Sette domande a Beppe Verri

Il contesto : 

Costa Azzurra, bar, rallysti e ragazzi della costa, artisti e viveur mescolati insieme con naturalezza a gente comune, si era tutti di lì, e tutto sembrava normale. 

Al Bar di Daniele, 2 amici: Stefano e Beppe, navigatore e pilota, tra avventure di costa e di entroterra, tra storie di frontiera e di prove speciali.

Un unico comun denominatore: i sogni. 

Leggiamo cosa dice oggi  Stefano Maccario di Beppe Verri, il suo pilota di allora, accompagnandoci in una sorta di viaggio nel tempo, un come eravamo senza saperlo, un tuffo nel passato che ha il sapore di una madeleine di Proust, che non è Prost, ma nel suo genere è un campione del mondo… 

Ecco la presentazione per interposta persona. 

“Sicuramente molte persone conoscono Beppe meglio di me: persone che condividono la sua presenza da lungo tempo e lo frequentano tutt’ora assiduamente (prima fra tutti la sua innamoratissima e simpaticissima moglie!).

Per me lui è stato, ed è ancora, un grande amico dell’adolescenza e dell’età adulta, nonostante una frequentazione sempre più diradata; ma soprattutto è stato il mio “compagno” nella più bella avventura della mia vita (mi perdoni la mia consorte).

Per me Beppe è la personificazione della positività, della serenità, del fair play, e soprattutto della “calma olimpica”, nell’accezione più ampia.

Per questo la sua vicinanza, nei momenti di frequentazione continuativa, ha sempre avuto su di me l’effetto di una iniezione di ottimismo, di cui sono cronicamente deficitario, e di piacere nel vissuto quotidiano.

Come pilota di rally, come suo poco dotato navigatore, posso affermare che non mi sono mai trovato a dubitare della mia scelta o ad avere timore di sedermi accanto a lui nel corso delle prove speciali: semplicemente mi fidavo di lui e del suo equilibrio 

(sì, siamo caduti da una scarpata, ma non era colpa sua!). 

Tutto ciò grazie alla sua tranquillità, associata ovviamente ad un’ottima precisione di guida!”

1- La tua prima auto, Beppe 

Accidenti che bei ricordi mi fai rivivere, parlo del periodo dal 1968 al 1975, i miei vent’anni.

Il mio grande amore era il tennis, dove ho ottenuto dei buoni risultati a livello nazionale giocando oltre che per il Bordighera Tennis Club anche per il Cus Genova e il T.C. Monviso di Torino, ma parallelamente avevo la passione per i Rally.

Al compimento dei diciotto anni mio padre mi regalò la Mini Cooper S rossa col tetto nero, assetto da corsa e cerchi larghi, favolosa.

2– Un pezzo di costa racchiuso tra 2 rally: Sanremo e Montecarlo. Questo fa sì che ci fosse un microclima favorevole alle corse e ai campioni…

Tra Bordighera e Sanremo si respirava una atmosfera incredibile per le corse, punto d incontro era il bar Daniel’s a Bordighera, gestito dal mitico Daniele Audetto, poi avevamo a pochi Km. i due più importanti Rally del mondo, il Montecarlo e il Sanremo quindi in tutti gli ambienti si parlava di corse.

Da spettatore quante notti passate sul leggendario Turini e sulle prove speciali del Sanremo, con la convinzione che un giorno questi due rally li avrei fatti anch’io, e cosi è stato.

Ho fatto quattro anni di gare con un Fiat 125S con il mio carissimo amico Stefano Maccario come navigatore, il nostro primo rally è stato le Valli Imperiesi e andammo anche a premio in Gruppo 1.

Bellissimi ricordi dei tre rally di Sanremo, sopprattutto i primi due, quanti notti passate a provare per scrivere le note e poi il giorno dopo al bar di Daniele con gli amici della Scuderia delle Palme a confrontarci.

Grande emozione alla partenza del primo Sanremo, iniziava un sogno, purtroppo dopo due giorni quasi a metà gara rompiamo la guarnizione della testata e ci siamo dovuti ritirare, e non andavamo per niente male, peccato.

3 – La partenza più emozionante 

Montecarlo.

Una volta sola, nel 1973 un mio amico  che non aveva mai fatto gare ma era appassionato di corse mi disse: mi è appena arrivata la nuova macchina l’Alpine Renault A110 facciamo il Montecarlo e guidi tu?

Era impossibile dire di no!

L’ Alpine A110 dominava da anni i rally infatti quell anno vinse il Monte.

Un avventura straordinaria.

Alla partenza nella piazza del Casinò mi sembrava di sognare, nella prima parte detta “marcia di avvicinamento” si partiva da varie capitali europee e durava 3 giorni, noi partimmo da Montecarlo siamo andati fino ai confini con la Spagna e siamo ritornati a Montecarlo.

