(Più di) Sette domande a Dario de Stefanis

Più di sette domande a Dario de Stefanis, un passato da ufficio stampa, ha poi gestito campioni ed eventi sportivi. Oggi un presente come manager di un importante agenzia  fotografica, un vero brand nel mondo delle immagini. Un torinese che si divide tra Torino e Milano.  L’ho conosciuto quando era nella squadra di Lapo, un vero “Lapo boy”.

1 – La tua prima auto.

Una Volkswagen Polo bianca. Ovviamente bellissima. Era l’84 o giù di li. Venivo da anni in Vespa senza casco al freddo. Un grande salto di qualità.

2- Un viaggio che rifaresti , con chi.

Credo che il viaggio in Sardegna in Vespa con due portapacchi pieni di roba, un amico e la fidanzatina che mi aspettava, quando avevo 16 anni sia emozionalmente ancora vivo….(avevo anche bucato una gomma dopo pochi  chilometri dalla partenza e l’amico aveva ”grippato” la sua Vespa…). Epico.

Poi ho avuto la fortuna di fare viaggi molto belli e molto evocativi…..soprattutto per lavoro prima in Iveco  e poi in Fiat. Ne cito alcuni giusto per capirsi…….al centro dell’Australia con i giornalisti dei Camion per vedere il più grande Truck Stop del Mondo dove si fermano i Road Train. Ho partecipato  a dei tratti di Overland, sono stato nel deserto con Miky Biasion. In moto ho attraversando mezza Australia con il Team Yamaha verso Philip Island. Da NY sono partito per Indianapolis con una Fiat 500 del 1962, la moto di Valentino Rossi agganciata al carrello, Radio DJ, GQ e tanti validi collaboratori. La Route 66 con la prima Fiat 500 arrivata in USA dopo l’acquisizione di Chrysler. Insomma, diciamo  che mi sono inventato viaggi appassionanti. Oggi si direbbe storytelling,   per quegli  anni innovativi. Ovviamente non rifarei nulla. Si vive una volta sola, pare, quindi  ora mi piacerebbe fare la Transiberiana, attraversare l’Oceano,  magari  con il  mio  amico  Soldini o  fare le strade africane da sud a nord in moto (senza casco).

3 -L’auto e la fotografia , cosa ti viene da dire , ti manca qualcosa , o hai qualcosa da suggerire ?

Mi viene in mente che l’auto è quasi sempre decontestualizzata dal suo utilizzatore comune. Pochissime le immagini che raccontano “chi” potrebbe usare quell’auto, chi è il target. Un peccato. Migliaia di scatti quasi tutti uguali. Il prodotto e stop. Forse i Social network stanno cambiando l’immaginario o il cosiddetto storytelling, ma non è semplice. C’è un sito tedesco molto interessante. Si chiama Ramp.space e racconta delle belle storie di luoghi, sensazioni, dettagli, persone. Ecco mi sembra la strada giusta.

4 -Inviti a cena un pilota di ieri o di oggi. Chi ? Perché ?

Non vado pazzo per i piloti e in ogni caso, per il passato  Niki Lauda mi  sembra un bel personaggio. Il film su di lui e Hunt mi ha appassionato molto. Pensando  all’oggi direi Hamilton. Lo vivo come una Rockstar e mi  piace. Sono  convinto che la F1 come la Moto  Gp debba farti star sveglio sul  divano e non annoiarti con questioni  di gomme ed elettronica. E’ show ! Poche storie. E per lo show ci  vogliono  i personaggi che abbiano  cose da dire e siano attuali. I robot vincenti (…e men che meno perdenti) lasciano poco e non scaldano  i cuori e l’adrenalina scende sotto i tacchi. Hamilton mi sembra assolutamente contemporaneo  e molto  R&R, va forte, si gode la vita e dice quello che pensa.

5 – Gestire un fotografo è diverso che gestite uno sportivo ?

Si molto. Lo sportivo è un fissato. Sa fare solo una cosa alla grande e tutto ruota li intorno. Il fotografo è a suo modo un artista, quindi la creatività è dietro l’angolo. Lo scambio intellettuale è più alto, più interessante.

6 – Sogni mai un auto ?

No mai per fortuna…….Ho sogni assurdi da anni, ma non un’auto.

7 – Un ricordo legato a una produzione fotografica auto.

In Sicilia sotto terra nella cava di sale. Luogo  molto,  molto particolare. Centinaia di chilometri di gallerie umide e piene di  sale. Un posto unico.

8 – Un ricordo legato ad una sponsorizzazione auto o motoristica.

Qui potrei aprire un capitolo quasi infinito…..ho passato anni a seguire per Iveco  e Fiat la presenza di questi “brand” nel mondo Ferrari/F1 e 4 anni di sponsorship con il Team Fiat Yamaha con Valentino Rossi. Emozionalmente e per indole (sono un motociclista) devo dire che le sensazioni vissute con Yamaha e Valentino sono  state molto intense. Stare vicino a lui, condividere pranzi e cene, viaggi, vittorie, sconfitte, conoscere i suoi tecnici ed amici è stato molto interessante. Oltre a ciò si univa il fatto che magari potevi realizzare dei progetti di Comunicazione o Public Relations a Kuala Lumpur in Malesia o in Giappone o nella mitica Laguna Seca e spesso  incrociavi attori di Hollywood, campionissimi  dello sport e altre Celebrities che rendevano il tutto un po’ “assurdo e irreale” ma ovviamente indimenticabile.  Vista con il giusto distacco e realismo che avevo era una situazione unica ed interessante per chi come me ci è arrivato con le sue gambe senza avere retroterra familiari o personali particolari.

9 – Il tuo vecchio amico Lapo ti dice: “Sali Dario, che andiamo” … Dove vorresti ?

 Possibilmente senza meta e senza fretta. I viaggi migliori. Si parla. Ci si confronta, cresce l’amicizia. Dopo anni sempre di corsa e tempo concentrato, credo che anche per lui arrivato a 40 anni sia il tempo per stare con le persone in modo più riflessivo e profondo. Ma sì, un viaggio anche senza scendere dal divano.  Chi ha vissuto molto il suo tempo non deve per forza spostarsi chissà dove. Può ragionare su ciò che ha visto e vissuto, e condividerlo.

dario-lapo

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