Gli irriducibili rallysti

Ebbene si!
Faccio parte di quella nicchia di irriducibili appassionati dei Rally che Giorgio Ferro cita nella sua precisa e corretta analisi dell’abbandono da parte del Gruppo VW del Motorsport in generale e dei Rally in particolare. (https://autologia.net/audi-volkswagen-si-ritirano-dai-mondiali-la-storia-si-ripete/)
E’ vero che i Rally sono ormai troppo distanti dall’interesse degli spettatori, e di conseguenza dei consumatori-clienti delle Case automobilistiche. E quindi la Federazione Internazionale dovrà cambiare registro, altrimenti la specialità muore.
Ma è anche vero che gli appassionati di Rally, quelli irriducibili della nicchia, ci sono. Eccome! Con un solo e terribile neo: non sono giovani.
Ultimamente in Italia c’è un fiorire di iniziative legate alle rievocazioni storiche dei Rally passati, a Rally nuovi creati proprio per le auto vecchie, ai festeggiamenti dedicati ad auto mitiche ( Lancia Fulvia, Stratos, Fiat 131), a piloti del passato in occasione dei loro compleanni ( ahimè ultrasettantenni! ), alla memoria di personaggi che ai Rally hanno dedicato la vita – e non soltanto piloti – e perfino a giornalisti del settore. Ed è sempre più ampia la scelta di libri e pubblicazioni dedicate a quell’epoca d’oro dei Rally. Esempio: https://autologia.net/giornata-re-montecarlo/
Il tutto frequentato da incredibili turbe di nostalgici appassionati, tutti legati da un collante unico e formidabile: il RALLISMO.
Ne ho avuto una ulteriore conferma sabato 12 novembre.
Insieme a Daniele Audetto e Luca Pazielli abbiamo organizzato i festeggiamenti per il 50* anniversario della Scuderia delle Palme che appunto io ed Audetto fondammo a Bordighera nel 1966. Furono sei anni di attività che fruttarono due titoli italiani per Scuderie nel Campionato gare in salita e risultati salienti nei Rally con decina di equipaggi. Ma più che altro la Scuderia fu il trampolino di lancio per Amilcare Ballestrieri, campione italiano Rally, e per Daniele Addetto e la sua brillante carriera nel motorsport con l’apice in Ferrari. A questi risultati si aggiunsero un migliaio di partecipazioni e decine di successi con nomi celebri, Taramazzo, Pilone, addirittura il campione europeo dei Rally Zasada, Mauro Mannini e Claudio Berro, approdato anche lui in Ferrari.
Ad una chiamata amichevole hanno risposto inaspettatamente oltre 200 persone per una festa fra un parco macchine da leccarsi i baffi – Fulvia HF, Stratos, Alpine, Fiat Abarth 124 Sp, Giulia Super Conrero oltre alla nuovissima 124 spider Abarth – ed una mostra fotografica d’epoca affascinante.
Tra i presenti Amilcare Ballestrieri, i fratelli Maiga Silvio e Sergio, il collega giornalista Guido Rancati, innumerevoli piloti ‘amateur ‘ dell’epoca e la Sig.ra Annelise Abarth. Una giornata festosa ed entusiasmante fra veri amici, perché questo era il reale collante delle gare di quell’epoca: amicizia, e grande passione per i Rally, di cui sono stati rievocati aneddoti, avventure e la scalata agli onori nazionali – ed internazionali con innumerevoli vittorie in Francia – pur partendo da una piccola città della Riviera ligure.
Si, quella nicchia di irriducibili appassionati dei Rally esiste ancora. Peccato che sia composta quasi esclusivamente di ex-giovani. Sarebbe bello che le Federazioni preposte a tutti livelli riuscissero a proporre una formula che possa ringiovanire il popolo dei Rally: sia quello dei partecipanti che degli appassionati disposti a stare nottate sui monti, dal Turini al Langan, dalla Valstagna alla Fetovaia. E non sarebbe più una nicchia ma una marea! Allora molte Case cambierebbero la loro politica di marketing legata alla sport.

3 commenti
  1. Gerry Salerno
    Gerry Salerno dice:

    Volevo solo dirvi che è stato un piacere condividere ed immortalare nei miei scatti la vostra passione, che ho fatto anche un po’ mia pur non avendo vissuto in prima persona quegli anni d’oro.
    La mia idea e l’ambizione sarebbe di dare un seguito a tutto ciò, evitando che tanta positiva energia si spenga nel binario morto dell’amarcord…perciò per cominciare vi lancio un’idea: trasformare quel bel pomeriggio di sabato 12 Novembre in un libro fotografico, a memoria di chi c’era e di chi non ha potuto esserci ma avrebbe voluto, e chissà che da cosa non nasca altra cosa…
    Io ci sono, se vi fa piacere,…
    Con simpatia, Gerry

  2. Luca Pazielli
    Luca Pazielli dice:

    Caro Giorgio hai azzeccato non ci sono più eroi e neanche avventure. Ormai i giovani vivono e rivivono sulla PlayStation tutto quello che noi dovevamo cercare passando nottate al buio e al freddo. Loro stanno in poltrona e si trasferiscono da un continente all’altro semplicemente toccando un pulsante, dalla terra all’asfalto con un click. Loro Loeb credono di sfidarlo veramente, non sanno quanti sacrifici ci vogliono per essere competitivi. Anche per scegliere l’automobile non c’è fantasia non c’è curiosità basta scorrere sullo schermo e schiacciare Start.

  3. Giorgio Ferro
    Giorgio Ferro dice:

    Beh, caro Renato… meno male che esistono ancora questi irriducibili della nicchia!
    Però vedi… io credo che una volta gli appassionati fossero tanti perché i rally erano avventure. E i piloti eroi. E le case automobilistiche combattevano su quel terreno la sfida tecnologica delle prestazioni e dell’affidabilità in un recinto regolamentare meno esasperato, che esaltava le conoscenze ma anche i dettagli.
    Oggi non ci sono più né eroi, né avventure. O meglio, non vengono percepiti così dalle nuove generazioni. E obiettivamente, non ci sono più storie sportive intriganti, ma solo monologhi di superiorità tecnica in cui gli uomini sui campi di gara (piloti e meccanici) non contano quasi più.
    Se si riusciranno a modificare in modo sensato le regole tecnico-sportive e se si riuscirà a trovare un modo più fresco e accattivante di raccontare queste gare e queste storie… allora io credo che anche i giovani di oggi torneranno ad avvicinarsi a questo sport.
    E la nicchia si rimpolperà…

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