Sette domande a Stefano Maccario

Oggi parliamo di costa, oggi parliamo di gusto, di gusto della giovinezza, di “madeleine” costaiole e libere.  

Siamo negli anni 70-80, tra Sanremo e Montecarlo, e parliamo di rally.  

Nasce da una mail a Stefano Maccario, ventimigliese spiaggiato a Torino, medico eccellente, ragazzo della costa nell’animo, oggi che più torinese non si può (chissà cosa penserebbe di lui lo Stefano di allora …)

La mail recitava così: 

“Vorrei dare alle domande il tono della conversazione amichevole, rievocare luoghi, persone, personaggi, aneddoti …tu eri del Tyffany o del Daniel bar?
Rivivere certe atmosfere della sera quando ci si chiedeva: “stasera vai a provare e dove vai” ?
Mi farebbe piacere, se ci riusciamo, di far respirare di nuovo quell’aria e quell’atmosfera.  

Le sigarette spente prima di andare a provare. L’ultimo caffè.

Un mondo di soli uomini con poche donne. Sempre legato ai motori. 

Quello che hai vissuto tu. Con leggerezza e senza peso.  Risposte lunghe o brevi, non importa. 

Sentiti libero “ 

La mail di risposta arriva e ha questo tono: 

“Non vorrei provocarti un attacco anginoso! Ma, ebbene sì: ti invio le ormai mitiche risposte (senza le quali ovviamente la tua vita non avrebbe più avuto ragioni valide per proseguire 🤣)

L’imperdonabile ritardo nella risposta, ma non voglio farla più grossa di quello che sembra, è dovuto al fatto che questi ricordi, tra i più belli della mia vita, dopo tutti questi secoli passati, dopo l’evoluzione inesorabile del mio modo di vivere e delle aspettative che questa vita mi offre ora, a confronto con quei tempi di “spensierata fanciullezza” (che poi così spensierata anche allora non lo era sempre, anzi!), questi ricordi dicevo, riescono a provocarmi qualche fitta di dolore esistenziale che mi rende difficoltoso riesumarli.

Ma sono in realtà tutte belinate da “canizie vituperosa”, per cui avanti! “

1 – Un pezzo di costa racchiuso tra 2 rally: Sanremo e Montecarlo. Questo fa sì che ci fosse un microclima favorevole alle corse e ai campioni… come lo spieghi?

Prima di rispondere devo fare una premessa: io mi riferisco sempre ad un periodo che è passato da tanto (troppo!) tempo.

Onestamente per quello che ne so, ai nostri giorni lo sport più praticato in queste zone potrebbe essere la mountain bike, visto che, dopo aver abbandonato la mia promettente carriera di navigatore, ho anche perso gran parte dell’interesse per questo splendido sport.

Prima però, la passione per i rally non saprei neppure dire come sia nata.

Il fatto è che già ben prima di poter guidare un’ auto l’argomento più importante tra me e i miei amici era quello

E quando dico rally parlo di sterrati (San Remo) e strade tortuose innevate (Montecarlo): forse è un fenomeno uguale a quello che in Romagna trasforma tutti i ragazzini in piloti di moto.

Per noi il sogno era affrontare quelle mitiche prove speciali, e la realtà arrivare con fatica in zone impervie per vedere quei marziani far intraversare la macchina per affrontare una curva.

Ma poi non sono sicuro che questa passione fosse condivisa da tutti i ragazzi della mia età: io vivevo in una specie di “guscio” circondato dagli amici più cari.

2 – Dei ricordi tuoi di rally di Montecarlo e rally di Sanremo (o di rally in generale). O di riti legati a questi eventi …

I miei ricordi non mi sembrano più neppure miei: come ripensare a storie fantasiose su posti che non esistono più!

Per quanto riguarda Montecarlo o San Remo il ricordo più vivido che mi è rimasto è la spedizione al col de Turini per vedere la mitica prova speciale.

Due o tre Km a piedi in salita per arrivare alla postazione ideale, una notte passata infilato in un buco scavato nella neve, e poi sentire quel rumore sordo dei turbo che si avvicinava e, nel buio totale, vedere quei fari e quegli ectoplasmi di auto scivolarti davanti, senza gas per affrontare la curva, quindi nel silenzio più totale per poi ripartire con quel rombo che mi vibrava nello stomaco.

Ma di quel giorno, il ricordo più bello è, quando alla fine della nottata, io e il mio amico Beppe (il mio futuro pilota) siamo scesi a Montecarlo e in un’alba soleggiata abbiamo visto arrivare e trionfare il grande Sandro Munari (era l’anno in cui la Lancia HF di Munari sconfisse le 3 Alpine Renault ufficiali, considerate, dai francesi ovviamente, imbattibili!)

