Sette domande a Riccardo Rossotto

Riccardo Rossotto è senior partner di Replegal, uno studio legale di oltre 100 avvocati, specializzato tra le altre cose  in comunicazione di impresa e pubblicità.   È Studio dell’anno in diritto penale societario – Top Legal Awards 2014, ha sedi a Torino – Milano – Roma – Aosta – Busto Arsizio.

1) Avvocato, quale la sua relazione con l’automobile ? 

Fantastica, ma senza alcuna passione. Per lavoro o per curiosità sono sempre in giro, molto spesso in auto. Però … non mi piace guidare e non ho la passione per le auto. Insomma, sono l’incubo delle persone che devono condividere i viaggi con me. Non guido e cerco di ottimizzare il tempo leggendo o lavorando. Insomma, un pessimo trasportato. Senza l’automobile però non avrei potuto arricchire il mio zainetto di esperienze, di incontri e di progettualità.

2) Un ricordo di un viaggio in auto, o di un momento automobilistico ?

Racconto un episodio che testimonia il giusto contrappasso per chi non ha la passione per l’automobile. Da piccolo sognavo di poter avere un giorno una Spider, anzi la 124 cabriolet Fiat. Sogno mai realizzato!

Eppure un giorno il mio giovane fratellino Pietro mi propose l’affare del secolo: potevo coronare il mio sogno facendo anche un affare. Mi propose di acquistare una Mercedes Pagodina usata ad un prezzo da lui ritenuto eccezionale. Pietro se ne uscì con una frase che rimase storica nella mia famiglia: “È un assegno circolare … non preoccuparti la rivendiamo quando vuoi guadagnandoci dei soldi”. Naturalmente Pietro mi disse: “Io mi occupo di trattare l’acquisto, tu di  mettere i fondi per comprarla”.

Usai una volta sola la Pagodina per andare ad un matrimonio vestito in tight con mia moglie addobbata alla stessa maniera. Un inferno: pur andando soltanto a 20 all’ora ovviamente scoperti, facemmo conoscenza con un milione di moscerini e con un vento contrario che rovinò pettinature e vestiti. Evitando per poco il divorzio arrivammo a destinazione disfatti, giurando che la Pagodina non l’avremmo mai più usata.

Finì, senza colpe, in un garage per oltre 7 anni … d’altronde gli assegni circolari non sempre vengono incassati subito. Alla fine riuscimmo a venderla e fu uno dei più grandi disastri economici della mia piccola gestione patrimoniale.

Il mondo dell’automobile si era vendicato di un non appassionato, presuntuoso e arrogante.

3) Un avvocato della pubblicità con che occhi guarda la pubblicità’ ?

Con due paia di occhiali: uno da sole per cercare di capire se il messaggio pubblicitario può violare le norme vigenti; uno da vista, da appassionato, da consumatore suscettibile delle suggestioni che la pubblicità corretta può dare. Dunque un atteggiamento duplice figlio in parte di una deformazione professionale e in parte di una riconoscenza da consumatore nei confronti della comunicazione che permette da un lato di sognare e dall’altro di operare scelte d’acquisto consapevoli.

4) Una pubblicità di auto che ti ricordi, che ti è piaciuta particolarmente. E perché ?  

Non ne ricordo una in particolare, ne ricordo  molte soprattutto negli ultimi anni che più che evidenziare la potenza del modello pubblicizzato, hanno comunicato i plus tecnologici dell’autovettura. Mi riferisco in particolare alle straordinarie innovazioni che le nuove scoperte tecnologiche hanno permesso di introdurre nella costruzione delle automobili. Oggi credo che al di là della velocità, un mito ormai obsoleto, contino la tecnologia esistente a bordo e la qualità dei servizi che l’autovettura può fornire anche nella fase post-vendita. Dunque ad esempio, tutto il mondo dell’automotive tedesco ha sempre puntato sulla comunicazione basata sull’innovazione. Oggi posso riscontrare che anche il nostro campione nazionale finalmente ha deciso di enfatizzare gli aspetti tecnologici dei propri nuovi modelli. Non solo gli stereotipi di velocità o belle donne, ma innovazione nelle prestazioni e negli accessori.

5) L’istituto di autodisciplina pubblicitaria (IAP) che cosa fa ? Come funziona ? 

Lo IAP da oltre 35 anni svolge il ruolo di vigile urbano del settore pubblicitario: monitorizza e controlla tutti i messaggi pubblicitari che gli vengono sottoposti valutandone la conformità in base ai principi del Codice vigente. In un settore in cui un eventuale messaggio pubblicitario illecito può raggiungere nel breve spazio di qualche giorno milioni di consumatori è fondamentale che l’accertamento e la repressione di tale illecito sia efficiente ed efficace, in tempi brevi e nel rispetto dei principi dell’ordinamento statuale. Ebbene, l’esperienza dell’autodisciplina italiana dimostra che questo è possibile anche in un paese in cui invece la giustizia civile e penale non funzionano. Certo, le decisioni del Giurì sono inappellabili e arrivano al massimo nel giro di un mese, bloccando di fatto e di diritto la possibilità della prosecuzione della diffusione del messaggio sanzionato. Questo per i gaglioffi non un plus ma è un minus!

6) Con il digitale l’impunità pubblicitaria è maggiore ? 

Non c’è dubbio che la risposta debba essere un SI’ forte e chiaro! Il mondo del web ha distrutto due principi fondamentali dell’efficacia di un ordinamento giuridico: la territorialità e la fisicità. Oggi un messaggio veicolato su internet raggiunge milioni di utenti in centinaia di paesi diversi ogni secondo della nostra vita quotidiana. Come dare delle risposte efficienti al tema di chi sia il giudice competente a decidere, quale sia la legge applicabile, quali siano soprattutto i rimedi per inibire/oscurare il messaggio presuntivamente illecito? Da anni mi batto, senza fortuna e con molte frustrazioni, per un progetto sovranazionale che individui una governance di monitoraggio e repressione della pubblicità illecita sul web con il potere di intervenire al di là delle frontiere dei singoli stati e con un enforcement reale efficace. Credo che questo obiettivo si possa raggiungere soltanto attraverso un autodisciplina dei “bravi e seri”, che decidono per “pulire il mercato”, di autoregolamentarsi in modo rigoroso, completo e virtuoso. In caso contrario, il web continuerà ad essere un far west dove i gaglioffi potranno rivestire un ruolo da protagonisti.

7) C ‘è stato vero progresso sociale, civile, di pari opportunità, sul ruolo delle donne in pubblicità ? Che ne dice ? A me non sembra poi tanto…  

Condivido!  Registro dei segnali di attenzione a questa necessaria evoluzione, ma che non dimostrano ancora una consapevolezza generalizzata sul tema. La pubblicità di genere è una sconfitta della convivenza civile in tutte le sue manifestazioni: anche quindi nei confronti della donna. Credo che dobbiamo lavorarci sopra ancora molto, ma un grande ruolo, anche di responsabilità sociale, lo hanno i creativi e le aziende.

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