La magnifica preda (l’auto, per le tasse) si riprende!
E alla fine, nonostante una pressione fiscale che continua a essere esagerata, sembrerebbe quasi che l’uscita dal lungo tunnel della crisi dell’auto finalmente si stia avvicinando. Questo non tanto perché il mercato per due mesi consecutivi è cresciuto più del 10 per cento (+11,3% a gennaio, +13,2% a febbraio) ma perché ci sono anche altri segnali positivi.
Certo, le 135 mila vetture nuove acquistate in febbraio in Italia sono meno della metà rispetto alle 300 mila dei primi anni Ottanta, ma questo trend positivo di due mesi (benché molto agevolato dalla crescita degli acquisti dei noleggiatori) fa ben sperare se abbinato ad altri segnali, come per esempio le assunzioni di Melfi o l’acquisto da parte dell’armatore Grimaldi di alcune navi cargo destinate al trasporto delle vetture dallo stabilimento della Basilicata verso i clienti di tutto il mondo. Marchionne di certo non si muove senza prima averci pensato bene e l’ingresso di nuovi assunti nello stabilimento destinato a diventare il più affollato d’Italia fa ipotizzare che nel buon andamento di Renegade e 500X – che vengono appunto prodotte a Melfi – il manager italo-canadese ci creda veramente.
E dall’ISTAT arriva un’altra buona notizia: a gennaio la produzione di autoveicoli è cresciuta del 35,9% a gennaio rispetto all’anno precedente. Si tratta del quarto aumento a due cifre consecutivo per il settore. Quindi, ci sono segnali positivi, anche tornando al mercato delle auto. A cominciare dalla forte crescita delle vetture a minor impatto ambientale, le cui vendite sono aumentate del 17,8%: più della media, quindi. E se di queste vetture consideriamo soltanto le auto elettriche e ibride, nel primo bimestre dell’anno l’aumento è stato ancora più elevato.
Ma come mai c’è una maggior propensione all’acquisto di auto nuove da parte degli Italiani? Un fattore è sicuramente il calo dei prezzi dei carburanti, che incide anche se per ora non ha cambiato in modo evidente il modo con cui si sceglie l’auto, e la prova di ciò è che crescono anche le vendite di vetture alimentate a benzina e a gasolio.
Il calo dei prezzi dei carburanti sembrerebbe rappresentare un vantaggio per i consumatori se si pensa che per 50 litri di gasolio a luglio 2014 si spendevano in media quasi 82 euro, contro i 69 di gennaio 2015, con un risparmio superiore ai 12 euro. Ancora migliore il discorso per la benzina: erano necessari oltre 88 euro per 50 litri a luglio, 14 in più della spesa di gennaio.
Dal 2009 al 2014 i consumi dei due principali carburanti nel nostro Paese sono calati in maniera sensibile: secondo un’analisi dell’ANFIA (da cui sono stati estrapolati tutti i dati di questo articolo) sono scesi del 10% quelli relativi al gasolio e addirittura del 26% quelli per la benzina. E non è che le vetture consumano così tanto di meno, è che gli acquisti si stanno spostando, come dimostra il +43% del GPL. A questo punto ecco la cattiva notizia: nonostante il calo, il gettito per l’erario proveniente dalle imposte sui carburanti nel 2013 è cresciuto rispetto al 2009 quasi del 22%. Mah…
Un’ultima considerazione. Le accise sui carburanti sono in effetti calate, ma meno delle altre componenti del prezzo complessivo e quindi mentre un anno fa per ogni euro speso in benzina il 60% andava in tasse, oggi questa percentuale è salita al 68%. Analogo il discorso per il gasolio, le cui accise sono passate dal 55,5% di gennaio 2014 al 63 per cento di gennaio 2015.
Tornando al nostro pieno da 50 litri dell’esempio di poco fa, spendendo 69 euro di gasolio più di 43 finiscono all’erario. E se parliamo di benzina, se potessimo pagarla senza tasse e accise, 50 litri ci costerebbero solo 24 euro. Certo, siamo ben lontani dai prezzi del Venezuela o di altri Paesi produttori di petrolio, ma come vi suona che per un litro di benzina spendereste soltanto 50 centesimi?
Mezzo euro grazie al quale sopravvivono i benzinai, chi trasporta il carburante, chi lo raffina, chi estrae il petrolio… naturalmente pagandoci sopra le immancabili tasse!
in Italia manca una politica industriale, a parte le foto di gruppo tra i ministri e gli industriali. Questi ultimi poi non sanno fare lobby o non gli interessa più farlo in questo paese. Così a rimetterci sono sempre i cittadini, in questo caso automobilisti.