Chi salverà l’automobilista prigioniero nella jungla dei pedaggi autostradali?

Chi si è messo in macchina durante le vacanze, chi ha programmato week end e viaggi mordi e fuggi, si sarà accorto che la rete autostradale italiana è un grande cantiere aperto. In numerosi casi avrà scoperto caselli obsoleti, carreggiate strette, asfalti consumati, rallentamenti per cantieri fantasma, dove nessuno era al lavoro, e, in alcuni tratti, la mancanza di una corsia d’emergenza.

La sorpresa per chi usa il Telepass, però, è arrivata a fine agosto con l’addebito dei pedaggi da pagare. E molti automobilisti hanno scoperto una giungla di tariffe differenti degna di un paese del terzo mondo. La richiesta dell’aggio per chilometro infatti è inspiegabilmente molto differente da un’autostrada all’altra. Al punto che una cifra che appare un vero affare sono i 41,90 euro sborsati per i 563 km dell’A1 Roma-Milano, pari a poco più di due centesimi a km. Perché chi ha percorso altre tratte potrebbe sentirsi rapinato. Pazzesca la Milano-Torino, sull’A4, che costa 18,50 euro per percorrere una specie di rettilineo da 121 km: la bellezza di 15 centesimi al km, contro i due centesimi della Milano-Roma, più di quanto si spende di carburante usando una vettura neanche tanto risparmiosa, come una Lexus Ux ibrida da 228 cavalli, alla quale bastano circa sette litri di verde per fare più di 120 km, con una spesa di circa 12 euro. Sulla camionabile della Cisa, l’A15, che collega Parma a La Spezia, curve e tornanti impongono una gabella di 13,60 euro per 108 km, con una media di 13 centesimi per km.

E che dire dei 217 km dell’autostrada tra Milano e Courmayeur? Che costano un botto! 36,60 euro, cioè quasi 17 centesimi al km. Ma il tratto che fa veramente “inca..are”, è quello dell’A36, la Pedemontana Lombarda, che unisce Lentate sul Seveso a Gallarate. 21,8 km per un gettone di percorrenza che vale l’incredibile somma di 4,72 euro, pari a 22 centesimi per km. Soldi spesi per un’autostrada che non ha neanche i caselli, perché si paga on air.

Ora, senza invidiare paesi come la Germania, dove le autostrade non si pagano e offrono servizi di primissima categoria: bagni rigorosamente puliti, zone per il picnic ben organizzate e autogrill di ottima qualità, impensabili da trovare sulle autostrade italiane a pagamento. O l’Austria e la Svizzera, paese nel quale si compra con 40 franchi svizzeri la Vignette, che vale 14 mesi di su e giù per tutte le autostrade elvetiche. Una cosa allora bisogna dirla con chiarezza: una bella, approfondita revisione dei pedaggi, partendo da una cifra al chilometro omogenea e giustificabile, non sarebbe solo opportuna ma assolutamente necessaria.

Soprattutto perché le autostrade del nostro paese, belle o brutte, corte o lunghe sono costruite, forse con un paio di eccezioni, con i soldi delle tasse degli italiani, per risolvere i problemi di mobilità degli italiani, non per mungerli come vacche al pascolo. O, peggio, costringerli ancora a non usare le autostrade al volante di un’auto elettrica, semplicemente perché le colonnine di ricarica sono mosche bianche.

1 commento
  1. GIUSEPPE BONOLLO
    GIUSEPPE BONOLLO dice:

    Grazie per avere messo in evidenza questa situazione scandalosa. Da quando è caduto il ponte Morandi, per me che viaggio almeno una volta alla settimana (andata e ritorno) sulla tratta Livorno-Genova-Torino, la trasferta è diventata un viaggio della speranza. Ho registrato velocità medie su tratti autostradali dopo 2-3 ore di viaggio simili a quanto avrei fatto sulla Aurelia, ma pagando un pedaggio tra i più cari in assoluto. Senza dimenticare lo stress dovuto a code e salti di carreggiata. Il tutto completato dalla assoluta mancanza di ripetitori per telefonare nelle gallerie. Ultimamente anche la Cisa è diventata una lotteria. E’ come se chi paga il biglietto di un treno ad alta velocità, ricevesse il servizio di un treno locale. Dopo la famosa estate in cui Striscia la Notizia attirò l’attenzione su questo problema, quanto meno in Liguria, tutto è passato nel dimenticatoio. Assenza totale di chi dovrebbe controllare (Stato e suoi Enti), e cittadini (utenti) trattati come dei vassalli che si devono adattare a qualsivoglia livello di servizio.

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