Tutto bene, quindi ripartenza per le mitiche prove speciali, tantissima neve e dopo due giorni arrivammo alla prova speciale del Burzet, montammo le gomme con 700 chiodi, la strada sembrava una pista da bob, cadde una slavina sul percorso della speciale passarono i primi 50 e tutti gli altri a casa, fine del Monte.

4 – La tua prova speciale del cuore

Nei miei quattro anni, molti rally importanti e minori, tanti ricordi in modo particolare dei rally dell Isola d’ Elba e del 4 Regioni, però se devo dire qual è stata  la mia prova speciale del cuore penso al Sanremo, il mio rally di casa all’epoca praticamente tutte le prove speciali erano sullo sterrato, mi viene subito in mente Ciaxe-Gouta.

5- Quella volta che ti han detto…

Il Rally indimenticabile che ancora oggi sogno è  il Marocco.

All’epoca i due rally piu massacranti e difficili al mondo erano East African Safari e il Marocco.

Anche in questo caso un mio amico rallista molto bravo che aveva ottenuto risultati importanti un giorno mi disse : “Beppe andiamo a fare il Marocco?” .

La mia risposta “Amedeo ma tu sei matto da legare e poi con che macchina?”

Negli anni precedenti erano arrivati alla fine della gara 4 /5 macchine, le altre praticamente distrutte, un percorso pazzesco, tutta una pietraia e deserto.

Ebbene abbiamo fatto il Marocco con un Fiat 125s in affitto con  2.000 km preparata in fretta dal nostro meccanico amico Salvetti, siamo partiti di corsa perché in ritardo,  alternandoci alla guida fino a Casablanca e li siamo andati alla FIAT dove praticamente ci hanno rifatto la macchina in mezza giornata.

Ed ecco che arrivo in FIAT, la squadra ufficiale Lancia con Daniele Audetto direttore sportivo, che contento e stupito di vederci ci chiese chi ci avrebbe fatto assistenza, risposta nessuno, siete completamente pazzi e gentilmente ci ha offerto di fermarci ai punti della Lancia, se quando passiamo c’erano ancora.

Gara pazzesca, percorso che non aveva uguali con niente al mondo, prove speciali folli e proprio in una di queste speciali 450 km in pieno deserto, dopo 3 giorni di gara eravamo completamente disidratati, in tre giorni avevamo mangiato tre panini e bevuto poco.  Il mio amico che guidava si senti’ male, ho finito io la tappa, siamo arrivati a Marrakech e ci siamo dovuti ritirare.

6-Fantasy dinner:  chi inviti a cena di campioni di ieri o di oggi? 

Inviterei a cena Sandro Munari, che era il mio mito di quando avevo 18 anni, per parlare dei rally dal 1970 al 1975: un altro mondo, la macchina che aveva più cavalli ne aveva 160, le gare erano tutte sullo sterrato, un atmosfera straordinaria che mi ha lasciato un ricordo bellissimo

7- E dietro la curva ?

Dietro la curva nel  periodo delle gare vedevo sempre  positivo,  la consapevolezza di fare le cose che mi piacevano, la fortuna a vent’anni di essere felice e sereno ed avere al mio fianco persone straordinarie, amici veri coi quali abbiamo condiviso un periodo irripetibile.

Ps. E per chi se li fosse persi:

https://autologia.net/sette-domande-a-stefano-maccario/

https://autologia.net/piu-di-sette-domande-a-daniele-audetto/

 

2 commenti
  1. beppe verri
    beppe verri dice:

    Grazie Stefano per tutto quello che hai scritto di me, che tu fossi una persona speciale l ho sempre saputo,nei 3 anni che abbiamo fatte gare non abbiamo mai avuto un diverbio o una discussione tu molto preciso e ordinato e compensavi il mio disordine,veramente quelli che ho passato con te prima nelle prove poi nelle gare sono stati i periodi piu belli della mia vita,rimane una amicizia vera e profonda.Un grande abbraccio

  2. Stefano Maccario
    Stefano Maccario dice:

    Grande Beppe e grandi ricordi!
    Il racconto del tremendo rally del Marocco evidenzia (in parte) le caratteristiche dell’uomo
    La leggerezza (non incoscienza: leggerezza consapevole) con cui affrontó un’impresa da tutti considerata folle
    In più, nel racconto del ritiro dalla corsa, Beppe evita con modestia di dire, che, a fronte delle sofferenze del povero Gerbino, lui in realtà mantenne sempre uno stato di apparente benessere e indifferenza alla canicola! Io me lo immagino sempre così imperturbabile!

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