La leggenda del Martini Racing

Velocità, stile, competizione, estetica e cromie. L’incontro tra il marchio Martini e le competizioni ha generato un connubio unico nel mondo delle gare automobilistiche, spaziando armoniosamente in tante discipline motoristiche: endurance, rally, offshore e pattuglie acrobatiche con velivoli. Il tutto con nonchalance, classe e grinta.

Un’icona, la livrea Martini Racing, nata elegante e grintosa grazie ai colori e alla perfetta estetica delle vetture che ha vestito nel corso del tempo. Tra le tante livree che hanno “calcato” il mondo dei rally e quello delle competizioni su pista questa è di sicuro tra le più significative e iconiche, un marchio dinamico riconosciuto in tutto il mondo, metaforico contenitore nel quale si sono concentrate tantissime vittorie.

Ma com’è nata questa relazione? Per farlo siamo andati nel cuore della storia della Martini & Rossi, nella piccola Pessione (frazione di Chieri, a 30 km da Torino). Luogo dove non c’è solo lo stabilimento ma anche “Casa Martini”. Un’immersione in un “mondo”, fatta però in modo dinamico e mai eccessivamente storico (finalmente un’azienda che non utilizza il termine museo per definire il posto dove narrare la sua storia!). Quest’ultima annotazione non è casuale e fa parte dei cromosomi creativi che due dei tre illuminati fondatori dell’azienda (Alessandro Martini e Luigi Rossi) hanno stabilito e fatto proliferare a Pessione, luogo scelto all’epoca della fondazione dell’azienda per via della sua vicinanza sia alle vigne sia alla locale rete ferroviaria.

L’azienda, nata nel 1863, era già una multinazionale 21 anni dopo, con una lista di mercati di esportazione lunghissima. Una premessa dovuta, vista l’importanza di questi colori che hanno segnato sicuramente il miglior momento delle vetture Lancia, impegnate con questi colori sia nei rally sia nell’endurance. Una passione per lo sport nata a Pessione grazie anche a Luigi Rossi.

Fu però Metello Rossi di Montelera a fondare – a Londra – il Martini International Club, che annoverava “personalità che internazionalmente rappresentano ogni settore della cultura, della scienza, dell’arte e dello sport.”. Come emblema del M.I.C. venne scelta una cintura azzurra che cingeva il tradizionale logo Martini, e sarà sotto questo simbolo che, sino agli anni Settanta, si organizzeranno manifestazioni sportive in tutto il mondo per testimoniare eventi, competizioni e incontri verrà anche editata un’elegante rivista, il Martini International Club Magazine, che uscirà una volta all’anno in versione bilingue, con testi in francese e in inglese.

Nato da una costola del Martini International Club, il Martini Racing Team inaugurò una moderna concezione di sponsorizzazione sportiva: l’azienda diventava partner effettivo delle scuderie, con un vero team che partecipava attivamente alle gare. L’intuizione, che allora costituì una novità assoluta, fu di Gregorio Rossi di Montelera, uno dei figli di Metello. L’esordio avvenne nelle gare di durata su pista (la categoria Endurance, a cui appartiene la 24 ore di Le Mans) dove, in binomio con la Porsche, il Martini Racing vinse i mondiali del 1976 e ’77.

Negli anni Ottanta, ancora nell’Endurance, Martini si assocerà al marchio Lancia (e con la Beta Montecarlo conquisterà il titolo iridato nell’81) affidandosi a un gruppo di giovani piloti, tra cui gli italiani Michele Alboreto e Teo Fabi- Il Martini Racing fu una squadra capace di – usando una frase tipica di James Bond usata per definire il suo vodka Martini – “agitare ma non mescolare” i vari ingredienti necessari per puntare alla vittoria, elemento al quale ambisce ogni sponsor.

Nel caso delle vittorie nei rally la ricetta e relativa miscelazione degli ingredienti non sono segreti come quelli che custodiscono il Master Blender e il Master Herbalist (il primo conosce il segreto delle ricette, il secondo quelli delle erbe). Nel Martini Racing c’era una Casa automobilistica, gli obiettivi e l’organizzazione. Un’abile miscela interpretata anche dal manager Ascanio Calvi. Tanto Martini Racing, parlando di vetture, si trova sparpagliato nei musei dell’Auto e nelle collezioni private, soprattutto su vetture Lancia (a partire dal 1981, con la Lancia Beta Montecarlo).

Altro emerge nell’abbigliamento, sempre elegante, con le immancabili bande (disponibile, anche con vendita online, nel bellissimo shop di Casa Martini rinnovato nel 2020). Casa Martini è però il dove tutti questi elementi si fondono e sono fruibili in un unico contesto. Nel cortile c’è una Lancia Delta Integrale del 1991, all’epoca condotta dall’equipaggio composto da Miki Biasion e Tiziano Siviero. Protetta da una teca, accoglie i visitatori che intendono conoscere questo posto e la celebre terrazza, fonte d’ispirazione di tante terrazze Martini in vari luoghi del mondo, generalmente glamour e situati in posti dalla bella vista e/o molto elevati (la prima è nata a Parigi nel 1948, l’esordio in Italia è a Milano nel 1958, mentre curiosamente quella a Pessione nasce nel 1961, tutte curate nel design dall’architetto Tommaso Buzzi).

