Sette domande ad Alessandro Bertetti

Alessandro Bertetti, ingegnere ambientale, è a capo di una società leader in Italia negli studi sull’inquinamento. Gli occhi con cui guarda l’automobile sono sicuramente diversi da quelli di un guidatore tradizionale.

1 – La tua prima auto, un aneddoto

Una Fiat 500 blu usata. Andando da Torino a Savona arrivò alla massima velocità, in discesa, ma  dal motore fuoriuscì una candela.

2 – Un viaggio in auto che rifaresti, e con chi

Torino-Napoli, anni ’70, ospite di una cabina di un tir che percorse perlopiù strade statali, lo rifarei con gli stessi amici a distanza di 50 anni.

3 – Inviti un pilota a cena di ieri o di oggi. Chi?

Tazio Nuvolari, per farmi spiegare come gli era venuta l’idea della sbandata controllata

4 – Quale forma di inquinamento è più difficile da combattere: acustico, luminoso, dell’aria ?

Il rumore. E’ un problema di tecnologia che ha già fatto molti passi avanti (motori, pneumatici, scappamento,…), ancora migliorabile ma con margini residui bassi, e di traffico veicolare su gomma leggero e pesante che è in aumento e difficilmente sostituibile con efficacia (in Italia)

5 – Le auto di domani , dipendesse da te …

elettriche, medio-piccole,  riciclabili al 100%

6 – Ma senza le auto il tuo lavoro esisterebbe ancora ?

Più no che si.

7- Un problema del tuo lavoro legato alle auto, in qualche paese del mondo, che hai dovuto affrontare

Un viaggio in Guatemala in jeep con destinazione Tikal. Tre pneumatici forati  in 50 km percorrendo una strada bianca

8 – Inquinamento, problema del pianeta, ma quanto pesano le auto davvero in questo ? Non inquina di più una mandria di buoi ?

Effetto serra, buco dell’ozono, cambiamento climatico: l’origine è antropogenica, dove le auto sono corresponsabili, ma in misura marginale rispetto ad altre fonti

9 – Ci sono paesi più avanzati nella difesa del pianeta, a tuo parere ?

I paesi del Nord Europa sono un esempio virtuoso, con un alto senso di responsabilità sociale e ambientale.

10 – Le auto hanno un futuro?

Sicuramente un futuro, ma legato ad un altro modello d’uso, non più urbano ma correlato alle medie percorrenze.

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