(più di) sette domande ad Antonio Giovinazzi
C’è profumo di Gran Premio nell’aria.
C’è odore di motori, di primavera motoristica pronta a ruggire.
C’è un pilota italiano, l’unico schierato sulla griglia di partenza, con un’auto italiana anche se di scuderia svizzera.
Parliamo allora di emozioni, di prestazioni, di storia personale.
Cerchiamo di capire cosa sta dietro un ragazzo di 27 anni, la sua storia e la sua relazione con l’auto come un qualsiasi 27 enne …beata gioventù, Giovinazzi! Parliamo dell’uomo sotto la tuta da pilota. Come si diventa pilota di Formula 1.
C’è la passione di un padre, un padre che lo ha capito e lo ha sospinto, assecondato con lungimiranza e dedizione.
E chissà la felicità di questo padre.
Buon campionato, Giovinazzi: a tutti e due !
1. la tua prima auto:
La mia prima macchina è stata una Fiat 500 Abarth 695 Tributo Ferrari. È stato stupefacente! Ricordo che il primo giorno l’ho guidato per 10 ore senza sosta!
2. Chi ti ha insegnato a guidare?
Mio padre mi ha insegnato a guidare un’auto all’età di 5 anni.
3. Come sei diventato un pilota?
Mio nonno da parte di mia madre era un pilota da corsa regionale. Oltre a questo, mio padre ha notato che avevo una grande passione in generale per le auto già all’età di tre anni. Dice che sono stato in grado di riconoscere ogni marca di auto anche da una grande distanza.
Quando ho compiuto tre anni, mio padre mi ha regalato il suo primo go-kart. Prima l’ho guidato nel giardino davanti a casa , perché ero troppo giovane per le competizioni, dopo questo è iniziato tutto.
Ogni sabato e domenica pregavo mio padre di portarmi sul circuito di go-kart di Lecce che distava un’ora e mezza da casa nostra. Ho sempre ricevuto il massimo del sostegno da mio padre.
A quei tempi non era facile trovare sponsor per il go-kart, ma lui per me andava ben oltre: lavorava per un’azienda di trasporti e ogni volta che visitava alcuni clienti, prima mi menzionava e chiedeva qualche sponsorizzazione prima ancora di parlare del suo lavoro.
4. La strada che preferisci ?
La mia strada preferita è la Route de la Turbie da Monaco a Eze. È un percorso panoramico. Lo adoro.
5. Il tuo circuito preferito?
Circuito di Suzuka in Giappone: guidarci nel 2019 è stato un momento speciale.
6. Campioni di F1 di ieri o di oggi, chi inviteresti a cena?
Da bambino/adolescente il mio idolo è sempre stato Michael Schumacher, quindi penso che lo inviterei a cena. Intento ho già cenato con Kimi!
7. Il momento più difficile in un GP è la partenza, oppure no?
Sicuramente è un momento cruciale: dicono che non puoi vincere una gara alla prima curva ma puoi sicuramente perderne una, ed è vero. Ho acquisito una certa reputazione nelle partenze, ma non c’è un segreto: solo tanto lavoro, studio e preparazione per essere sicuro di essere pronto a sfruttare al meglio questo momento.
8. Una curva che ti piace particolarmente
Ci sono tante belle curve in calendario: la Parabolica a Monza è molto difficile da fare bene, ma le Esse a Suzuka sono davvero particolari, soprattutto con le vetture che utilizziamo in questi anni.
9. “ Bravo Antonio … ” quella volta qualcuno te lo ha detto …
È sempre una buona cosa sentirselo dire, soprattutto perché di solito viene dal mio ingegnere di pista!
Abbiamo una relazione molto semplice e onesta: se faccio qualcosa di sbagliato, mi dice, e se faccio qualcosa di buono lui fa lo stesso.
Quindi sentirlo farmi i complimenti alla fine della gara è sempre un momento gratificante. Un momento speciale è stato tagliare il traguardo al 9 ° posto a Monza nel 2019: andare a punti davanti alla mia gente e festeggiare con la mia squadra e la mia famiglia subito dopo.
10. La tua Alfa Romeo di tutti i giorni, cosa ti piace ?
La mia auto di tutti i giorni è l’Alfa Romeo Stelvio Q che mi da molto divertimento e adrenalina quando guido intorno a Monaco. Il cuore dello Stelvio Q, con il suo motore V6 bi-turbo da 510 CV Alfa Romeo, plasma un’esperienza di guida unica , con accelerazioni super veloci e un sound inconfondibile.
Anche il baule è grande abbastanza da contenere il mio kit da golf e tutti gli altri strumenti di cui ho bisogno per allenarmi all’aperto.
Bravo Eraldo. Abbiamo un pilota italiano in pista in F1 e bisogna farlo conoscere, sostenerlo, perché la gente possa sentirsi vicino a lui durante i GP!