Addentrandosi in quello che era il “Museo enologico Martini” (ora ancora esistente, era nato nel 1961) si scopre tutta la storia dei prodotti e dell’azienda, con note interessanti. Tra queste gli accorgimenti per non permettere la contraffazione delle bottiglie, le tante erbe utilizzate per prodotti come il celebre Martini Rosso e l’origine del marchio (praticamente uguale delle origini ad oggi).

Grazie alla preziosa esposizione di Anna Scudellari e del responsabile dell’archivio si scopre l’origine del Martini Racing in un suo antenato, il Martini International Club, nella cui targa c’è la cintura che poi ha acquisito i celebri colori. Cromia che, nota preziosa, è nata per le vetture da corsa (è una Porsche 917 a indossarla la prima volta nel 1971, mentre il marchio Martini esordisce su una Carrera 6 nel ‘68) ma poi trasferita nelle fascette delle bottiglie nel 1970.

Dall’archivio, che sommando tutti gli armadi raggiunge la lunghezza di 1 km, emergono chicche come i bozzetti delle livree e i calendari. Nella teche della sezione dedicata al Martini Racing ci sono invece i modelli (fatti realizzare uno per uno) di tutte le vetture da corsa con livrea o logo Martini. Il legame col mondo dell’auto emerge anche osservando l’immagine di una bellissima Isotta Fraschini a 8 cilindri il cui design è di Mario Revelli di Beaumont (carrozzata da Viotti di Torino, con tanto modello di China Martini inserita nella coda aerodinamica), utilizzata per promuovere questo prodotto in occasione del XXIV giro d’Italia del 1936.

Per far capire l’importanza del Martini Racing non poteva mancare un’importante opinione: quella di Stefano Macaluso, fondatore della fondazione intitolata a suo padre (tante vetture sono visibili alla mostra “The golden age of rally” al Mauto). “Martini Racing è una leggenda, fa parte di quegli aspetti del motorsport che ho vissuto fin da bambino, quando giocavo con le macchinine della Porsche prima e della Lancia che utilizzavano questa livrea. Da adolescente e poi da adulto ho apprezzato l’eleganza di questa livrea, esaltata dalle vittorie delle vetture che la indossavano. Una cromia anche molto raffinata, che si può definire una delle più straordinarie espressioni artistiche all’interno del motorsport. Sicuramente il loro utilizzo è uno dei momenti più alti nella percezione delle vettura da corsa a cavallo tra il ventesimo e il ventunesimo secolo.

Anche mio padre era molto innamorato di questa livrea. Penso che uno dei fattori delle partecipazioni a Goodwood in questi anni sia per via dell’apprezzamento di Lord Charles per questi colori”. Opinioni ribadite anche da ricordi personali: “Per me questa livrea ha un altissimo valore anche per via della mia prima gara, fatta su una Fiat 500 Trofeo con colori Martini Racing. Vinsi la mia categoria, con la grandissima soddisfazione di festeggiare sul cofano della vettura con lo champagne, sulla rampa dell’arrivo. Esattamente come i miei paladini, uno dei momenti più belli della mia vita.

Occorre ricordare il ruolo della famiglia Rossi di Montelera che, tramite il loro responsabile della comunicazione e sponsorizzazione Ascanio Calvi, che ebbe la geniale intuizione di fare questo connubio”. Gli appassionati possono vivere quest’esperienza visitando casa Martini anche grazie ai tour con navetta dedicata che parte dal centro di Torino (vedere il sito dell’azienda) e porta i visitatori direttamente a Pessione, a 20 km da Torino (oltre la collina, si arriva tramite una strada statale che parte da zona Sassi e conduce a Chieri, paese a 5 km da Pessione).

Casa Martini apre le sue porte agli appassionati di vetture, che possono visitare la struttura o anche solo assaggiare un cocktail nel bar aperto sabato e domenica. Per prenotazioni: casamartini@bacardi.com.

1 commento
  1. Giovanni Maria Cucca
    Giovanni Maria Cucca dice:

    Ho avuto il privilegio di lavorare in LANCIA dal 1971 al 2001 e poi altri sette anni in FIAT seguendo molte delle attività sportive sponsorizzate dalla LANCIA e dalla MARTINI&ROSSI negli anni ’80. Ricordo un bus-press sempre presente a queste manifestazioni che veniva messo a disposizione della stampa accreditata attrezzato di macchine da scrivere, fotocopiatrice, fax e punto di ristoro. Sono alla ricerca di qualche foto di questo mezzo che aveva la particolarità di potersi allargare ed era un punto di riferimento sui campi di gara. Se fosse possibile avere qualche foto ne sarei felice. Grazie e un cordiale saluto a tutti.
    Giovanni Maria Gavino Cucca

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