Un gesto ti salva la vita

L’Ospite di Autologia: Massimo Signoretti, giornalista

Sono passati ormai molti anni da quando sentivamo ripetere, soprattutto in televisione, questo slogan e vedevamo un signore sedersi in auto e con la mano destra impugnare una cinghia che veniva poi agganciata in basso. E non erano pochi quelli che disturbati dicevano a se stessi e agli altri “perché devo fare questo, sentirmi legato e quasi impiccato”. Come avrete capito sto parlando delle famose cinture di sicurezza nelle auto. Dico subito che quel “signore” che continuava ad apparire in TV ero proprio io perché durante una presentazione a Villa Sassi a Torino, il collega della Rai mi pregò di fare da “modello” per una ripresa che è poi rimasta nelle teche Rai.

Cito questi ricordi soltanto per affermare che non sempre noi giornalisti siamo superficiali, spesso inaffidabili, ma contribuiamo a far crescere, a modernizzare il Paese.

La storia delle “cinture” è piena di luci ed ombre, di favorevoli e contrari. L’Italia era forse ormai l’unico paese europeo che non aveva ancora una legge sulla obbligatorietà dell’uso delle cinture e i produttori di auto continuavano a costruirle senza. Oggi tutti i marchi non fanno che magnificare i tanti sistemi di sicurezza che montano sui propri modelli.

Quando in Parlamento si cominciò a parlare di varare anche da noi la legge, si formarono subito nel paese due partiti: uno favorevole e uno contrario. Chi non ricorda le magliette napoletane con le cinture finte stampate, o le indignate lamentele delle signore che sostenevano che diventava una tortura per loro avendo già un “pettorale” proprio. Qualche collega addirittura schierandosi per il no ricorreva alla Costituzione affermando che era proprio anticostituzionale questa imposizione per legge.

Oggi questa guerra ideologica è del tutto superata e i numeri delle vite salvate stanno a dimostrare che era giusto seguire quella strada, una strada che attraverso l’opera di informazione, di comunicazione fatta da tutti noi ha poi trovato la sua giusta destinazione.

Anche questa, bambola, è la stampa!

2 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *