(Più) di sette domande a Silvia Nicolis

Silvia Nicolis “figlia d’arte” che ha preso saldamente le redini del Museo Nicolis  con competenza, intelligenza e simpatia .

Ascoltandola, respiri olio del motore, doppiette del cambio, rombo motoristico e passione

tutta  automobilistica: sapori e saperi di ieri che arrivano intatti fino a noi .

Una intervista sorprendente per contenuti automobilistici, e non solo.

Una chicca per appassionati di auto d’epoca e per chi leggendola lo diventerà.

https://www.museonicolis.com

a questo link ci sono diverse foto del Presidente, Silvia Nicolis.

1- La sua prima auto, un aneddoto …

La mia prima vettura è stata proprio la Cisitalia 850GT Abarth del 1963 esposta al Museo Nicolis.
Appena fresca di patente, a 18 anni, mio padre mi disse che per imparare a guidare un’auto era necessario fare pratica con una vettura come questa, perciò mi affidò questa vetturetta come unica opzione: cambio meccanico e zero comfort. Lì per lì rimasi delusa, perché ambivo ad una utilitaria moderna come quella delle mie giovani amiche, non fu assolutamente banale condurre un’auto degli anni ’60 con tutte le attenzioni che richiedeva, ma giorno dopo giorno imparai a prendermene cura, a distinguere rumori e “profumi” (freni, frizione, olio, benzina ecc) tipici degli oggetti vissuti.
Scattò la scintilla e un po’ alla volta me ne innamorai, proprio come succede nelle autentiche relazioni affettive.

2- In viaggio con suo padre. Un accadimento,  un imprevisto, o semplicemente un ricordo  …

I viaggi più belli fatti con mio padre furono senza dubbio quelli a Parigi con destinazione “Retromobile”, la rassegna più famosa al mondo per gli appassionati di auto d’epoca. Era un appuntamento imperdibile in cui ritrovavamo tutti gli amici e conoscenti, ma iniziavano anche nuove relazioni internazionali molto effervescenti. Erano giorni dedicati interamente alla ricerca di pezzi di ricambio o di “tesori” apparentemente insignificanti che pochi sapevano riconoscere. Era un’epoca in cui ancora ci si stringeva la mano per accordarsi, ci si scambiavano segnalazioni a vicenda e la sera si cenava tutti insieme per condividere passione, amicizia e un buon bicchiere di vino. Qualche ora di riposo e l’indomani ancora immersi tra gli stand o a camminare per ore nei mercatini limitrofi. Ebbi la fortuna di conoscere e frequentare i massimi esperti del settore provenienti da tutto il mondo, da cui imparai tantissimo. Molti di loro non ci sono più, ma io conservo nel cuore tutta l’energia, il sapere e l’esperienza che ho respirato e vissuto con grande trasporto e gioia.

3 – Guidare un’auto del passato, è come fare un viaggio nel tempo …cosa sceglie oggi ? 

Scelgo la Fiat 1100 Sport Barchetta MM  del 1948, una vettura che corse la Mille Miglia storica. Un tuffo nel passato è obbligatorio, se non altro per il fatto che si guida “a cielo aperto” in totale armonia con l’ambiente esterno: il vento tra i capelli, l’adrenalina addosso e l’attenzione al massimo tra doppiette, ventola di raffreddamento, udito ed olfatto sempre attivi per cogliere in tempo qualsiasi imprevisto. Il rituale è d’obbligo, pochi immaginano quante ore di preparazioni ci siano per la messa in strada di un’auto d’epoca di questo periodo. In primis una sorta di “tagliando” obbligatorio che facciamo sempre per verificare lo stato generale dell’auto, poi una minuziosa pulizia esterna ed interna (intendo anche del vano motore) ed infine la parte pratica che è quella del test drive su strada. E’ proprio in questo momento che ti batte forte il cuore perché inizi ad immaginare i piloti che si sono seduti su quel bolide, le strade che ha percorso e i ti dimentichi di tutto anche del XXI secolo perché stai vivendo negli anni ’50 e quasi quasi ci vorresti rimanere.

