Sale la produzione industriale dei mezzi di trasporto, in attesa di una …”Nuova Mobilità”

Nell’Italia dove si esulta ai numeri preceduti dallo «zero virgola», c’è un settore che da un po’ di tempo propone dati di crescita a due cifre.
È quello della produzione industriale relativa ai mezzi di trasporto che, in settembre, ha messo a segno un +23,2% sull’analogo mese del 2014, mentre per gli autoveicoli l’incremento è risultato addirittura del 53,1%.
Dunque, è soprattutto grazie alla ripresa dei mezzi di trasporto che l’indice destagionalizzato della produzione industriale, in settembre, ha fatto registrare un incremento del 2% sullo stesso mese del 2014.
Nei primi 9 mesi dell’anno, inoltre, come attestano i dati di Anfia, la produzione di vetture in Italia è salita del 69%, superando le 493mila unità, circa 200mila in più rispetto al periodo precedente.
Oltre alla ripresa della domanda interna, con la chiusura delle immatricolazioni a +15% nei primi 10 mesi, ha inciso su questo trend soprattutto l’export, in rialzo del 118% tra gennaio e settembre.
Questi dati, ben distanti da quelli con lo «zero virgola» che mandano in brodo di giuggiole il premier Matteo Renzi, rappresentato la riconferma della centralità del settore automobilistico per un Paese, soprattutto quando si sono creati i presupposti affinché le fabbriche possano lavorare, senza intoppi, in base a precisi accordi sottoscritti tra le parti.
Il ciclone «dieselgate», seguito alle ammissioni di responsabilità del Gruppo Volkswagen a proposito dei test truccati sulle emissioni, ha intanto scatenato un’ondata di ostilità sul settore.
Il fatto, gravissimo, che ha tradito la fiducia dei clienti verso il Gruppo e segnato l’immagine dell’azienda (e di riflesso del settore), è stato accolto con gioia da chi non vede l’ora che sia celebrato il funerale della mobilità a motore. Come se l’auto fosse la responsabile di tutti i mali del pianeta. E come se questo settore non avesse mosso un dito per cercare di migliorare l’efficienza e la sicurezza dei veicoli. Se poi, com’è accaduto, qualcuno ne approfitta, e per apparire il più bravo e il più forte di tutti si mette a truccare le centraline, questa è un’altra storia, un capitolo che deve restare isolato.
L’auto a idrogeno, l’auto elettrica, l’auto ad aria compressa esistono da tempo, mentre siamo già entrati nell’era della guida autonoma.
Le infrastrutture, invece, restano al palo: l’Italia ha un anno di tempo per presentate un piano sull’idrogeno, le colonnine di ricarica elettrica scarseggiano e si attende chiarezza sulle tariffe da applicare, non c’è in Europa uniformità su spine e prese. Con il «dieselgate», a questo punto, le istituzioni, tutte, perdono ogni alibi e sono obbligate a cogliere l’occasione per accordarsi sullo sviluppo omogeneo della «Nuova Mobilità» tanto sbandierata.
E occhio a non punire ulteriormente il settore con norme restrittive impossibili da rispettare. Si guardi ai reali progressi green e ci si ricordi a quante famiglie l’auto permette di vivere.

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