Un Annuario di trentatre anni fa

L’Ospite di Autologia: Massimo Signoretti, giornalista

Ormai da anni, noi che seguiamo le vicende legate al mondo dei motori, della mobilità, siamo legati ad una pubblicazione preziosa e utile come il “Chi è Chi”. Una agenda che ci tiene informati sui colleghi, sugli uffici stampa delle Case e quant’altro.

Un po’ di tempo fa, rovistando tra i libri in casa, ho ritrovato due Annuari che, lasciatemelo dire, sono come due “papiri” egiziani. Si tratta di due volumi realizzati per conoscersi e farsi riconoscere come settore professionale.

Sono gli anni 1982 e 1983! L’idea fu di un caro e giovane collega, Pino Adelfio, purtroppo venuto a mancare in un incidente d’auto.

Sfogliare queste pagine è come ritrovare il diario delle classi delle medie. Rivedi tanti volti amici, che oggi ti sembrano buffi con quei basettoni allora alla moda o con lunghi capelli ad incorniciare baffi e barba. Ma rivedi soprattutto quei colleghi che allora consideravi i tuoi maestri per la loro professionalità e la loro esperienza, colleghi che hanno avuto un peso determinante per qualificare questo settore professionale. Canestrini (… i più giovani di oggi forse non sanno neanche chi fosse ) inventò il “ giornalista dell’auto” e con lui nacque la UIGA,i suoi veri eredi furono Ferruccio Bernabò, Gino Rancati, Athos Evangelisti, Giovanni Lurani, Piero Casucci tanto per citarne alcuni senza voler diminuirne altri.

Rivivi anche come erano e chi c’era negli uffici stampa con Alberto Nicolello alla Fiat , Franco Caiano alla Lancia, Camillo Marchetti all’Alfa Romeo; Silvio Balossi ( anche lui venuto a mancare nello stesso incidente di Adelfio) alla British Leyland con Carolyn Buckley e Teresa Prastaro come collaboratrici.

Ma non serve continuare a ricordare nomi e incarichi. Vale la pena rivedere queste pagine come un promemoria, come eravamo e come oggi si è diversi anche nei comportamenti. Quando qualche giovane per la prima volta partecipava ad una presentazione, ricordo che Rancati diceva “ chi è quello, perché non si presenta”. Non era una forma di lesa maestà, ma semplicemente un richiamo ad una forma di educazione. Oggi un richiamo così sembra davvero improponibile.

Non voglio certo fare io il fustigatore di costumi, ma mi tengo stretti miei due “papiri” e quando ho voglia o ne sento la necessità, li sfoglio e mi sento appagato.

Se qualcuno ne ha voglia possiamo farlo insieme qualche volta!

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