BREMBO, i freni della vittoria a Le Mans
La storica affermazione della Ferrari 499P a Le Mans è sicuramente uno dei fatti più rilevanti nel motorsport dall’inizio di questo secolo. La Casa di Maranello è tornata a vincere sul celebre Circuit de la Sarthe dopo cinque decenni, affermandosi con la vettura numero 51 condotta dai piloti Alessandro Pier Guidi (a lui l’onore di portare la vettura alla bandiera a scacchi), James Calado e Antonio Giovinazzi (che soddisfazione per il pilota pugliese di Martina Franca, dopo essere stato praticamente costretto a lasciare il volante dell’Alfa Romeo in F1).
Il progetto della 499P Hypercar (questa la definizione della massima categoria nel mondiale WEC della FIA, World Endurance Car), tarato proprio per la vittoria a Le Mans, è stato vincente fin dal momento del suo esordio. Il team capitanato da Antonio Colella ha di fatto realizzato una vettura eccelsa, in grado di battere le ben più rodate Toyota e Peugeot (quest’ultima appartenente al gruppo Stellantis, il cui presidente, John Elkann, è anche presidente della Ferrari). La scelta progettuale della Ferrari è stata quella di partecipare nella categoria progettuale LMH: seguendo la filosofia adottata da sempre in F1 tutta la vettura è fatta a Maranello (quelle della categoria LMHD hanno il telaio di costruttori esterni). Nel caso della Ferrari lo sviluppo di questo componente è stato fatto in collaborazione con la Dallara di Varano de’ Melegari, altra eccellenza mondiale italiana nel campo del motorsport.
Da non sottovalutare assolutamente in questa sfida, vista l’assoluta affidabilità richiesta da ogni singolo componente, è la performance richiesta dall’impianto frenante. Per la Ferrari Hypercar la scelta è caduta sull’italiana Brembo, tenuto conto che per questa categoria è standard per molto vetture. Il circuito della celebre gara ha caratteristiche molto peculiari, soprattutto per quanto riguarda il tempo globale di frenata e la loro difficoltà. I dischi sono in carbonio del peso di 3,0 kg (diametro di 380 mm, spessore di 38 mm), mentre quello della pinza di 2,4 kg. Il range di temperatura ottimale è tra i 250 e gli 850 gradi. Il tutto per vetture della potenza di 670 CV, pesanti 1030 kg (peso minimo consentito senza carburante e pilota), la cui velocità massima nel caso della Ferrari gemella (la numero 51) è stata di 347,800 km/h.
La Brembo vanta più di 30 anni di esperienza nella 24 Ore di Le Mans.ILCircuit de la Sarthe impegna in modo diverso gli impianti frenanti di ogni categoria durante la 24 Ore di gara. Nonostante sia un tracciato molto lungo, soprattutto se paragonato a quelli usati in Formula 1, le vetture frenano solo 11 volte ogni giro. Il tempo impiegato dalle vetture LMH in frenata è pari al 15% della durata della gara, che è di circa tre ore e quindici minuti. Delle 11 frenate del Circuit de la Sarthe, solo 6 sono classificate dai tecnici Brembo come molto impegnative per i freni, ma 4 sono di media difficoltà e 1 leggera.
La più impegnativa è quella che precede la Chicane Arche, che interrompe il rettilineo Mulsanne: le vetture LMH arrivano a 340km/h e frenano in appena 200 metri. La decelerazione massima in questa gara è di 2.8 g, la pressione esercitata sul pedale freno è di 800 kg per giro. Il livello raggiunto dalla componentistica porta ad azzerare qualsiasi cambio sia di dischi sia di pastiglie (anch’esse di carbonio). L’impegno Brembo ha contribuito a portare al successo la Ferrari, salvando di fatto l’immagine di una stagione di F1 deludente da ormai troppi anni. Chi ha una vettura del cavallino, quindi, potrà dire: “E’ parente di quella che ha vinto a Le Mans”!
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