E se Audi diventasse a trazione italiana?

Per I vertici del Gruppo Volkswagen, a partire dalle famiglie azioniste Porsche e Piëch, la bufera che ha travolto il ceo Rupert Stadler, arrestato in seguito alle indagini sul dieselgate, potrebbe rappresentare l’occasione per stabilizzare una volta per tutte la società di Ingolstadt. Troppi, infatti, negli ultimi tempi e per varie ragioni i movimenti di manager al suo interno. Una situazione che il mercato finanziario continua a giudicare preoccupante.

Stadler, manager legato all’ex presidente Ferdinand Piëch, fino a poco tempo scorso fa era l’unico della vecchia guardia a non essere stato toccato dalla rivoluzione avvenuta all’interno del gruppo, tra dimissioni (l’ex ceo Martin Winterkorn e lo stesso Piëch) e uscite (il ceo Matthias Mueller), causata dal più grosso scandalo che ha riguardato il mondo dell’auto.

Parte il toto-successore

Nel mercato, intanto, già si guarda a chi potrebbe prendere il posto di Stadler. È temporanea, in proposito, la posizione di ceo ad interim affidata a Bram Schot, ex capo delle vendite di Audi. Il Gruppo Volkswagen potrebbe puntare su un nome interno, anche se l’attuale ceo, Herbert Diess, proviene da Bmw, e sempre di Bmw era quel Bernd Pischetsrieder che in passato non aveva soddisfatto le aspettative degli azionisti.

L’opzione De Meo

E c’è chi fa notare che nella galassia di Wolfsburg figura un solo manager al quale non può essere imputato di aver avuto a che fare con le vicende legate al dieselgate, problema emerso solo nel settembre del 2015, ma con radici più lontane. Si tratta dell’italiano Luca De Meo, 51 anni, attuale presidente della rilanciata Seat, per anni responsabile vendite e marketing proprio di Audi Group.

Prima in Renault, quindi in Toyota Europa e poi al Gruppo Fiat, dove ha ricoperto incarichi di responsabilità fino a diventare il pupillo di Sergio Marchionne, nel 2009 De Meo ha risposto positivamente all’offerta arrivata dalla Germania. La sua carriera è sotto gli occhi di tutti e all’interno del colosso tedesco è molto stimato, oltre a conoscere bene Ducati, di cui è membro del consiglio di vigilanza, e Lamborghini, con Italdesign i fiori all’occhiello italiani controllati da Audi Group.

Il nodo delle origini

A chi sostiene che mai un non tedesco potrebbe guidare una Casa come quella dei quattro anelli, la risposta arriva dalla scelta di Schot, manager olandese, al quale è stato affidato, in qualità di ceo ad interim, il traghettamento di Audi verso tempo migliori. In Daimler, infine, tra i papabili successori a Dieter Zetsche, che pure deve vedersela con gli sviluppi del dieselgate, figura invece uno svedese, Ola Käellenius. E in Fca, per il dopo Marchionne, sono in lizza, con Alfredo Altavilla, due britannici: Richard Palmer e Mike Manley.

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