3 – Le serate sulla costa quando si andava a provare

Il ricordo non è eroico ma piuttosto comico!

Sono le prove del Rally di San Remo (quell’anno si chiamava Rally d’Italia perché accorpava anche quello di Piacenza).

Le nostre valli erano piene del rumore dei motori dei muletti che provavano le speciali.

Anche noi facevamo le prove: Beppe, io e il solito amico appassionato, in veste di zavorra, partiamo col nostro muletto alla sera: una 127 affittata alla Hertz di San Remo!

Partiamo baldanzosi verso i colli imperiesi dopo aver caricato la macchina di attrezzi, tanica di benzina ecc.

Purtroppo però il nostro aspetto e comportamento insospettisce l’impiegato della Hertz che, immaginando il solito colpo della banda di ladri di auto affittate, avvisa la polizia.

Per cui dopo meno di mezz’ora due abbaglianti e una luce azzurra lampeggiante ci intimano di fermarci.

Sorvolo sul proseguimento, aggiungendo solo che una telefonata a casa del padre di Beppe che giura che quel figuro è suo figlio , ci lascia liberi di ripartire impuniti per le prove.

4 – La tua strada del cuore o la tua prova speciale del cuore

Tralascio la mitica Ciaixe-Gouta, che a quel tempo tutti noi abbiamo provato cronometrando il tempo e che io e Beppe non siamo riusciti a fare per ritiro precedente, ma che abbiamo provato comunque con la nostra (unica) auto da gara scontrandoci in curva non ricordo con chi su HF ufficiale, che non capiva la nostra disperazione, visto che “tanto è il muletto no?”

La mia prova speciale del cuore però, che faceva parte del mio Rally del cuore, l’Elba, è il Volterraio.

Una strada in ghiaino che passava e ripassava per un quadrivio che si chiamava Padreterno (sic), tutta a strapiombo su panorami da vertigine che, a differenza delle altre strade del Rally, ti consentiva (rischiando!) una velocità considerevole.

Fantastica la prova e fantastico il ricordo!

5 – Quella volta che tu … un ritiro, una vittoria, una partecipazione, arrivare o partire, un ricordo tuo di un rally cui hai partecipato 

Ritorno a parlare del Rally dell’Elba: quell’esperienza fu veramente incredibile e penso attualmente irripetibile.

Seicento Km di Rally su uno scoglio nel Tirreno, sfruttando qualunque superficie (più o meno) percorribile, compreso un guado di un torrente e una spiaggia sabbiosa.

E poi l’ambiente, il cameratismo tra piloti, ufficiali e non, tutti a ritrovarsi a mangiare “Da Panino” a pranzo. E infine la partecipazione della popolazione, festosamente coinvolta dall’evento (un ricordo: come al solito ci perdiamo nelle prove e chiediamo a una vecchietta dove si trovi la tal località e lei, con quei due denti rimasti ci dice “dove c’è la prova speciale?).Ricordi (quasi) indimenticabili come pure quello della nostra conclusione della gara. E’ mattina presto, stiamo scendendo da Marciana Alta a Marciana Marina su uno sterrato a strapiombo sulle vigne, siamo rilassati perchè è appena finita una speciale, niente casco niente cintura. Improvvisamente si buca una gomma e la macchina tira tutta a sinistra, ma la strada è larga come l’auto, per cui ci cappottiamo cadendo giù da un muretto e ci fermiamo addosso a due viti. Usciamo dal finestrino controllando eventuali contusioni e ci accorgiamo che le due viti hanno fermato la caduta della macchina in uno strapiombo di 50 metri! Questo è veramente un ricordo indimenticabile, a cui si aggiunge il fatto che per tirare su la macchina sono occorsi una ruspa e un carro attrezzi, vista la ristrettezza della strada. Tre giorni di tempo e la notizia che fino ad allora nessuno ha dovuto ricorrere a simili sforzi per liberare una vettura uscita di strada!

