Per MOKKA una pubblicità SCIOKKA.

Ebbene sì, ancora una volta i motociclisti sono presi in giro e sbeffeggiati da parte dei creativi del mondo automobilistico.

Sembra che abbiano un complesso di inferiorità nei loro confronti cercando quasi delle rivincite che non riescono a trovare nella realtà.

Sto parlando dell’ultimo esempio eclatante: lo splendido spot pubblicitario di Opel Mokka, dove un improbabile beffardo hipster, completo di barba, posteggia in retromarcia accostandosi ad una fila di moto di proprietà di sereni e scazzati biker MC (…per i non motociclisti cercare su Google), naturalmente dipinti come brutti, sporchi, cattivi e ovviamente pericolosi.

Questa beffarda e audace manovra di parcheggio viene osservata da due MILF (…anche qui andate su Google se non conoscete l’acronimo) affascinate da tanto coraggio che viene traslato su una altrettanto probabile audace prestanza amatoria di cui le signore evidentemente hanno bisogno. Non è dato sapere se sono single o iscritte a Meetic per un’avventura extraconiugale.

Finita la manovra il coraggioso automobilista hipster si permette anche di prendere per i fondelli i basiti cattivoni con una stupida battuta che non fa ridere nessuno.

Ora capisco che per convincere qualcuno a comprare un Opel Mokka ci sia bisogno di renderlo coraggioso e sprezzante del pericolo, come insegna anche Claudia Shiffer affrontando in discesa la rampa di un posteggio dopo aver fatto shopping, ma spingere così sull’acceleratore mi sembra proprio inadeguato se non molto stupido.

A questo punto c’è da chiedersi quale sia il messaggio di posizionamento del prodotto e cosa si vuole comunicare con questo spot degno di partecipare alla notte degli Oscar?

Perché si spendono risorse finanziarie per produrre e pianificare uno spot così stupido? E chi è il direttore marketing che ne ha dato il consenso? E qual è l’agenzia?

Quindi dovrei desumere che sei figo e meriti una Opel Mokka se sai scendere da una rampa o sai posteggiare sprezzante del pericolo vicino ad una moto, così magari ti trombi una MILF?

Ohhhhh ….. Figo! Ok la compro.

4 commenti
  1. Giuseppe Boscaro Jr.
    Giuseppe Boscaro Jr. dice:

    Grazie di cuore, pensavo di essere l’unico a pensarla così 🙂 Mi sono anche chiesto se non sia una faccenda anagrafica, magari hanno profilato i Millennials come una manica di stronzetti hipster … alla Opel lo sapranno 😉

  2. alberto
    alberto dice:

    Mokka come Mukka o come Moka? A prescindere dall’infelice nome della vettura e, come giustamente sottolineato, dall’irrealtà fastidiosa della scena (i parcheggi moto dei biker hanno sempre uno spazio adeguato e controllato ai lati per evitare problemi di ogni tipo) ancora due considerazioni: la prima riguarda l’antipatica presa in giro di una categoria, i biker, appunto. La seconda l’arrogante e antipatica superiorità delle quattro ruote rispetto alle due. Se la Casa voleva tagliarsi una potenziale fetta di utenza (anche i motociclisti un’auto magari ce l’hanno) il piatto è servito!

  3. flavio
    flavio dice:

    Ciao boss … concordo su tutto e ho penato la stessa cosa … inoltre non credo che nella “realtà vera” il “beffardo hipster” riesca a dare una pacca sulla spalla a “babbo natale” senza perdere i denti … visto che siamo tutti brutti, cattivi e sporchi … quindi lo spot, oltre a tutto … è proprio fuori dalla realtà … 🙂

  4. marco alemanni
    marco alemanni dice:

    Caro Pier Francesco concordo con il tuo pezzo.

    Mi permetto di aggiungere alcune ulteriori riflessioni:
    1. il nome Mokka è terrificante; non so se internazionalmente possa risultare valido ma per il mercato nazionale è orribile sia foneticamente che per le associazioni che genera. Una ricerca con approccio psicolinguistico avrebbe permesso con pochi soldi di capire molto

    2. la comunicazione del mondo auto sta spostando il proprio focus dall’aspetto performance verso il contenuto tecnologico. Self parking device, rilevatori di stanchezza, ammennicoli vari etc rappresentano la USP di molte auto; non essendo più questi un fatto esclusivo diviene fondamentale utilizzare la creatività quale elemento di diversificazione.

    3. purtroppo il confine tra creatività e bizzarria (o qualunque altro termine si voglia utilizzare) è sempre molto labile e soggettivo.

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