4 – La prima auto collezionata da suo padre, o quella cui era più affezionato

Abbiamo sempre indicato la Cottereau del 1903 come primo restauro seguito da lui personalmente. E’ la scultura in bronzo che accoglie i nostri ospiti all’ingresso del nostro Museo con a bordo lui e mamma Renate. Ho ricordi molto vivi di Silvia bambina in officina con papà a lucidare i grandi fanali in ottone e tutti gli altri particolari. Mio padre era molto affezionato a questa vettura, perché rappresentava un minuzioso manufatto artigianale, un’opera d’arte, oltre ad essere una delle prime vetture circolanti su strada della storia. Per questo la scelse come suo personale ricordo

5 – Invita a cena dei piloti o dei personaggi del mondo dell’automobile di ieri e di oggi. Chi sceglie ? Che posto gli riserva a tavola ? Un menu particolare ? 

Non ho dubbi, ne vorrei solo uno: Tazio Nuvolari. Per me è una sorta di “essere mitologico”, un genio temerario nato per domare un’automobile in qualsiasi condizione. Una vita vocata al rischio ma anche alla tenacia ed alla resilienza. Tanto ottenne dalle automobile e tanto patì nelle sue vicende personali.
Lo metterei al centro di una lunga tavolata imperiale, tra i filari in vigna, con lucine e candele, una leggera brezza e i suoi racconti che lasciano tutti i commensali a bocca aperta, compreso quello della Coppa Vanderbilt che esponiamo al Museo. Raccontando un aneddoto della sua infanzia pare che abbia fatto questa affermazione «Quel giorno smisi di aver paura delle cose e della paura stessa». Vera o no, è una citazione che tengo sempre presente.
Ovviamente servirei il celebre risotto alla pilota, di cui pare andasse ghiotto.

6 – E dietro la curva …?

Dietro ad una curva trovo sempre un nuovo panorama, prospettive diverse che mi ricordano che pure la mia vita è fatta di sfumature ed imprevisti, a volte semplici, a volte complessi, ma lo sguardo lo tengo sempre alto e dritto verso l’orizzonte.

7 – Un sogno automobilistico nel cassetto del Museo … un viaggio che non ha ancora fatto con una delle sue auto, una competizione storica, una acquisizione che vorrebbe fare …

Rispondo sempre “non ho un sogno nel cassetto, ma un cassetto pieno di sogni”! L’elenco è davvero lungo, non riesco a scegliere una sola esperienza da fare perché ognuna è diversa, posso dire che amo gli eventi ambientati, ancora meglio se in costume come Goodwood. Ho una particolare passione per gli anni ’20 e amo molto tutto ciò che li evoca. Anche i ’50 e ’60 mi piacciono, in particolar modo le suggestioni della Dolce Vita.
Per le acquisizioni non ho particolari sogni, mi accontenterei di valorizzare sempre al meglio tutte le nostre collezioni, solo le auto sono 200. Sarebbe il più grande successo.

8 – Il design di auto più bello del museo, c’è un’auto che lei predilige ?

Il mio preferito è quello dell’Alfa Romeo 1750 GTC Castagna del 1931, racchiude in se il massimo del design, della tecnica e dell’eleganza che un’automobile poteva rappresentare. Ancora oggi ritengo le Alfa Romeo di quel periodo tra le auto più belle di sempre.

9 – “Salga Nicolis …”quella volta che le han detto o quando lei ha detto a qualcuno:” salga…”

La mia vita è scandita da “salga”, sono più le volte che l’ho detto io (ahah) ed ogni volta che faccio salire un uomo sulla mia auto d’epoca noto un mix tra preoccupazione e compiacimento. Per fortuna poi si rilassano e diventa pure divertente.
“donne e motori…. “ è  una leggenda sfatata. (ahahah)

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