Fca, Fiom e l’Italia

Fca e l’impegno in Italia. Ecco due dichiarazioni, tratte da altrettante agenzie, ovviamente divergenti. Una rilasciata da Fca, l’altra da Fiom nel giorno durante il quale i sindacati metalmeccanici (Fiom esclusa) hanno siglato il nuovo contratto di lavoro con l’azienda. Se volete commentare…

DALLA PARTE DI FCA

Il gruppo Fca stima un aumento degli acquisti in Italia quest’anno grazie in particolare al successo della Fiat 500X e della Jeep Renegade, che vengono prodotte nel sito lucano di Melfi. Così Scott Garberding, responsabile acquisti di Fca, parlando ai giornalisti a margine del convegno organizzato dal Gruppo Componenti Anfia. Garberding non ha voluto precisare l’ammontare degli acquisti di Fca in Italia l’anno scorso: «Non diamo cifre sui singoli Paesi», ha detto. A livello globale, ha indicato Garberding, il gruppo ha realizzato acquisti per 68 miliardi di euro nel 2014, di cui il 18% nell’area Emea, il 69% nell’area Nafta, il 5% nell’Apac e l’8% in America Latina.

DALLA PARTE DI FIOM

«Marchionne ha scelto di fare tutta la Fiat e tutte le controllate, compresa la Ferrari, un’azienda non italiana. Ovviamente è anche questo un patrimonio che se ne va». Lo ha detto Bruno Papignani, leader della Fiom dell’Emilia-Romagna, a margine di un convegno di Unipol a Bologna, in merito al possibile trasferimento all’estero della sede legale e fiscale (in verità Marchionne ha parlato solo di sede legale, ndr) della Ferrari. «C’è un processo che ormai è iniziato da tempo e la Fiom lo sta dicendo – ha aggiunto -. Al di là degli stabilimenti che possono avere lavoro in un determinato momento, la linea è ormai quella di un’azienda che non è più italiana».

1 commento
  1. Filippo Zanoni
    FILIPPO ZANONI dice:

    Occorre sempre vedere il bicchiere mezzo pieno. Il fatto che FCA stia diventando un’azienda globale è evidente. Ma le logiche per diventare un’azienda in grado di “giocaserla” con i concorrenti più grandi sono queste, c’è niente da fare. FCA ha pagato e continua a pagare una grande battuta d’arresto nello sviluppo dei modelli e della presenza nei mercati chiave (vedi Cina) che è frutto di una sbagliata politica degli anni ’90: dopo le grandi potenzialità dimostrate negli anni ’80 l’azienda si sedette. Ora sta cercando di recuperare il tempo perduto, E questo comporta azioni brusche, ma necessarie.

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *