Country name

Dopo le auto con nome Monza, una curiosità rurale: diverse le vetture nate per l’uso in campagna, molte delle quali hanno assunto direttamente la denominazione anglofona “country”. Tendenza che, dalla fine degli anni ’50, continua

Forse la fuoristrada Isuzu Campo non è così nota, e nemmeno la ben più anziana Austin Champ. L’immagine di lusso ha oscurato che il nome Range significhi semplicemente “campo”, esattamente come Niva in russo, anche se non è la stessa cosa. E non ricordiamo più che Fiat, con la semplicità di Campagnola, abbia saputo anticipare tutti.
Tra ritorno alla campagna e country lifestyle, meglio restare con i piedi per terra (appunto) e curiosare tra quelle vetture, alcune dotate delle necessarie qualità pratiche per rendersi utili anche fuori città, con nome Country.
La storia inizia negli Stati Uniti: corre l’anno 1947 e Chrysler presenta il modello Town&Country, il cui nome precorre lo stile di vita di chi lavora in città e nel fine settimana ritorna verso la campagna. L’auto può essere berlina e convertibile, integra la buona altezza da terra con molto spazio a bordo, e si riconosce per le decorazioni in legno sulle fiancate, che ricoprono le portiere.
La concorrente Ford non attende troppo, presentando nel 1950 Country Squire (letteralmente “possidente”): pratica wagon a due porte, che si riconosce per le fiancate “woody”, iniziando una carriera che raggiunge addirittura il 1991.
Nel Regno Unito, in tempi di effettivo minimalismo, si cerca di migliorare l’immagine delle vetture derivate dai piccoli commerciali, con qualche dettaglio di eleganza, ovviamente in legno: Austin A35 Countryman è la prima di una serie che introduce tale nome, assegnato anche alle evoluzioni A40 e A70 Hereford. Fino a quando la rivoluzionaria Mini si presenta in stile campagnolo con carrozzeria wagon e dettagli aggiuntivi in legno: più nota all’estero come Traveller (poi Mini T), in casa è distribuita anche come Austin Seven Countryman.
Il nome ritorna con l’attuale Mini Countryman: vettura che esalta il potenziale dei contenuti del marchio, senza timori di infrangere regole né riscriverle, coraggiosamente ma sempre con stile.
Un passo indietro nel tempo, nel 1990 Volkswagen esplora una variante della fortunata Golf: aggiunge un telaio alla scocca che così rinforzata si rialza, e la trazione 4×4, identificandola con paracolpi anteriori e posteriori che allora si chiamavano bull-bar e oggi sarebbero letali per la protezione del pedone. Golf Country (Montana su alcuni mercati) è in anticipo sui tempi, ma solidissima e duratura: le poche vendute circolano tuttora (specie tra Austria e Svizzera) con entusiasti proprietari. Mentre Fiat con lo stesso nome realizza una versione speciale della prima Panda 4×4.
Alla fine degli anni ’90 Volvo V70 Cross Country inaugura (con Subaru Outback) la tipologia delle wagon integrali alte da terra, dalla grande espansione. La svedese da variante diventa modello come XC70 (la sigla è la contrazione di Cross Country) e addirittura una serie con varie successive XC. Con le ultime V40 e V60 ritorna il nome iniziale Cross Country.
E non è escluso che altre seguiranno ancora.

AustinSevenCountryman

AustinA40Countryman

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