La zampata della Lancia arriva da lontano

La zampata della Lancia! A proposito della Flaminia presidenziale, ben descritta da Autologia, usata per l’insediamento del Presidente, s’è visto praticamente un festival della Lancia, marchio torinese ormai così negletto dal Gruppo Fiat che mese dopo mese ci si domanda se è destinato a sopravvivere o no.

La parata presidenziale è stata una rivincita lancista! Oltre alla citata Flaminia, chicca di stile e di storia, tutte le auto della manifestazione erano Lancia: dalle Thesis alle Nuova Thema per le autorità fino alle Delta del servizio di sicurezza. Del resto sarebbe stato un affronto alla nostra industria automobilistica l’utilizzo di auto da cerimonia straniere nel corteo presidenziale. Un’industria automobilistica, la nostra, che ha segnato la storia dell’automobile in maniera così fondamentale.

Insomma, si è constatato che se si vuole un’auto di prestigio italiana deve essere una Lancia. E questo mi ha fatto pensare alla sequenza di ammiraglie Lancia nella storia del marchio. E mi sono ricordato che le ho guidate tutte! Credo ormai di essere tra i più anziani della nostra categoria giornalistica e vorrei sintetizzare qui per i più giovani, che certe sensazioni non le hanno avute e forse non le avranno mai, le mie impressioni. Pescando nella memoria di quelle esperienze. Ed in ordine di cronologia costruttiva, non dell’occasione della guida.

ANNI ’20: LAMBDA. Nel 1988 durante una manifestazione di auto d’epoca nella quale ero stato chiamato a far parte della giuria, ho chiesto al proprietario di una Lambda “torpedo” in concorso di poterla guidare, almeno per un breve tratto. Permesso accordato ed emozione acquisita. Un’auto monumentale, con un grande volante per comandare – abbastanza pesantemente – le alte ruote direzionali. La guida è a destra, tipica della Lancia e dell’epoca. Il pedale dell’acceleratore è al centro della pedaliera ed il freno sulla destra. Quattro strumenti tondi piazzati al centro del cruscotto e manettini sul volante e sul piantone per regolare accensione ed anticipo. Motore 4 cilindri a V, compatto, di 2.119 cc. Un concentrato di tecnologia anni ‘20: carrozzeria portante, sospensione anteriore a ruote indipendenti, meccanica raffinata…per quei tempi. Dettagli della selleria accuratissimi. Un capolavoro, un simbolo di quegli anni e della genialità di Vincenzo Lancia. Ho guidato “la storia”.

ANNI ’30: ASTURA. Nel 1959, non ancora ventenne, vado a Taggia dal demolitore “Pulcinella” per acquistare un’auto con i pochi soldi che ho in tasca. Tra le auto in buono stato che mi propone c’è una Lancia Astura. Un’auto di rappresentanza . Era appartenuta, prima della guerra, al Prefetto di Imperia. Ci sono ancora i vasetti per i fiori all’interno dei montanti centrali delle portiere. Non ho certo il denaro per comprarla ( magari lo avessi fatto, ora varrebbe una bella cifra!) ma mi fingo interessato per poterla guidare. Il frontale ha il grosso scudo verticale Lancia. Guida a destra, ovviamente. Una meraviglia di silenzio e di confort, con il suo otto cilindri di quasi 3.000 cc. La sensazione è di imponenza. Un esemplare del lusso e del prestigio Lancia degli anni ’30. Riporto l’Astura al buon “Pulcinella” e con nostalgia ripiego su di una modesta Fiat Topolino A, tetto apribile. Però: guida a destra, anche se non è l’Astura.

ANNI ’50: AURELIA. La guido nei primi anni ’60. E’ del medico di famiglia. Una berlina B12 orgoglio della Lancia del dopoguerra. Il medico conosce la mia passione e gli chiedo di farmela guidare. La guida è a destra, naturalmente; i rivestimenti in panno sono impeccabili e soffici; le portiere – a libro, senza montante centrale – chiudono con il classico “clap” che quasi non si percepisce. Il sei cilindri a V di 2.200 cc. ha un suono leggero e rotondo, una meraviglia. Il cambio ha la leva sotto al volante, all’americana, come usava a quei tempi. Sulle strade dell’epoca, tutte a schiena d’asino, l’auto tende un po’ a tirare a destra. Ma le sue linee sinuose sono formidabili, con lo scudo anteriore in evidenza.E le prestazioni entusiasmanti. Non per nulla la B20 che ne deriva diventa una Granturismo stupenda e vincente in mezzo mondo.

