Benzina:  poveri italiani, assuefatti ad aumenti ingiustificabili

Non è poi passato tanto tempo, eppure molti l’hanno dimenticato. Io non l’ho dimenticato, anzi ci penso come se fosse ieri, quando un piccolo ritocco del prezzo del carburante suscitava reazioni e dunque diventava argomento di cui si dava conto nelle cronache economiche dei giornali. Ne ho scritto parecchio e in tempi diversi: a volte anche un aumento di poche decine di lire era seguito da critiche, prese di posizioni, reazioni delle imprese automobilistiche e del mondo sindacale. Non accade più già da qualche anno. Si è andata materializzando una sorta di apatia che tende a normalizzare tutto anche ciò che proprio del tutto normale non lo è.  E così succede che in presenza di un costante calo del prezzo del barile di greggio si assiste addirittura a un aumento del prezzo del carburante al distributore. Naturalmente questo si verifica in Italia mentre in altri paesi non è proprio così. Fa parte dello spettacolo italiano e quel che è peggio è che tendiamo a farci l’abitudine.
I giornali ne riferiscono, ma senza scaldarsi. Anzi a leggerli attentamente, ammesso che non ci si lasci sopraffare dalla noia, si scopre che sull’argomento ci sono due tipi di reazione: quella di chi, dovendo non disturbare il manovratore, finge di non accorgersi e preferisce elencare i miracoli di una ripresa promessa, annunciata come imminente, raccontata come se già in atto, trascurando il resto. E poi ci sono quelli che ritengono che il problema non esista e che le accise siano un malanno inevitabile come le malattie infantili, quelle che passata una, ne arriva un’altra.
Naturalmente se si facessero bene i conti dell’impatto del prezzo del carburante si vedrebbe che il fenomeno non è poi così ininfluente a diversi livelli. E si scoprirebbe anche tutta l’insensatezza e la pervicace stupidità di chi sembra accanirsi con tenacia degna di miglior causa contro l’unico settore produttivo che in questo 2015 ha mostrato evidenti segni di ripresa. Probabilmente è questa inversione di tendenza del mercato dell’auto, dopo un lungo purgatorio, a consigliare al governo una politica tanto fuori misura. Naturalmente è una politica cieca, quella che manovra ignorando il rischio di uccidere la gallina dalle uova d’oro. Ma se ne accorgono in pochi e chi ne parla lo fa in maniera astrusa avventurandosi in spiegazioni che si perdono nei meandri dei meccanismi che regolano il mercato internazionale del petrolio. Con argomentazioni labirintiche nelle quali la gente comune fatica a muoversi. Ma tant’è, così vanno le cose nell’estate del 2015. In autunno si vedrà.

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