Sette domande a Federico Bonenti

Uno spezzino a Torino ( …fa già strano trovare uno spezzino a Torino ), Federico Bonenti è un navigante poco navigato nel mare magnum della comunicazione.

Eh già … Spezia, da porto delle spezie, la meno ligure delle città di Liguria.

Una piccola Torino, grazie a un impianto urbanistico rigoroso e squadrato, molto sabaudo.

Giocatore d’azzardo quando serve, Federico ha il candore di un ragazzo della costa cresciuto con il mare davanti, da cui è salpato per le pianure del mondo:  Milano, Irlanda ,Torino.

“Mi sento a casa a Torino anche perché la farinata è buonissima, e a differenza delle altre città italiane, non rimpiango quella di Spezia. “

Oggi Spezia in effetti è più nota per la sua squadra di calcio, di cui Federico è tifosissimo, altro che Arsenale, opera magna del Generale nonché’ Architetto Domenico Chiodo, altro che  base navale naturale, Golfo dei poeti, luogo di turismo torinese con lungomare balneabile a fine 800 … altro che “x mas” di fascistica memoria, altro che farinata, OTO Melara e armi belliche …

just footba ll!

Ascoltiamolo, bella la teoria dell’elastico…

1 – LA TUA PRIMA AUTO

Una 500 bianca targata Trento, della mia nonna paterna. Utile per andare in trasferta a veder lo Spezia, soprattutto per le partite più calde.

2 – IN VIAGGIO CON TUO PADRE E IN VIAGGIO CON TUO FIGLIO. SIMILITUDINI E DIFFERENZE

È un accostamento che faccio anche involontariamente, quando viaggio con mio figlio.

La mente mi riporta sul sedile posteriore di un’Alfetta bianca nel cuore degli anni ottanta.

Ricordi che sanno di nebbia, puzza di concime in pianura padana, tortellini in brodo di un’antica osteria di Piadena (CR), profumo del pane e salame di un bar che non c’è più a Nozza (BS).

E ancora accelerazioni cardiache per una straordinaria Kim Basinger sdraiata sul cartellone davanti alla “Golden Lady” di Castiglione delle Stiviere (MN), il Lago di Garda e quel “Gardaland” che se ne stava nascosto sempre dalla parte opposta dove passavamo noi, i tornanti dei Tormini (BS), la nausea, le mille curve che separano il resto d’Italia dal Trentino, il Lago di Idro, il paese dove sono nati i Bonenti, il paese che ha una forma anatomica sulla quale non mi dilungherò, il paese dei nonni e il nonno con la coperta pronto ad avvolgermi anche d’estate e finalmente Pinzolo.

Un viaggio infinito nella mia testa di bambino, che dalle “sacre sponde” materne mi portava ai monti paterni, dove l’Alfetta era molto più di un’auto.

Era l’elastico che allontanava e insieme teneva stretti i miei genitori divorziati.

E ci ripenso spesso quando porto Lorenzo a spasso.

Lo guardo nello specchietto della macchina che lui ha scelto, allungo la mano, lo cerco, ci diamo il cinque mentre commentiamo le altre automobili (lui è un appassionato molto più di me) e cantiamo a squarciagola i “Coma Cose”.

Perché gli elastici sono utili, ma il loro posto è nel cassetto.

3 – LA TUA STRADA DEL CUORE

La mia strada del cuore ha sempre il mare di lato. In Liguria, in Sicilia, in Irlanda.

4 – DIETRO LA CURVA

Un chiosco con pochi tavoli fuori, un accento o una lingua diversi dai miei, un tramonto.

5 – UN BIGLIETTO LASCIATO SUL PARABREZZA

“Come cazzo parcheggi?”

6 – UN VIAGGIO IMMAGINARIO: CHI PORTI CON TE E DOVE? CHE COSA GUIDI?

Essendo un appassionato di cinema e di road movie sono tanti i viaggi che ho sognato di fare a bordo della “Bluesmobile”, della “Delorean”, o della “Mercedes” di “Marrakesh Express”. Ma per questa risposta, più che immaginare un viaggio, sogno un finale diverso.

Siamo a bordo di una Lancia Aurelia B24 Spider, insieme a Bruno e Roberto.

È ferragosto. Superiamo le curve di Calafuria. Arriviamo a Viareggio.

Una ragazza carina di nome Valeria ci viene incontro. Roberto le prende la mano. Sorride.

7 – GUIDATORE O PASSEGGERO

Guidatore tutta la vita.

7 bis – QUELLA VOLTA CHE TI HANNO DETTO “SALI”

Una mattina di un trenta dicembre di tanti anni fa. Non so per quale ragione io e Nicola, uno dei miei migliori amici in assoluto, eravamo davanti alla stazione di Spezia indecisi.

A un certo punto mi apre la portiera della sua Ypsilon e mi dice: “Sali!”.

Sono sceso in Plaça Catalunya.

 

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