Aria nuova a Detroit

A qualcuno potrà, forse, apparire strano ma per capire come stia andando il mondo dell’auto in Italia bisogna guardare con attenzione al di là dell’Atlantico, scoprendo che dall’America e dagli americani abbiamo come sempre tanto, tantissimo da imparare. A cominciare dalla “lezione” di Detroit, dove ai primi di gennaio è andato in scena l’immancabile Salone di inizio anno. Ebbene al NAIAS abbiamo respirato un’aria che in Italia, in tutta franchezza, ce la sogniamo. Non tanto per le novità che pure non mancano, quanto per la vitalità che accompagna ogni gesto dell’industria automobilistica a stelle e strisce. Una vitalità che evidentemente si propaga anche al di fuori dei confini americani e che permette a diversi costruttori di guardare con una punta di ottimismo in più al futuro.

Considerazione che, naturalmente, vale anche per FCA: a suo tempo ha puntato tutto (o quasi) sulla fusione con Chrysler e oggi sembra trarne vantaggi rilevanti in termini di unità vendute (ad esempio Jeep viaggia col vento in poppa) e quindi di fatturato. E a proposito di FCA, l’aria americana deve far bene anche a Marchionne che da quelle parti sembra trovarsi molto più a suo agio che non lungo le rive del Po. Al punto che nelle sue attese e affollatissime conferenze stampa non mancano mai lunghe e preziose digressioni sul Vecchio Continente e sull’Italia in particolare. E ha fatto piacere apprendere che a Melfi stanno assumendo 1.500 persone per far fronte alle domande per la neonata Fiat 500X e per la Jeep Renegade. Al punto che Melfi, sempre secondo le dichiarazioni di Marchionne, diventerà nei prossimi anni il più grande stabilimento di FCA in Europa.

Il discorso è poi inevitabilmente scivolato sulla Ferrari. Marchionne ha precisato che dal punto di vista tecnico aumentare la produzione oltre le 10 mila unità non sarebbe un problema. Ma, per fortuna, ha aggiunto un concetto caro a Enzo Ferrari. Il Drake sosteneva infatti che dalla sua fabbrica sarebbe uscita sempre una macchina in meno rispetto a quelle richieste. Parole sacrosante. Ecco perché dai cancelli di Maranello, dice Marchionne, non usciranno mai Suv o berline con l’emblema del Cavallino sul cofano. Tutti gli altri marchi possono permetterselo, Ferrari no. Speriamo che non cambi mai idea…

Più in generale, parlando di mercato, dopo sei interminabili anni di crisi, nel 2014 per la prima volta si registra un incremento nelle vendite. 4,2% in più rispetto al 2013. Siamo ancora lontani dalla media di immatricolazioni negli anni precedenti alla crisi (ma torneranno mai quei numeri?), eppure è comunque un dato positivo che contribuisce a dare un minimo di speranza. Un minimo: di più non ci è concesso. Anche perché in questo periodo così fecondo, almeno a parole, di riforme e di grandi cambiamenti strutturali, l’automobile resta sempre relegata in secondo piano. E a Roma, come sempre, si ricordano dell’auto solo quando devono far cassa. Peccato.

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