Un salone o un evento social per l’auto in Italia?
Ed ecco una domanda veramente scomoda!
Ormai da anni siamo privi di un salone dell’automobile in Italia.
Morto anni fa nel ’93, se non vado errato, il Salone di Torino, anche il Motor Show di Bologna ha chiuso i battenti, tuttavia cercando di sopravvivere lottando con la chimera di poter rinascere dalle ceneri e combattuto dall’ipotetico e quanto mai impalpabile Milano Auto Show.
E partiamo proprio da qui, dalla lotta tra il Titano Alfredo e la Vestale Giada ( …che mi scuseranno per similitudine fatta con affetto e stima) che cercano di rivendicare paternità ormai dissolte e che per cercare di rinascere strizzano l’occhio alle moto, cioè EICMA, sperando in un traino di pubblico che l’auto ha perso in questi anni e che prima bellamente snobbavano poiché le due ruote erano considerate alla stregua dei nani e delle ballerine di contorno agli acrobati e ai domatori di leoni ma che oggi regalano ancora passione e pubblico. Ma questo non accadrà!
E’ proprio dal pubblico che vorrei ripartire cioè da quel mondo che oggi si vuol definire social e che si ritrova grazie alla passione, parola fondamentale per i cuori che battono da un cilindro in su.
Oggi il mondo dell’auto ha perso quel magnifico sentimento che si chiama appunto passione!
Come si fa ad essere appassionati e attratti da una macchina che fino al segmento “D” ,per essere buoni ma molto buoni, è poco meno arrapante di un frullatore o di un frigorifero? Ed è questo il fulcro, il cuore del problema!
E poi quanto e per quanti è realizzabile la chimera di una macchina veramente da sogno che ti fa battere il cuore? Si contano sulla punta delle dita o del fisco…in Italia perlomeno e non saranno mai realizzabili dai più.
E l’auto non è neanche più un simbolo di ricchezza e status sociale per cui perdere la testa. Si forse in oriente dove fino a poco fa si girava in bici, cavalli, asini o elefanti (il SUV) per i più fortunati.
Mentre la moto si! Ha cuore visibile è raggiungibile è trasformabile come un vestito cucito dal sarto, si sporca, senti il vento e l’aria addosso, è possibile parlargli quando talvolta fa le bizze come una donna capricciosa. E questa è passione che muove l’anima.
E nella moto il sabato e la domenica la gente si ritrova fa gruppo è social mentre le auto vanno all’Esselunga….
Allora che deve fare l’auto in Italia che non ha neppure più una casa automobilistica nazionale ed è scesa fin dopo il Burundi nella classifica dei produttori?
Bene deve ripartire da zero e dalla passione.
I tanto decantati giovani come fanno ad appassionarsi ad un frullatore? Non certo con un salone dove tutt’al più si possono appassionare alle inarrivabili hostess con gelosie delle loro accompagnatrici.
Il mondo non è più di chi vende ma di chi compra e quindi bisogna andargli incontro bisogna intrigarli, bisogna farli sentire partecipi di un gruppo aspirazionale e allora si che si tornerà ad amare l’auto.
Detto ciò ecco perché molte delle case automobilistiche stanno cercando vie alternative di comunicazione oltre il solito salone. Si cercano posizionamento e pubblico. Non vogliono più, almeno qui in Italia, la solita chermesse trita e ritrita.
Ed ecco che troviamo i marchi in Via Montenapoleone, in Costa Smeralda, al Fuori (e dico fuori) Salone del mobile, nella settimana della moda, insomma tutti eventi più o meno glamour ma che danno visibilità e posizionamento e vanno verso il pubblico anche se indaffarato o intento ad altro.
Certo è che in altri paesi i saloni vanno ancora ma sono lo specchio e la volontà di esprimere una capacità nazionale, un orgoglio, un’ industria, cosa che da noi, mi spiace, è finita.
Quindi se posso mestamente dare un consiglio, anche se non sono nessuno per darlo, a chi fosse veramente interessato a pensare ad un nuovo momento social fieristico, di ripartire dal cuore, dalla passione, dallo sport, dalla storia, dove la passione c’è ancora e vive sotto le gesta di macchine e uomini leggendari che hanno saputo far sognare generazioni intere. Il resto non ve lo dico…… sennò copiano.
Da qui ripartire.
beh il blog mi sembra frequentato da addetti ai lavori. su detroit ti do ragione ma a me sembra che a francoforte ginevra parigi ci vada e pagando! qui no! c’è da porsi più domande direi.
questa è una disputa fra addetti ai lavori. Quello che resta alla fine è che gli italiani non hanno più il piacere di avere un Salone dell’auto nonostante la grande passione per l’automobilismo. Ma per chi ha sempre deciso tutto in Italia in questo campo basta Detroit dove si sente a casa sua.