Le pagelle dei protagonisti del GP di Miami. Orange is the new winner

Lando Norris – 10 e lode con fortuna (leggi safety car)

Lando, Lando, Lando… lo osannava il pubblico a fine gara mentre tutti i piloti andavano a congratularsi con lui. Il pilota della McLaren ha finalmente aggiunto – dopo 110 tentativi – il suo nome nella lista dei vincitori di almeno un Gran Premio. In questo modo è uscito da una serie di record negativi che non meritava: più gare senza vittorie, più giri in testa senza vittorie, più partenze in prima fila senza vittorie, più podi (ben 15) senza vittorie e così via… Certo, questa prima affermazione è arrivata grazie alla fortuna di una safety care entrata in pista al momento giusto (per lui) ma il ritmo martellante a suon di giri veloci una volta in testa non lascia dubbi: lui e la McLaren stanno andando forte.

Max Verstappen – 10 con fortuna (leggi evitato per un pelo da Perez)

Certo non ha vinto, e questa è una enorme novità, ma l’olandese di più proprio non poteva fare. È partito dalla pole mantenendo la posizione, ha controllato la gara fino al cambio gomme, era pronto a riprendersi la leadership dopo il pit stop di Norris ma la safety car glielo ha impedito. Ha provato subito a superare la McLaren ma in questa Formula 1 devi essere davvero molto più veloce degli avversari per passarli. Sfortunato al cambio gomme ma davvero baciato dalla sorte alla prima curva del primo giro quando il compagno di squadra lo ha evitato d’un soffio: in quel caso forse la gara sarebbe stata molto diversa.

Lewis Hamilton – 10 con classe

Punti importanti per lui e per il team, in un weekend in cui dimostra (alla Ferrari ma non solo) che come pilota, nonostante l’età, è ancora combattivo e teoricamente vincente. Combatte più di Russell, si fa largo anche a gomitate, e come nei tempi migliori si lamenta con il suo box per l’auto che non va e per il comportamento degli avversari. Peccato la Mercedes sia così poco competitiva e lenta, tanto da impedire ad Hamilton il sorpasso su Perez nel finale di gara, nonostante il ritmo dell’inglese fosse decisamente migliore.

Ferrari e i suoi piloti – 9 con tenacia

Fine settimana non semplice, iniziato con un errore di Leclerc ma terminato con il massimo (quasi) che si poteva ottenere. Certo, nel giorno in cui il re cade e si dimostra battibile, è un peccato per i due principini Ferrari non essere pronti a cogliere l’occasione, ma tra la gara di sabato e quella di domenica i punti raccolti non sono pochi. Così come le motivazioni per le prossime gare e… anche per il prossimo anno visto il sorpasso perentorio di Leclerc a Hamilton.

Yuki Tsunoda – 8 con costanza

Sempre più spesso a punti, il piccolo samurai della Racing Bulls riscatta la prestazione della gara sprint del sabato, quando è stato surclassato dal compagno Ricciardo. La vettura è in lenta crescita e Tsunoda è costantemente tra i migliori del lotto, molto concreto e senza fronzoli.

Fernando Alonso – 7 con grinta

Porca miseria questa Aston Martin! Da terza/quarta forza del mondiale al fondo dello schieramento in un amen, lo spagnolo non merita di certo la vettura che guida. Alonso lotta con tutti, a volte supera il limite ma è davvero in forma: peccato, sarebbe bello vederlo più avanti.

Oscar Piastri – 7 con ingenuità

Forse è il più danneggiato dalla safety car e non sembra velocissimo come il compagno di squadra (anche perché sulla sua vetture le novità sono meno che su quella di Norris), ma la testa della gara se l’era conquistata e se avesse potuto non l’avrebbe ceduta facilmente. La difesa esagerata su Sainz gli porta sfortuna e gli costa davvero cara, ma gli permette di dimostrare che pilotino è a suon di sorpassi nel finale del gran premio.

Esteban Ocon – 7 con lotta in famiglia

Fin qui stagione da dimenticare per la Alpine che non riesce a emergere dalle retrovie in cui è finita. Un po’ di luce sembra arrivare grazie al punto conquistato da Ocon a Miami, ma non è il caso di essere troppo ottimisti per gli ingegneri del team, che devono trovare una soluzione a questa carenza di risultati. Unico lato positivo, due piloti agguerriti e motivati ai quali non resta altra da fare che suonarsele tra loro. 

Daniel Ricciardo – 6 con sprint

Meriterebbe un nove per le qualifiche alla Sprint e la gara del sabato, ma nel giorno del gran premio si è un po’ perso. Diciamo che l’importante è che abbia smosso la classifica con i punti conquistati con l’ottima prestazione del sabato, ma il compagno di team lo fa soffrire molto. Almeno ha risfoderato il suo sorriso dentato!

Sergio Perez – 5 con assalto

L’ottimismo non deve mancare mai, ma al fondo del rettilineo di partenza nelle gare di Formula 1 è necessario anche un bel po’ di realismo. Fattore che manca completamente al pilota messicano, che ha approcciato curva 1 all’interno come se non ci fosse nessuno di fianco a lui. La faccia di Verstappen che a fine gara si è reso conto di quanto lo abbia sfiorato il compagno di team è stata davvero significativa. Per carità, Perez è secondo nel mondiale e tutto sommato il ruolo da seconda guida lo interpreta senza troppi problemi, ma forse con una Red Bull dovrebbe ottenere più di quanto si sta guadagnando.

Kevin Magnussen – 3 con disonore

A me è simpatico per come affronta tutti allo stesso modo e con lo stesso metro: per superarmi devi passare sul mio corpo. Ma cinque penalità in due giorni con comportamenti spesso oltre il limite anche per chi lo considera un pilota combattivo e duro il giusto, sono decisamente troppe. E poi per che cosa? Finire diciottesimo dopo aver cacciato fuori pista il pilota di casa? Ma dai…

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