Sette domande a Matilde Tomagnini

Ragazze della Costa, manager motoristiche sono rare, rarissime. 

Ragazzi della Costa imprestati ai motori ce ne sono, e ce ne sono stati tanti tantissimi. 

Ma ragazze no. 

Alassina, una vita appassionata dei motori, navigatrice nel Trofeo A112, poi in Philip Morris a occuparsi di sponsorizzazioni sportive, manager di Max Biaggi, responsabile della gestione sportiva in Aprilia, Lapo “girl “a Mirafiori a rilanciare Abarth ai tempi di Marchionne, e tanto altro. 

Matilde Tomagnini oggi è team manager Fantic Motor nella fortunata spedizione Dakar, con 3 su 3 piloti al traguardo: Jeremy Miroir, Tommaso Montanari e Jane Daniels. 

Passione ed energia motoristica allo stato puro. 

La intervistiamo subito dopo la Dakar. 

1- Matilde, la tua prima Dakar.

1986 con Yamaha.

Con questa ne ho fatte 8, le prime 7 tutte in Africa dall’86 al 92 compreso. Poi dopo 31 anni , essendo decisamente più abbordabile, ho fatto questa, mi sono divertita.

È sempre affascinante.

2- Un bilancio del Team Fantic 

Bellissima, bellissima esperienza, sono orgogliosissima di aver portato tutti quanti al traguardo.

È un progetto ancora embrionale, diciamo che per noi è stato un big test, per sviluppare ovviamente meglio il nostro progetto, il nostro prodotto, ma grazie a questi tre piloti fantastici, credo che non avremmo potuto desiderare di più, tra Jeremy, Tommaso e  Jane.

3- Il momento più bello?

Il momento più bello di questa Dakar è quando, alla fine della speciale ho visto Jane che trainava Jeremy, che aveva avuto un problema al motore.

Mi sono quasi commossa perché ha fatto 60 km di prova speciale e 95 di trasferimento trainandoselo e in moto si sa che quello davanti deve stare tutto piegato e al tredicesimo giorno può essere piuttosto faticoso.

Una cosa quasi commovente, insomma, lei è diventata la nostra eroina.

Mi hanno detto che in Inghilterra ne parlano come noi abbiamo parlato di Sinner ultimamente,  ecco, giusto per darvi un’idea di cosa ha fatto.

4- E invece il momento più brutto.

Il momento più brutto quando Jeremy ci ha chiamato il mattino che era fermo in speciale. Sicuramente dal punto di vista tecnico professionale è stato quello, non ci voleva, e il giorno prima Tommaso, per un filo del cablaggio difettoso si è fermato anche lui e si è dovuto ritirare dalla competizione ufficiale.

Questi sono i momenti sicuramente più brutti.

5-Dakar, istruzioni per l’uso da un team manager.

Beh, fare squadra prima di tutto!

È la cosa più importante, il resto viene poi da solo.

A parte la burocrazia e i primi tre giorni con il dover sdoganare tutto il materiale.

Una volta fatto quello,  quando arrivi qui il lavoro è già stato fatto, e si va in scena, in un certo senso.

Rimane quello del tenere insieme una squadra comunque di 13 persone, ognuno con la propria personalità ben definita.

E questo forse è stato il mio compito più  impegnativo.

6- La Dakar in Arabia come donna?

Beh, interessante, ma non le invidio, non le invidio per niente.

Mi dicevano che adesso che le hanno lasciate un po’ libere sembra che diano addirittura di matto, insomma, e quindi si diano alla pazza gioia…

Auguro loro una buona vita, ma sicuramente non verrei mai ad abitare qui.

7- Cosa ti ha insegnato questa volta la Dakar?

La Dakar insegna sempre qualcosa, è sempre bello confrontarsi innanzitutto con se stessi, e quindi a distanza di 31 anni, perché io l’ultima l’ho fatta 31 anni fa, è ovvio che l’ho presa con una filosofia diversa, sicuramente più serena.

La squadra anche un po’ più piccola rispetto a quella di 31 anni fa e quindi più gestibile.

Con alcuni di noi,  ad esempio con Gabriele Noberasco, ci conosciamo da tanto tempo, siamo conterranei se non concittadini, quindi è stato anche più semplice.

Per quello si prende sempre il lato positivo di tutto e ne ne vengo via con un’esperienza che ti arricchisce sempre un po’.

Intanto perché vedi posti completamente diversi, culture completamente diverse, e questo è già interessante.

Gestire una squadra è altrettanto interessante.

Perché ti metti alla prova, magari qualche mattina ho dato un po’ di matto, ma insomma ci sta.

Con tutti questi uomini, ho dovuto fare i conti con questa cosa molto simpatica devo dire.

E non mi resta che ringraziare tutti per avermi sopportato e supportato in queste tre settimane, perché poi siamo via dal 31 di dicembre.

Quindi grazie a tutti.

7bis- E dietro la duna?

Dietro la duna ci sta sempre l’ignoto, non si vede niente.

 

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