Questioni di equilibri

Premetto che amo viaggiare in auto: mi rilassa e sono certo che apre la mente. Poi, fatto per me importante, mi permette di stare sul pezzo. Quante rubriche, quante idee sono nate mentre viaggiavo ma anche quante scoperte dell’auto che mi portava o guidavo.
Per dieci anni ho fatto almeno due volte al mese, Milano-Parigi-Milano, dietro a un volante. Per un periodo altrettanto lungo ho sostituito Parigi con Roma. (A proposito: quando si potrà telefonare sulla variante senza problemi?). Mentre non ho mai abbandonato la direttissima Milano-Venezia e molte strade tortuose delle nostre Alpi, per non parlare di quanta benzina ho bruciato in Germania, anche con auto speciali, come la conturbante BMW Z8 il cui diktat alla velocità massima era guardare ma non toccare il volante, pena rovinose uscite di strada. Sopra i 230 infatti iniziava il balletto e guai ad intervenire cercando di tenere fermo quel cerchio sottile che tutte hanno ma non uno è uguale all’altro. Sempre dove i limiti non esistono tante sono state le volte alla guida di auto sensibili al vento, con cui ho un rapporto di amore-odio unico e sulle quali discutevo amabilmente con il loro grande estimatore riguardo la semplice sospensione anteriore: Paul Frere. Un ragazzo del ’17, ma soprattutto un pilota, un giornalista, un cocciuto gentleman. Ricordo con lui una corsa incredibile, con la sua 993 rossa, con il tachimetro digitale fisso a 292: naturalmente non sul dritto dove tutti sanno andare. Eravamo tra salite e discese, tante curve se non ricordo male dalle parti di Stoccarda. “100 chilometri possono bastare per iniziare a capire”, diceva. Lui inizia. Poi altri 100 chilometri di ritorno, il tutto in meno di un’ora! Quindi il sottoscritto sullo stesso tratto di strada per la stessa distanza dietro il volante, con l’obbligo a tenere giù l’acceleratore perché l’ultima 911 non era come sostenevo io traditrice, era fedele e soprattutto come l’amicizia vera, più passa il tempo è più migliora! Mai dimenticherò i suoi occhi di ghiaccio in quella folle notte e il suo sorriso dopo aver seccato l’ennesimo serbatoio: “Hai visto? La 911 è quell’automobile straordinaria che fa andare veloci tutti e che alcuni amano perché consuma poco, ma non noi!” Ma anche mai dimenticherò delle prove con Bonetto, con Sidoli, con il più pacato Daniele Pellegrini e pochissimi altri, con cui ho avuto l’onore di salire in macchina e di affrontare seriamente il comportamento dinamico, l’equilibrio dell’auto, che è il vero salva vita.
In tanti anni e soprattutto centinaia di migliaia di chilometri ho guidato di tutto e mi sono trovato a parlare spesso sul tema “guida-tenuta-sterzo-sospensioni-comportamento” anche con pluri campioni di rally e F.1 e molti riconoscevano: “che solo chi guida tanto e tutto può dare giudizi sensati”- aggiungendo- “molti di noi non guidano in uno stretto lasso di tempo una Lamborghini, una Ferrari, una AMG, una M, una Porsche…. ma anche una Golf, una Focus, una Megane, quindi non possono avere una panoramica precisa con i pregi e le virtù dell’una e dell’altra e questo è un grande valore aggiunto che fa la differenza tra i dilettanti appassionati e i professionisti.” Indimenticabile il giudizio di Senna sull’erogazione di una Saab 900 turbo. Dopo averla guidata mi indicò cosa a lui piaceva e cosa no. Poi si affrettò subito a chiarire che rispetto alla concorrenza non aveva idea se fosse da dare un giudizio positivo o negativo. Perché non aveva il quadro completo dei 2 litri stradali. Grande professionista. Al contrario di altri, che sputano sentenze, fanno due numeri per far vedere che sono dei manici ma che collezionano fischi per fiaschi spesso supportati da chi occupa poltrone non certo per meritocrazia.
In tanti anni molti colleghi mi hanno chiesto e ancora (per fortuna) chiedono (…ma non i più giovani che dovrebbero): “cosa hai provato ultimamente di interessante”, ma anche semplici automobilisti o amici che domandano: “come va questa automobile”.
Giovedì scorso sono dovuto andare a Roma da Milano, al mattino presto per tornare la sera tardi, sempre in automobile, anche per salutare per l’ultima volta un signore vero, tanto fortunato quanto un po’ egoista, che sui numeri era il numero 1. Durante questo trasferimento ho incontrato pioggia, neve, nebbia e una serata stellata. Ho fatto anche una scoperta che voglio condividere. Perché a memoria, solo con la BMW Serie 5 E60, con l’Alfa 156, con la Golf V e poche altre ho percepito una rivoluzione nella filosofia di base, che ha lasciato il segno come con l’ultima mia compagna, complici scelte tecniche attente sulle auto menzionate. Ricordo la costruzione in alluminio delle parti esterne allo sbalzo sulla BMW, ma anche l’arretramento del motore; sulla 156 le sospensioni che a vederle così sottili facevano paura ma poi quanto rendevano; sulla Golf V la mitica multilink sull’asse posteriore che permetteva e permette una velocità superiore in curva con una sicurezza superiore.