6- Il navigatore. Che qualità, che caratteristiche deve avere? Intanto è già un bel concetto: il navigatore … 

A mio parere la qualità più importante per un navigatore è essere di stomaco forte. Leggere le note, girarsi per raccogliere oggetti ecc. mentre il compagno si intraversa a destra e a manca, metterebbe a dura prova la resistenza anti emetica di chiunque. In quel senso io ero un ottimo navigatore! Mai patito il mal d’auto anche ripartendo dopo un lauto pasto.Altra qualità è quella di fidarsi ciecamente del pilota: essere convinto che sei con la persona giusta e non cadere nella trappola di ritenere che “quella curva l’avrei presa diversamente”. Non dimentichiamo poi l’umiltà: tu non sei uno dei tanti che potrebbe stare accanto al campione, non devi essere invidioso di chi è al volante. Per tutta la mia breve carriera corsaiola io mi sono sempre sentito parte importante di un’equipe, formata da me e da un grande amico. E ho la pretesa di pensare che anche per Beppe fosse lo stesso. Per il resto, più o meno bravi lo si diventa, le qualità innate contano fino a un certo punto: nel mio primo Rally (con un altro amico) dopo le prime due note non ho più capito nè dove fossimo nè dove andassimo!

7 – Campioni di ieri che vuoi ricordare, campioni locali poi diventati o che non sono diventati … 

Ovviamente il pensiero dovrebbe andare al “Drake” Munari, mito del periodo del mio avvicinamento ai Rally. Io però ho sempre avuto come riferimento Amilcare Ballestrieri, mio conterraneo e, tra l’altro vincitore di molte gare. Per conto mio, Amilcare è stato uno dei più forti piloti su sterrato del mondo e, chiedo scusa a Munari, sicuramente il miglior pilota in assoluto a guidare una Fulvia HF! La tecnica dei “due pedali”, che consiste nell’affrontare le curve schiacciando freno e acceleratore per correggere il tremendo effetto sovrasterzante del “tutto avanti”, l’ha inventata lui e vederlo intraversare la macchina a destra e poi a sinistra per entrare in una curva a sinistra ti faceva venire la pelle d’oca. Inoltre è sempre stato una persona di grande umanità e umiltà (ha 86 anni e poco tempo fa era ancora in forma). La sua convinzione di dover tirare il mezzo al massimo delle sue possibilità gli ha permesso grandi successi ma gli ha anche assegnato la nomea di “sfasciacarrozze”: fatto che, penso, lo ha lasciato un po’ fuori dagli ambiti che avrebbe meritato!

4 commenti
  1. Renato Ronco
    Renato Ronco dice:

    Caro Stefano, era proprio Verri il tuo pilota e ricordo benissimo quella vostra Fiat 125 che andò perfino al Rally del Marocco. Certo, l’eta’ era giustamente quella di Ballestrieri che seppur acciaccato è sempre un “grande”

  2. Stefano Maccario
    Stefano Maccario dice:

    Lascio un commento non per aprire un dibattito ma principalmente per ringraziare Renato Ronco delle parole di apprezzamento! Ovviamente su sottosterzo e sovrasterzo ha ragione lui! Io intendevo chiaramente dire che la HF “tutto davanti” tendeva a allargare la traiettoria con il muso ma (e ancora che mi ricordi i termini!) la mia scarsa memoria mi ha fatto sbagliare la terminologia!
    Riguardo agli 86 anni, veramente mi riferivo a Amilcare Ballestrieri, ma potrei sicuramente sbagliarmi!😂
    Il “pilota” era solo un po’ meno pellegrino di me e si chiamava Beppe Verri (e penso che Ronco lo conosca) e ha fatto qualche altro Rally dopo la mia “dipartita”
    Scuderia delle Palme (ma anche qui magari mi sbaglio) ce lo aveva appiccicato Salvetti perché ci aveva preparato il 125 (parolone)
    Comunque ancora grazie a Renato per aver letto e verosimilmente apprezzato il mio racconto: considerando che sicuramente lui ha ricordi più importanti e più vivi di me!

  3. Stefano Maccario
    Stefano Maccario dice:

    Lascio un commento non per aprire un dibattito ma principalmente per ringraziare Renato Ronco delle parole di apprezzamento! Ovviamente su sottosterzo e sovrasterzo ha ragione lui! Io intendevo chiaramente dire che la HF “tutto davanti” tendeva a allargare la traiettoria con il muso ma (e ancora che mi ricordi i termini!) la mia scarsa memoria mi ha fatto sbagliare la terminologia!
    Riguardo agli 86 anni, veramente mi riferivo a Amilcare Ballestrieri, ma potrei sicuramente sbagliarmi!😂
    I
    Comunque grazie ancora

  4. Renato Ronco
    Renato Ronco dice:

    Due piccole correzzioni: Munari di anni ne ha 82 ( come me) e la Fulviasi guida a 2 pedali per contrastare il sottosterzo. (ne ho una ).Per il resto è una bella “fotografia” di un’epoca stupenda ed irripetibile. Chi era il pilota di Maccario? Ho visto in foto una scritta Scuderia delle Palme e quindi mi interessa.

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