Mirafiori. Che farne ?

A sentire politici, imprenditori, sindacati uno tende a farsi la convinzione che il problema sia sorto in questi giorni o comunque dopo l’accordo tra Fiat e Psa da cui ha preso corpo Stellantis.

Niente di più sbagliato o falso a seconda di chi lo sostiene. La questione di Mirafiori, che non rimanda come si potrebbe immaginare al destino di una fabbrica ancorchè grande (si legga spaziosa) e carica di storia, ma propone sul tavolo un capitolo importante dell’intesa italo-francese. Per meglio comprenderla e ipotizzare come andrà a finire occorre fare un passo indietro di alcuni anni.

Nata alla fine degli anni Trenta la Mirafiori, per anni motore produttivo della Fiat, era già una fabbrica obsoleta ancor prima della fine del secolo scorso. Lo sapevano in tanti, a cominciare dai vertici della società, mentre le istituzioni locali fingevano di credere che potesse avere ancora un futuro e tiravano avanti con accordi parziali che di volta in volta salvavano qualche pezzo del fabbricone mentre il numero complessivo dei suoi occupati continuava a diminuire e i modelli che uscivano dalle sue linee di montaggio si riducevano al lumicino.

La più grande fabbrica d’Italia, come veniva definita negli anni ruggenti della sua massima potenza produttiva, la Mirafiori si estende su un’area di due milioni di metri quadrati. Escludendo un “ritorno al passato” al quale nessuno può realisticamente credere si tratta di capire che cosa farne.

Fino a qualche mese fa questo era un problema tutto italiano e spiccatamente torinese, con Stellantis non è più così. Ai vecchi soggetti, impresa, sindacato, comune di Torino, oggi si è aggiunto uno nuovo, ovvero la Psa. E questo rende piuttosto oscura la prospettiva perché introduce al futuro di Stellantis sul quale la discussione non sarà facile né scontata. Intanto quale che sia il suo destino sicuramente non sarà quello di una fabbrica delle dimensioni della Mirafiori di un tempo. Dal canto suo il Comune di Torino dovrà dire come intende procedere e possibilmente fornire un suo piano che riguarderà un pezzo importante della città.

Quanto al futuro produttivo se ne continuano a sentire di tutti i colori: dalla concentrazione di tutte le attività ex Fiat dell’area torinese improbabile e comunque poca cosa rispetto alle dimensioni di Mirafiori alla scelta di farne il polo delle produzioni di propulsori elettrici per Stellantis.

La seconda delle due ipotesi è naturalmente la più affascinante e quella che potrebbe avere una sua ragion d’essere. Ma questa scelta dipende anche dagli interessi che i francesi non hanno sinora manifestato ma che non sono certo quelli di andare a produrre motori elettrici in un posto che non sia quello dove la loro presenza è importante nel mercato delle auto elettriche.

Naturalmente il governo sarà chiamato ad essere soggetto on trascurabile della partita. Ma se non si riuscirà a far entrare la questione Mirafiori nel capitolo del Ricovery fund, con i tanti fronti aperti e i tanti pezzi della sua maggioranza da tenere assieme, si deve immaginare che Stellantis finisca con l’essere considerata una “stella fredda” per dire lontana, molto lontana.

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