La memoria corta dello sport motoristico italiano
Lo sport motoristico italiano ha davvero la memoria corta. Anzi, diciamo pure che è ingrato.
Fior di piloti che hanno difeso i colori italiani nelle massime categorie dell’automobilismo agonistico sono totalmente dimenticati, trascurati, cancellati dai media e dalle organizzazioni di settore. E di conseguenza anche – piano, piano – dalla gente. Forse perfino dagli appassionati.
Ogni tanto si fa riferimento all’epoca d’oro in cui 12 – 14 piloti italiani gareggiavano in Formula 1. Così, genericamente. Ma neppure vengono citati i nomi, o quasi. Stessa situazione per i grandi del rallismo o delle grandi gare di durata. Tutt’al più si fa raramente riferimento alla memoria di Michele Alboreto, che sfiorò il titolo iridato con la Ferrari e vinse a Le Mans, o si dedicano due colonne sulla stampa specializzata alla morte per un incidente banale sul raccordo anulare di Andrea De Cesaris. Si salva l’immagine di Ivan Capelli, per i suoi commenti dei Gran Premi in TV. Ed ora per la sua ammirevole attività al vertice dell’ACI Milano. O Zanardi: ma più per le sue imprese coraggiose e l’alone del personaggio creatosi dopo il suo drammatico incidente che per i suoi successi agonistici ( due titoli di Formula Indycar).
Provate a guardare cosa succede all’estero. In Francia Prost, Laffite, Arnoux, Jarier sono consultati, amati, stimati da un vasto pubblico e assunti come testimonial da importanti aziende. Così pure i protagonisti del rallismo: Darniche, Nicolas, Andruet, Michèlle Mouton. Se poi guardiamo alla 24 Ore di Le Mans i piloti francesi che lì si sono distinti sono addirittura idolatrati. Sia quelli del passato che quelli più recenti.
E lo stesso avviene in Inghilterra con Stewart, Coulthard, Mansell, Brundel, Warwick, Damon Hill. Stirling Moss poi è un monumento mondiale. O in Finlandia per Hakkinen, Rosberg e tutti i grandi “mostri sacri” del rallismo. Eroi nazionali o quasi, come avviene anche per gli svedesi . E in Spagna con Sainz o in Austria con Lauda, ovviamente. Un elenco che potrebbe continuare.
E in Italia? A parte qualche rara citazione di Autosprint ed il pittoresco Merzario, chi ha mai più sentito o visto Patrese, Nannini, Fabi, Giacomelli, Modena, Martini, Trulli? O Emanuele Pirro e Dindo Capello che pure hanno vinto ripetutamente alla 24 Ore di Le Mans? Chi si ricorda che anche Barilla, Baldi e Martini hanno vinto la celebre 24 Ore? Che Baldi e Fabi sono stati campioni mondiali Endurance? Forse che su TV e giornali vedete qualche loro opinione, giudizio, consiglio? Ultimamente non si fanno neppure più riferimenti alle vittorie (quattro!) di Munari al Rally di Montecarlo. E chi si ricorda dei due titoli mondiali Rally di Miki Biasion?
Le passioni, l’interesse, la curiosità sono anche frutto dei miti, delle icone, dei personaggi che vanno rispettati, valorizzati, ascoltati, presi ad esempio. E se è pur vero che i tempi e le situazioni sono cambiati, è altrettanto vero che le esperienze sono la miglior scuola e che la storia non va dimenticata. Come è vero che ogni epoca ha avuto le sue difficoltà e chi le ha affrontate e superate è giusto che abbia il riconoscimento del proprio valore. Sono principi applicabili ad ogni settore dello sport, della comunicazione, della vita. Purtroppo ci si dimentica che senza passato non c’è futuro!
Anche la stampa specializzata ha le sue colpe: ogni mese potrebbe essere pubblicata una biografia/intervista con foto di un personaggio dello sport o dell’industria motoristica del passato. Penso che una simile attività potrebbe avere un grande successo e costare molto poco agli editori.