Ebbene, in questa ultima Milano-Roma-Milano alla guida della nuova XE ho capito che Jaguar ha cambiato passo. Prima di questo viaggio le Jaguar le apprezzavo più sul sedile del passeggero che dietro il volante perché erano sì leggere da guidare, veloci, confortevoli… ma avevano il tallone d’Achille che quando si portavano al limite offrivano sempre la sensazione di guidare un’auto dalle risposte “ritardate” e che quando si era stanchi e si interveniva per correggere la traiettoria, le Jag poco perdonassero perché in appoggio poco ci stavano, tanto che saggio era adottare una guida molto preventiva e il più fluida possibile anche per non ricevere bruschi scossoni. Giovedì ho scoperto invece che non è più così.
La prima vettura del segmento Audi A4, Mercedes Classe C, BMW Serie 3 con più alluminio che ferro pesante, mi ha davvero colpito. Al di là che la berlina inglese si presenta con dimensioni fotocopia delle tedesche per lunghezza e larghezza o abbia il bagagliaio più piccino, come pure il serbatoio del carburante (Mercedes Classe C esclusa che in alcuni modelli è da denuncia), quello che mi ha davvero colpito è la sua personalità quando la si porta. Le sospensioni sofisticate, quella anteriore con doppio braccio in luogo del McPherson, mi hanno fatto poco percepire i deficit delle Pirelli Sotto zero, che non stimo, mettendo in evidenza una capacità nell’inserimento e nella direzionalità ragguardevole, che farà la gioia di tanti e contribuirà non poco anche alla voce sicurezza attiva. E mi convince ancora una volta che una sospensione ben articolata e fatta è il vero valore aggiunto.
Solitamente all’andata spingo per arrivare presto, e la Jaguar XE si è comportata davvero bene consentendo una precisione quasi millimetrica nell’impostare la traiettoria ottimale. Al ritorno, stanco mi faccio invece portare e capita di chiedere all’auto di aiutare o meglio perdonare miei errori. La XE mi ha ben assecondato. Lo sterzo preciso, anche quando si interviene bruscamente non strappa perché la sospensione anteriore ben lavora, e eventuali scompensi repentini d’assetto vengono ben digeriti dall’altrettanto valida sospensione posteriore che non pompa mai e rimane solida come il granito seppur l’assetto non sia da ferro da stiro. La XE non si scompone mai, anche quando la si impegna in curve flagellate dai dilatatori dei grandi ponti stradali e la si butta dentro a velocità più che impegnativa. Molto appoggiata sull’anteriore, è comunque piacevolissima da portare e mette in evidenza un carattere tutto suo decisamente accattivante sia per neofiti sia per esperti.
Inoltre qui va fatto un inciso: in questi ultimi anni tanti costruttori hanno realizzato automobili che demandano tutto alle gomme così da risparmiare sullo sviluppo di sofisticate sospensioni, molto dispendiose da mettere a punto. Jaguar non ha seguito questa strada più semplice e il risultato è quel salto che fa la differenza e che si scopre non solo vivendola intensamente ma anche in “panic moment” dovuti a proprio errori o nel caso in cui si debba evitare un ostacolo improvviso.
Per quanto riguarda il motore, è della nuova famiglia ingenium, spinge forte e tiene testa ai migliori motori dei rivali con consumi inferiori. Al minimo è vero che la sonorità non è molto piacevole ma come tiro nulla da dire così come sull’allungo tanto che vien da dire “180 cavalli possono bastare per viaggiare bene e veloci”. A 3000 giri in ottava marcia la velocità indicata è di poco superiore ai 200 km/h che corrispondono a poco meno di 190 all’ora effettivi comunque un bell’andare contando che la punta massima è di oltre 225 km/h e si raggiunge in fretta. Ovviamente ciò si evince non in Italia ma in Germania dove ancora si può affondare dove tra l’altro ho incontrato una incredibile Jetta con il VR6 2.8 di buona memoria che correva come una…dannata.
Per quanto riguarda il cambio della XE, può essere un 8 marce automatico della ZF. Superlativo, come oramai si sa, e non è quindi un caso che tanti altri lo usino (Audi e BMW in primis). Eccellente è anche la messa a punto quando lo si usa manualmente con le palette dietro il volante per la serie a ogni azione corrisponde immediata reazione.
Silenziosa, ben ammortizzata, la XE ha in definitiva messo in evidenza un comportamento da vera leader in tutte le situazioni non facendo mai desiderare uno servosterzo non elettrico bensì idraulico, la frenata di una BMW forte di un CBC tra i meglio tarati che tante volte mi ha salvato da potenziali contatti con pesanti TIR. In poche parole: se ieri viaggiare con una Jaguar aveva un suo perché, oggi c’è un buon motivo, per me più importante, per portarla. E per chi guida AUDI, BMW, Mercedes, sappia che c’è una inaspettata qualità e filosofia molto intrigante che assolutamente non deluderà.

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