ANNI ’60:FLAMINIA. Nel 1984 scopro che un mio vicino di casa custodisce gelosamente in garage una Flaminia e riesco così a provarla. Pensate che quell’auto l’ho vista nascere: da universitario vivevo a Torino a pochi passi dall’abitazione del grande Pininfarina che come auto personale usava la Florida seconda, una coupè fuoriserie derivata dall’Aurelia. Pininfarina era di bassa statura: così bassa che per arrivare alla pedaliera aveva fatto applicare delle prolunghe sui pedali. E proprio da quella carrozzeria erano derivate le forme della Flaminia. Le sue linee sono davvero moderne. La calandra è orizzontale,le sue pinne hanno fatto scuola. E nell’abitacolo ritrovo quell’eleganza tipica lancista. IL motore sei cilindri a V è morbido e potente nonostante il peso abbondante della vettura. Una gioia!

ANNI ’70: GAMMA. Meccanicamente riprende la filosofia della Flavia: trazione anteriore e motore a sogliola con 4 cilindri contrapposti di 2.000 e 2.500 cc. Ricordo di aver guidato quella che Pregliasco, pilota rallista Lancia, aveva in dotazione dalla Casa. Ricordo un notevole sottosterzo in accelerazione; ed una rombosità poco elegante dovuta al motore a cilindri contrapposti . La linea, che chiude la coda a coupè, vuole ispirarsi alla sportività che in quegli anni caratterizzava l’attività rallistica Lancia. Ma non è il concetto giusto per un’ammiraglia. All’interno dell’abitacolo la posizione di guida è troppo abbassata ed ai posti posteriori c’è la sensazione di schiacciamento del tetto per i passeggeri. Anche queste saranno tra le motivazioni di uno scarso successo.

ANNI ’80: THEMA. La Thema è la più perfetta della triade progettuale Fiat Croma, Saab 9000 e Lancia. La tecnica prevede motori a 4 o 6 cilindri a V che dagli iniziali 2.000 cc arriveranno addirittura a montare l’otto cilindri Ferrari di 3.000 cc 32 valvole della Ferrari 308. Una saetta! In tutte le sue versioni la Thema diventa un vero “must”: elegante, simpatica, sportiva grazie al design di Giorgetto Giugiaro, è il sogno di ogni automobilista. Ne ho guidato di tutti i tipi: benzina o diesel nelle diverse serie. Decisamente è l’ammiraglia Lancia dell’era moderna che ha lasciato un segno indimenticabile. Sicura, affidabile e prestazionale è rimasta nella memoria – non solo mia – di chi ha avuto l’occasione di guidarla.

ANNI ’90: “K”. Nelle intenzioni era l’erede, l’evoluzione della Thema. Si presenta con linee più moderne e slanciate, elettronica sotto il cofano, motore a 5 cilindri. L’impronta è più lussuosa, quasi pretenziosa. Ma il risultato non è dei migliori. Piuttosto pesante, anche da guidare, ha il suo punto debole nell’affidabilità e nella mancanza di precisione costruttiva. Anche i rivestimenti in panno denotano una netta differenza con quelli leggendari del marchio torinese. E così pure la precisione delle portiere. Anche la qualità della componentistica dell’abitacolo non è all’altezza di un’ammiraglia. Neppure il tentativo di proporne una versione coupè riesce a cogliere il favore dei lancisti. E la K termina il suo ciclo senza rimpianti.

ANNI 2000: THESIS. E’ l’ammiraglia Lancia del nuovo millennio. O meglio: dovrebbe esserlo. Invece già per dimensioni ed impatto ottico non convince. Musetto piccolo, fari piccoli. Ricerca di reminiscenze della Flaminia nelle pinne posteriori accennate. Abbozzi di idee non realizzate appieno. Anche l’abitacolo non è generoso. Ed il sistema di condizionamento dell’aria non riesce a rendere confortevoli i posti posteriori. Insomma non c’è l’impronta della vera ammiraglia, manca la sensazione di importanza. La sensazione è di guidare una buona vettura di segmento superiore ma senza la classe promessa. Ma, come si è visto in occasione del corteo presidenziale, ha per lo meno una discreta personalità che la faceva gradire nelle immagini televisive offrendo l’impronta di italianità.

E pi c’è la nuova Thema, di derivazione Chrysler: ma è ancora una Lancia? Mah!

1 commento
  1. Mister X
    Mister X dice:

    come si fa, dopo avere letto queste storie ad accettare la politica intrapresa dai manager di Fiat nei confronti di Lancia? Non credete in questo marchio? Allora vendetelo, almeno si salvera’ e vedrete che qualcuno piu bravo di voi sapra’ rilanciarlo come quando negli anni ottanta era, per vendite, il secondo in assoluto in Italia

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