Ma direi anche e soprattutto che la memoria ce l’hanno corta ai vertici di FCA visto hanno abbandonato i rally da un pezzo. Senza marchi italiani nei rally nessun pilota italiano, per quanto bravo, troverà posto in una vettura ufficiale del Mondiale rally o dell’Europeo.
un sogno chiamato Automobilismo sportivo…. Storia
Vi posso assicurare che l’interesse per chi ha fatto la Storia di questo meraviglioso sport è immenso….
La mia rabbia è nel vedere che con tanta storia di vittorie nei rally, oggi Lancia venga considerata da un perfetto ignorante in materia come marchionne: “un marchio che non ha appeal”. Dopo il ritiro nel ’92, Lancia detiene ancora oggi il record di 11 Titoli Mondiali Costruttori vinti e invece che sfruttare questo glorioso passato con testimonial come Murari e Biasion per produrre macchine sportive ed eleganti, costruisce solo una Ypsilon. Ypsison che nella versione appena ristilizzata magari la si può guardare senza inorridire, perché quando prima ci aveva messo le mani marchionne, l’aveva “chryslerizzata” e faceva solo schifo. marchionne vive in un mondo in cui la produzione di auto è considerata alla stregua della produzione di scatolette di fagioli, di bottiglie di succo di frutta,… Insomma marchionne è uno che sa solo di finanza, ma è un ignorante assoluto quando si scende nello specifico e quindi ignorante perfetto in fatto di auto. Egli non capirà mai, nemmeno col lavaggio del cervello, il mondo delle auto e tanto meno il mondo delle corse e dei rally. Se e solo quando andrà via, potremo avere qualche speranza che Lancia produrrà di nuovo qualche vettura sportiva ispirata nella linea e nel nome: alla Fulvia HF Coupé, alla STRATOS, alla DELTA,… e che magari tornerà a correre nei rally.
Gian Carlo dell’Erba La mia rabbia è nel vedere che con tanta storia di vittorie nei rally, oggi Lancia venga considerata da un perfetto ignorante in materia come marchionne: “un marchio che non ha appeal”. Dopo il ritiro nel ’92, Lancia detiene ancora oggi il record di 11 Titoli Mondiali Costruttori vinti e invece che sfruttare questo glorioso passato con testimonial come Murari e Biasion per produrre macchine sportive ed eleganti, costruisce solo una Ypsilon. Ypsison che nella versione appena ristilizzata magari la si può guardare senza inorridire, perché quando prima ci aveva messo le mani marchionne, l’aveva “chryslerizzata” e faceva solo schifo. marchionne vive in un mondo in cui la produzione di auto è considerata alla stregua della produzione di scatolette di fagioli, di bottiglie di succo di frutta,… Insomma marchionne è uno che sa solo di finanza, ma è un ignorante assoluto quando si scende nello specifico e quindi ignorante perfetto in fatto di auto. Egli non capirà mai, nemmeno col lavaggio del cervello, il mondo delle auto e tanto meno il mondo delle corse e dei rally. Se e solo quando andrà via, potremo avere qualche speranza che Lancia produrrà di nuovo qualche vettura sportiva ispirata nella linea e nel nome: alla Fulvia HF Coupé, alla STRATOS, alla DELTA,… e che magari tornerà a correre nei rally.
Renato hai ragione e a questo proposito voglio raccontare che alla Fiera di Padova è stato annunciato che il Drago Munari sarà testimonial nientemeno che della Renault,grazie all’intervento della concessionaria Autobase. E così mentre nello stand Audi sfoggiavano la presenza del loro ex pilota Stig Blomqvist, invece l’uomo simbolo delle vittorie Lancia, intratteneva i suoi tifosi illustrando le caratteristiche del nuovo suv Kadjar. Bravi quelli della Renault che hanno capito quanto sia importante la credibilità di certi personaggi,anche se all’epoca Munari batteva le Alpine.