Eppur si muove. La “turris eburnea” del mercato dell’auto resiste ai tornado di ogni tipo

L’Ospite di Autologia: Renato Cortimiglia.

Eppur si muove. Il mercato dell’auto, in Italia e in Europa, continua il trend positivo di vendite e di riflesso l’industria dell’auto e tutto il settore dell’indotto continuano a cavalcare la tigre della crisi. Che c’è e non si vede. Strisciante, subdola, nascosta e pronta a colpire, come colpisce, altri settori. Non c’è Borsa che tenga.
L’auto è un bene rifugio? Chissà. A volerci credere sembrerebbe che gli italiani e gli europei in generale (+9,2% nel 2015) hanno ripreso a dare all’auto la valenza che ha avuto negli anni d’oro.
Lo spirito ecologico induce gli automobilisti ad accedere a prodotti meno inquinanti?
Non sembra.
Di 1.574.872 unità vendute in Italia l’anno scorso (+15,8% rispetto al 2014) solo 120.953 sono state le Gpl, 62.970 le Metano, 26.117 le ibride (mercato in pratica in mano a Toyota e Lexus), 1.460 le elettriche.
Ed inoltre l’automobilista se ne frega degli scandali e tira dritto per la sua strada.
La Volkswagen non ha neanche avvertito, guardano al mercato italiano, le conseguenze dello scandalo della truffa sui dati truccati dei gas di scarico ed ha chiuso dicembre 2015 con +12,16% e l’anno con +7,87%. Nel resoconto dell’Unrae il segno negativo segnala, a dicembre, -95,95% di Chevrolet, brand che non esiste più sul mercato italiano, -1,48 Opel, -2,03 Kia, -42,01 Smart, -22,53 Volvo-17,65 Porsche, -22,45 Subaru, -91,67 Tata, -85,71 Great Wall, ovvero brand che con gli scandali non hanno niente a vedere.
Nel parco circolante in Italia al 31 dicembre 2014 su 35.420.000 unità il 26,4% è costituito da mezzi Euro 0 (4,8%), Euro 1 (6,7%), Euro 2 (14,9%), Euro 3 (19,3). Le Euro 4 sono il 34,3%, le Euro 5 il 18,9% e le Euro 6 l’1,1%.
Il preoccupato direttore generale dell’Unrae, Romano Valente, evidenzia che “è necessario lo svecchiamento del nostro parco circolante che si porta dietro circa 16 milioni di vetture ante Euro 4, cioè con più di dieci anni di vita, che con l’attuale velocità di sostituzione richiederebbe venti anni per completarsi”. E propone “la detraibilità di parte dei costi d’acquisto a fronte della radiazione di un veicolo obsoleto, principio già adottato con successo nel settore delle ristrutturazioni edilizie”.
Più verosimilmente e semplicemente l’auto è l’auto e sfugge ad ogni valutazione di antropologi, sociologi, esperti di marketing e quant’altro perché alla stessa valutazione sfugge chi l’acquista. Non ci sono dubbi che le campagne promozionali delle Case automobilistiche hanno un peso rilevante nelle motivazioni di acquisto. Le scelte dei costruttori devono seguire le loro logiche di profitto per non lasciare unità invendute nei piazzali delle fabbriche. Costi quel che costi. Chilometri zero comprese.
Ognuno s’inventa sempre iniziative diverse che a volte muovono gli acquisti altre volte no. La sensibilità di chi acquista ha la stessa valenza dell’insensibilità di chi rimane sordo a qualsiasi richiamo.
Insomma per dirla col poeta greco Archiloco “così diversa è l’indole dell’uomo: chi d’una cosa, chi di un’altra s’acquieta”.

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