La grande storia della Formula 1. 1952: arrivano Ascari e la Ferrari

Due sono i fattori che influenzano in modo determinante il campionato del mondo di Formula 1 nel 1952. Il primo è il ritiro dell’Alfa Romeo dalle competizioni: dopo aver conquistato il titolo con Farina nel 1950 e con Fangio l’anno successivo, la casa milanese decide di farsi da parte lasciando liberi i piloti. Farina si accasa in Ferrari mentre Fangio dovrebbe passare alla Maserati, ma ecco il secondo fattore determinante per la stagione. Al Gran Premio dell’Autodromo a Monza (gara non valida per il titolo) il pilota argentino ha l’incidente più grave della carriera, rompendosi alcune vertebre cervicali e restando fuori dai giochi per tutto l’anno.

Senza Alfa Romeo e senza Fangio il mondiale prende una piega del tutto inaspettata: i costruttori inglesi sperano nella BRM che tuttavia non ottiene alcun risultato di rilievo, mentre tedeschi e francesi sono del tutto assenti dagli schieramenti. E così la Formula 1 si trova completamente svuotata di ogni interesse per il pubblico e gli organizzatori promuovono la ben più popolare Formula 2. Per la Ferrari non ci sono problemi, in quanto la scuderia può correre in entrambe le formule, avendo per ogni categoria la vettura pronta. Per gli anni 1952 e 1953 la commissione sportiva internazionale si trova così costretta a “promuovere” le Formula 2 che danno vita al mondiale con motori sovralimentati fino a 500 cmc o aspirati fino a 2.000.

Il 1952 è un anno significativo in diversi ambiti, segnato da eventi che hanno avuto un impatto duraturo sulla storia mondiale. Il 6 febbraio muore improvvisamente Giorgio VI, re del Regno Unito. La figlia Elisabetta sale così sul trono inaugurando il più lungo regno di un sovrano inglese. E pensare che né lei né suo padre avevano come destino quello di diventare sovrani, non fosse stato per l’abdicazione di Edoardo VIII, che rinunciò al trono per amore della divorziata Wally Simpson.

In Egitto a luglio un colpo di stato guidato dall’esercito rovescia re Farouk e instaura un regime militare guidato da Gamal Abdel Nasser, provocando significativi cambiamenti nella politica egiziana e nella geopolitica del Medio Oriente.

Il 1 novembre gli Stati Uniti testano – sull’atollo di Eniwetok nelle Isole Marshall – la prima bomba all’idrogeno, chiamata “Ivy Mike”. Si tratta del primo significativo passo verso la corsa agli armamenti durante la Guerra Fredda, innescando preoccupazioni internazionali sulla proliferazione nucleare.

Durante l’anno una grave epidemia di poliomielite colpisce gli Stati Uniti, provocando la morte di migliaia di persone. Questo fatto velocizza il lavoro del virologo Jonas Salk che nello stesso anno sviluppa con successo il primo vaccino contro la polio, aprendo la strada alla sua eliminazione in gran parte del mondo.

Il mondiale di Formula 1 inizia il 18 maggio sul circuito svizzero di Berna con l’assenza di Ascari (impegnato nelle prove di Indianapolis) e di Fangio (senza una vettura con cui correre dopo il ritiro dell’Alfa Romeo) e con Farina che parte arrembante dalla pole position, ma è costretto al ritiro lasciando la vittoria al compagno di team Piero Taruffi, alla sua unica vittoria nel mondiale. La seconda gara è la 500 miglia di Indianapolis, vinta dal 22enne Troy Ruttman dopo che Ascari perde una ruota ed è costretto al ritiro. Dopo queste due gare la musica cambia completamente e il pilota di punta della Ferrari sale in cattedra dominando letteralmente il resto del campionato, con sei successi nei restanti sei Gran Premi: Belgio a Spa, Francia a Rouen, Gran Bretagna a Silverstone, Germania al Nuerburgring, Olanda a Zandvoort e Italia a Monza.

L’unica gara un minimo combattuta è l’ultima, in cui Ascari deve fare i conti con un agguerrito Gonzalez su Maserati che per 36 giri prova a resistere al pilota italiano, giungendo alla fine secondo (con oltre un minuto di distacco) comunque il miglior piazzamento dell’anno per una vettura non Ferrari. In tutte gli altri gran premi Ascari parte in testa, accumula un buon vantaggio e nella seconda parte di gara gestisce il distacco: una tattica cara a tanti campioni che verranno dopo di lui. In Belgio, sotto un violento temporale, in soli dieci giri accumula 24 secondi di vantaggio sugli inseguitori, replicando il successo ottenuto 27 anni prima dal padre Antonio su Alfa Romeo. E a Silverstone stacca il secondo (Taruffi su Ferrari) di un giro e il terzo (Hawthorn su Cooper) di due.

Un dominio totale del pilota e della vettura, quindi. In tutta la stagione le Ferrari non conquistano la vittoria soltanto in due occasioni: al Gran Premio di Indianapolis (gara ancora valida per il mondiale) e alla 3 ore di Reims, corsa non titolata, vinta dalla Gordini di Jean Behra.

Destini diversi quelli di Hawthorn e Behra accomunati da un finale tragico. L’inglese Mike Hawthorn debutta il 22 giugno nel GP del Belgio giungendo quarto, mentre il francese Jean Behra esordisce in Formula 1 il 18 maggio al Gran premio di Svizzera, conquistando il terzo gradino del podio su Gordini. Due debutti fulminanti, ma mentre Hawthorn riuscirà a conquistare il titolo di campione del mondo nel 1958 su Ferrari, Behra collezionerà solamente tanti giri in testa (oltre 100) e il record di partenze in prima fila senza aver mai ottenuto la pole position: ben 10.

Rispettando una promessa che si era fatto, Hawthorn si ritira dalle competizioni a fine 1958, lasciando il sedile della sua Ferrari proprio a Behra che tuttavia litiga con il team in seguito all’arrivo di Tony Brooks che lo sostituisce nel ruolo di prima guida. E mentre Hawthorn muore in un incidente stradale il 22 gennaio 1959 a soli 29 anni, il francese trova la morte in una gara minore a contorno del Gran Premio di Germania (la prima corsa una volta lasciato il team di Maranello) in cui per uno strano scherzo del destino a vincere è proprio Brooks.

A livello statistico è l’inglese Cameron Earl il primo pilota a morire su una Formula 1: il 18 giugno 1952 a soli 29 anni muore per una frattura al cranio subita durante un test drive della ERA (English Racing Automobiles) di cui è collaudatore, sulla pista di Nuneaton nel Warwickshire.

Un altro grave incidente coinvolge in quell’anno il pilota italiano Luigi Fagioli: su una Lancia B20 esce di strada in una gara per vetture GT a Montecarlo e muore alcuni giorni dopo.

In sette gare disputate, Ascari raccoglie 52,5 punti, di cui solo 36 validi in quanto il regolamento tiene conto dei 4 migliori risultati. Alle spalle del pilota milanese il torinese Farina, con poco più della metà dei punti, 28 di cui 25 validi. Il dominio Ferrari e dei piloti italiani è completato dal terzo posto in classifica ottenuto dal romano Taruffi con 22 punti. Agli altri solo le briciole: i più immediati inseguitori raccolgono 10 punti a testa e sono lo svizzero Bruno Fischer (ancora su Ferrari) e Hawthorn su Cooper, ormai pronto a passare in Ferrari l’anno successivo.

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