiane con le migliori vetture e driver di alto livello.
In quel 1951 sono numerosi i fatti di rilievo che fanno da contorno al campionato di Formula 1. Firmato il 18 aprile 1951, il trattato di Parigi dà vita alla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), una pietra miliare nel processo di integrazione europea, che getta le basi per l’attuale Unione Europea. Un altro trattato – siglato l’8 settembre – è quello di pace con il Giappone, noto anche come trattato di San Francisco: mette formalmente fine anche per il Giappone alla Seconda guerra mondiale e permette lo sviluppo di relazioni pacifiche tra la nazione asiatica e la comunità internazionale.
A un accordo di pace si contrappone un conflitto: nel 1951 scoppia la guerra tra India e Pakistan per il dominio del Kashmir, la prima di una serie che acuirà le tensioni tra i due Paesi per molti anni.
Nel mondo della scienza, con una pubblicazione di poche pagine, la biologa britannica Rosalind Franklin il 17 marzo informa il mondo scientifico di aver ottenuto per la prima volta al mondo immagini a raggi X della struttura del DNA, fondamentali per la successiva scoperta della doppia elica da parte di James Watson e Francis Crick un paio di anni più tardi.
Nel 1951 escono nelle sale cinematografiche mondiali “Un tram che si chiama Desiderio” – diretto da Elia Kazan, interpretato da Marlon Brando, Vivian Leigh e Karl Malden, basato sulla famosa opera teatrale di Tennessee Williams – e “Il mostro della laguna nera” antesignano di un certo genere di horror che spopolerà fino al decennio successivo. Restando nell’ambito della celluloide, al festival di Cannes di quell’anno Vittorio De Sica conquista il Grand Prix con “Miracolo a Milano” uno dei massimi esempi di neorealismo italiano.
Nel campo della musica classica Leonard Bernstein dirige per la prima volta l’Orchestra Filarmonica di New York mentre nel mondo della letteratura “Il secondo sesso” di Simone de Beauvoir suscita discussioni e riflessioni sulla condizione umana e sociale.
In Italia il 3 gennaio nasce la televisione nazionale, con il primo programma trasmesso dalla Rai (Radiotelevisione Italiana): è l’inizio dell’era di comunicazione di massa nel nostro Paese.
Gino Bartali, figura iconica nel ciclismo italiano, vince il Giro d’Italia nel 1951 mentre il Tour de France è conquistato dal francese Louison Bobet con la prima delle sue tre vittorie consecutive.
L’Argentina ospita e vince il Campionato mondiale di calcio, un torneo non riconosciuto ufficialmente dalla FIFA come campionato del mondo, ma che ha un’importanza significativa nell’evoluzione del calcio internazionale.
Tornando alla Formula 1, come si è arrivati all’avvincente finale con la sfida tra due scuderie italiane agli antipodi tra loro per organizzazione e struttura? L’Alfa Romeo di Fangio, Farina e Bonetto è la grande industria nazionale conosciuta in tutto il mondo per le sue auto da turismo e per la lunga tradizione sportiva. La Ferrari di Ascari, Gonzalez, Villoresi e Taruffi è invece il piccolo costruttore (per certi versi antesignano dei “garagisti” inglesi – come li chiamava lo stesso Enzo Ferrari – degli anni Sessanta) con mezzi limitati ma tanto entusiasmo. La solita storia di Davide contro Golia, insomma.
Ma prima di vedere se a vincere è stato il gigante di Milano o la minuscola ma agguerrita squadra di Maranello, facciamo un passo indietro per vedere come è andata la stagione.
La prima gara dell’anno è il Gran Premio di Svizzera, corso il 27 maggio, che vede la vittoria di Fangio su Alfa Romeo 159. Da segnalare il debutto su una poco prestazionale HWM del 22enne Stirling Moss che riesce a portare la sua vettura al traguardo, all’ottavo posto. Dopo la parentesi di Indianapolis (senza la partecipazione di nessun pilota di Formula 1) che vede la vittoria di Lee Wallard, con una media per la prima volta nella storia dell’automobilismo sportivo superiore ai 200 km/h, il mondiale torna in Europa con il GP del Belgio a Spa, dove il campione del mondo in carica Farina conferma la vittoria dell’anno precedente. Nella successiva gara francese vince nuovamente Fangio, dopo aver sostituito la sua vettura, non al massimo delle prestazioni, con quella di Fagioli. Una curiosità: questa è l’unica gara della stagione per l’anziano (53 anni) pilota italiano, in quanto durante la gara perde il controllo della vettura riportando gravi ferite con fratture multiple. A parte questo, che è il più grave, il 1951 non è caratterizzato da un numero elevato di incidenti rispetto ad altre stagioni.
Dopo questa prima fase di campionato dominata dall’Alfa Romeo, si inverte il trend e le Ferrari salgono sugli altari in Gran Bretagna (vittoria dell’argentino Froilan Gonzalez, prima assoluta per la scuderia), Germania e Italia dove a dominare è Alberto Ascari.
E così si arriva all’ultimo Gran Premio con la Ferrari decisamente più veloce ma con gravi difficoltà con gli pneumatici. Per le vetture di Maranello la gara si trasforma in un calvario ed è proprio per le gomme che Ascari perde il mondiale: con un treno riesce a percorrere soltanto 56 chilometri e non può fare altro che arrivare a due giri dal vincitore di gara e titolo Fangio.
Con la gara spagnola finisce l’era delle vetture progettate prima della Seconda guerra mondiale e si fanno luce modelli, scuderie e piloti più giovani.
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