Il pasticciaccio brutto…

Il pasticciaccio brutto non di via Merulana ma della Juventus, apparentemente estraneo al contesto industriale, non aiuta certo a guardare con serenità al futuro dell’industria automobilistica italiana intesa prevalentemente come parte integrante del gruppo Fiat-Peugeot. Può succedere: quando si ha la pretesa di mettere assieme con disinvoltura automobili, giornali e calcio è facile che scivoli la frizione e si finisca fuori strada. Soprattutto se le persone alle quali è stata affidata questa ardimentosa impresa non sono all’altezza del compito o lo svolgono secondo personali criteri.

Ma si dà il caso che, quando i nodi arrivano al pettine, il cerino acceso resti in mano a quelli dell’auto che, a differenza di come si sarebbe portati a credere, non sono solo i superstiti di Mirafiori metafora storica dell’industria nazionale dell’auto, ma molto di più e per questo meriterebbero dal governo qualche attenzione che non deve per forza voler dire qualche privilegio. Senza comunque che ciò riproponga, ammesso che sia possibile farlo, il rapporto di sudditanza che per decenni Torino ha imposto a una politica che non opponeva resistenza. Anzi. Ora nelle prevedibili contorsioni della manovra di governo non sembra esserci particolare attenzione a meno che non si consideri un intervento di sostegno l’abolizione del pagamento delle multe arretrate, misura di cui non è difficile indovinare i beneficiari.

E non è neppure riconducibile il tutto alla scelta di Torino in alternativa a Verona per l’operazione Intel sicuramente utile, interessante e di prospettiva. Ancorchè importante sul piano del futuro dell’industria dell’auto una fabbrica di microchips non va confusa con quella che dovrebbe essere una posizione di rango di una società che vuole stare tra i grandi mondiali dell’auto. Ciò equivarrebbe ad accontentarsi di una sineddoche, futuribile quanto si vuole ma pur sempre un pezzo e non il tutto.

E se il governo ci sta perché non sa o non vuole fare altro, non si può certo contrabbandare questa misura come un qualcosa di diverso da un buon piazzamento nel campo della futura componentistica. Ma avere un nome e un ruolo nell’universo dell’auto vuol dire un’altra cosa. E non è una questione di nostalgia, quanto piuttosto andare a riesaminare i tanti discorsi tra Stellantis e i sindacati e le istituzioni.

Se infatti si mettono assieme i progetti annunciati a più riprese da Carlos Tavares non ci sarebbe ragione di riprendere oggi l’argomento. Se lo si fa è perché, al di là delle parole e di qualche titolo di giornale, siamo al punto di partenza. Con l’aggiunta delle ombre che si addensano sullo Stadium. (foto di tuttosport.com)

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