La signorina Jeunot

La signorina Jeunot inchinò lievemente la testa di lato, come fanno i passerotti quando prendono quella loro aria che a noi pare buffa e perplessa. Il tizio in piedi davanti a lei non era neppure uno dei più strani, tra i tanti personaggi che sfilavano in quell’ufficio: carina piuttosto quella riproduzione di automobile, di legno e cartone, a prima vista, che si portava dietro. Comunque l’appuntamento era confermato.
La signorina Jeunot sorrise, si alzò e annunciò al capo, André Citroen, che il signor Fernand Migault era arrivato: e Migault entrò con il suo modellino, non senza una certa divertente solennità. Era figlio d’arte: suo padre Albert aveva cominciato nell’ultimo ventennio dell’ ‘800, nel suo laboratorio in rue de la Roquette a Parigi, a realizzare orologi giocattolo e abiti per bambole: poi, negli anni Dieci del ‘900, era passato ai giocattoli meccanici. Nel 1910 il suo New Circus, popolato di acrobati e clown di latta, tutti animati, e, tornando alle origini, vestiti di abiti in tessuto, era la stella del catalogo. In cui Fernand, dopo la guerra aveva pensato di inserire anche i modellini di quell’automobile che appariva sempre più una passione non solo sua ma del secolo.
Quando la porta dell’ufficio di Citroen si aprì ed il signor Migault andandosene le rivolse un beato sorriso di saluto, la signorina Jeunot non avrebbe saputo dire quanto fosse durato l’incontro. Nel frattempo si era infatti occupata di una sterminata corrispondenza sulle questioni più varie, dalla fondazione di succursali alla realizzazione di pannelli segnaletici stradali, dalla vendita a credito ai rapporti con gli agenti….oltre naturalmente alla faccenda segretissima prevista per il Salone di quell’anno, il 1922, faccenda che aveva generato un andirivieni da non credere, in particolare di quell’affascinante aviatore….
Comunque, il capo chiamò: la signorina Jeunot raccolse matita e block-notes e, entrando, vide il modellino campeggiare sulla scrivania. “Mandò indietro meccanicamente con la matita, una ciocca ribelle davanti all’orecchio” e cominciò a scrivere con la sua leggendaria velocità quello che il piccolo ingegnere dettava.
Per il Natale del 1922 il primo “jouet” Citroen, una B2 Taxi, con telaio in legno e parafanghi in lamiera, era già esposta nei migliori negozi di giocattoli e nei grandi magazzini di Parigi. Perché alla proposta di Migault, Citroen aveva aderito con un contratto in esclusiva per la produzione di “jouets Citroen” catapultando l’artigianale Societé Anonime Ets. Migault in una dimensione che convinse subito Fernand a coinvolgere nell’impresa i suoi cugini, Marcel e Georges Gourdet, con i loro laboratori a Briare, sulle rive della Loira.
D’altronde il modellino – però in scala 1/10 – presentato a Citroen era stato realizzato proprio da Marcel.
Nel 1923 si passa alla B2, tutta in lamiera, dapprima senza motore e trainata da una cordicella, poi con motore a molla che muove un modellino lungo quaranta centimetri, di un realismo ed una precisione senza precedenti. L’anno seguente è la volta della 5CV che, con la B2, tocca i quarantamila pezzi ed i sessantacinquemila nel 1925.
I vari laboratori in cui erano sparse le attività dei Gourdet vengono raggruppati e riordinati, centralizzando il trattamento delle lamiere, dalla imbutitura alla saldatura alla verniciatura: e i telai dei modellini presentano veri longheroni, veri assali con le debite nervature, e la barra dello sterzo…. Insomma, una Javel miniaturizzata per realizzare l’idea partorita da Citroen: una gamma lillipuziana parallela alla gamma vera, che ne seguisse passo passo l’evoluzione, rivolgendosi ovviamente ai bambini per raggiungere gli adulti: ai clienti di domani e a quelli di oggi, insomma.
La distribuzione fu affidata ad un servizio speciale, creato all’interno della direzione “Propaganda”, che si occupò di rifornire concessionari, negozi di giocattoli e grandi magazzini. La vendita dei jouets fu poi oggetto di campagne pubblicitarie esattamente come quelle sui modelli sfornati da Javel, e accompagnata da un vero e proprio merchandising ante-litteram: le scatole di montaggio, alla fine degli anni ’20, si aggiunsero a tombole, rompicapo, giochi dei cubi. E ai diorama che riproducevano le catene di montaggio o ambientavano le nuove Citroen in ambienti marini o montani. O tout-court esotici: nel dicembre del ’22 Georges-Marie Haardt era partito con gli autocingolati per la prima traversata del Sahara, alla quale sarebbe seguita la Crociera Nera.
Quando apparvero i diorama degli autocingolati tra dune e palme, con personaggi in casco coloniale e divisa kaki, il successo fu clamoroso. E non furono dimenticate le scuole, con la distribuzione di pannelli con didascalie tecniche e di sezioni delle parti meccaniche. Nel 1927 l’azienda di Mingault si trasforma in Compagnie Industrielle du Jouet, in grado di produrre tutta la gamma Citroen, in scale da 1/43 a 1/6. Nel 1924 era apparsa la prima 5CV a pedali: si arriverà alla C4 e C6 elettriche, le “Citroennettes”.
Prima che la crisi economica si facesse sentire su entrambe le Javel, i nuovi materiali permisero scale più piccole, come accadde con la Rosalie dei record, nel ’33.
La Compagnie Industrielle du Jouet fu costretta a lavorare per altri marchi e fu anche questo un segnale funesto: al momento della crisi di Citroen la produzione totale di modellini di tutte le taglie aveva però raggiunto i 2.033.369 pezzi.
Michelin bloccherà, insieme a tante altre cose, anche questa produzione: ci avrebbe ripensato, ma non sarebbero più stati gli stessi “jouets”. Chissà cosa ne pensò la signorina Jeunot: probabilmente avrà inchinato la testa di lato, questa volta con la stessa malinconia di una figurina di Modigliani.
La signorina Jeunot è realmente esistita: Jacques Wolgensinger la ricorda nella biografia di Citroen. Il paragone con i quadri di Modigliani lo devo a lui; quello con il passerotto è responsabilità mia…Dimenticavo l’aviatore: al Salone del ’22 scrisse con il suo aereo, nel cielo di Parigi, in eleganti volute di fumo, semplicemente “CITROEN”….

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