L’auto immortale
Guardandola, ma soprattutto guidandola, la domanda sorge spontanea: che la Porsche 911 sia davvero immortale? Qualche dubbio sorge, dopo che ancora una volta il miracolo di una nuova versione, pare impossibile ancora migliorata, si è compiuto. Ha dell’incredibile che una vettura nata nel 1963 sia ancora presente nei listini e faccia sempre sognare. Certo, quella di oggi è molto diversa dalla capostipite: coppia e cavalli non sono paragonabili. Ma riconoscerla è facilissimo: da decenni la Carrera è l’auto sportiva più venduta nel mondo.
A pensarci bene, si tratta effettivamente di un miracolo, del tipo di quello del calabrone, per intenderci: tecnicamente non potrebbe volare; ma lui non lo sa, e vola lo stesso. Intendiamo parlare, come si capisce, dell’architettura del modello, con quel motore sfrontatamente a sbalzo sull’asse posteriore, che scombina in malo modo la distribuzione dei pesi sui due assi e che all’inizio, sui primi modelli, costringeva i primi fortunati proprietari di 911 a caricare dei sacchi di sabbia nel modesto bagagliaio anteriore.
Eppure. Mettetevi al volante e non pensateci. Se vi capita, guidatela sulle strade che per anni sono state parte del circuito delle Madonie nelle sue varie edizioni e lunghezze e che hanno visto svolgersi dal 1906 la Targa Florio: un’esperienza di per sé commovente, di qualunque auto si tratti. Ma farlo al volante di una 911 rasenta l’esperienza mistica. Se poi si parla della versione Targa, che si chiama così non per caso, siamo all’ineffabile.
Dunque, in questa ultima versione cosa è cambiato? Intanto l’evoluzione dei motori boxer in propulsori turbo conferisce all’auto sportiva più venduta al mondo un ulteriore aumento di potenza a fronte di un consumo nettamente ridotto. Esternamente, la 911 Carrera, pur mantenendo la sua inconfondibile linea, conquista con il suo design ulteriormente affinato e con alcuni nuovi dettagli di pregio, a cominciare dalla fanaleria, anteriore a quattro punti e posteriore. Per non parlare della griglia posteriore, a lamelle verticali per ricordare il passato delle 356. A bordo, poi, una strizzatina d’occhi ai piloti amanti della tecnologia, con connettività migliorata e informazioni sul traffico in tempo reale.
Ma a noi piace sottolineare quello che non cambia mai. Come la sua siluette, appunto, che la rende sempre riconoscibile, anche se sempre diversa. E la sensazione che si prova una volta che ci si è seduti al volante. A cominciare dalla posizione della chiave, sempre a sinistra del volante. O dalla presenza rassicurante delle due gobbe ai lati del cofano che spiove rapido verso il basso: due parafanghi che ci riportano al passato e che nessuna auto sportiva contemporanea si sognerebbe mai di proporre in quel modo.
Difetti, proprio nessuno? Se proprio dobbiamo trovare il capello, un tantino più piena in basso e rasenteremmo la perfezione assoluta. Per il resto, ancora una volta, siamo stupiti che questa icona dell’automobilismo, bella da piangere, di versione in versione migliori negli anni, come il Sassicaia.
Probabilmente non esiste altra supercar, ancora oggi, che abbia la fruibilità quotidiana della Porsche 911. L’ultima edizione, in effetti, sfiora la perfezione e il motore “flat six” 3.000 biturbo ha una spinta forte e costante a tutti i regimi in entrambe le versioni. Inoltre, riguardo il cambio PDK finalmente il setup manuale prevede che la leva vada tirata per salire di rapporto e spinta per scalare (un “lusso” fino a oggi appannaggio delle sole GT3- GT3 RS).Infine, secondo me il bello della 911 è anche, scegliendo i colori giusti e “limitandosi” alla Carrera, il passare inosservata o quasi. Il trionfo dell’understatement.