La Torpedo blu di borgo Vanchiglia

Quelli un po’ attempati, come il sottoscritto, ricorderanno certamente la “Torpedo blu, l’automobile sportiva che da un tono di gioventù”, con cui Giorgio Gaber sentendosi Al Capone andava a prendere la sua bella che sembrava Jean Harlow, l’attrice americana “sex simbol” del cinema a stelle e strisce degli anni Trenta.

A scrivere questa canzone è stato Leo Chiosso, uno dei più grandi autori di cinema, di televisione e di teatro, oltre che poeta e scrittore del secolo scorso, che ha scelto proprio questo modello, uno dei preferiti dai gangster della Chicago degli anni ruggenti, per riecheggiare quelle atmosfere americane, costellate di bulli e pupe, tipiche della canzoni che egli stesso ha scritto per Fred Buscaglione (con lui nella foto). Per Chiosso, appassionato di auto sportive rigorosamente italiane, il testo evidenzia anche con grande ironia che le automobili spesso rivelano molto più di quello che si vorrebbe: sono l’espressione di come la pensano e di quale ruolo hanno coloro che la possiedono.

Carrozzeria scoperta, un profilo filante e continuo che va dalla calandra fino al posteriore della vettura, conferendole  un aspetto estetico simile a quello di alcuni natanti, la Torpedo, l’automobile che dà il titolo alla canzone, è nata in Francia nel 1906. Fu presentata al Salone di Parigi la Mercedes “Torpille”, un modello della Carrozzeria Rothschild su autotelaio Daimler, commissionato da Emil Jellinek per la Mercedes. Due anni più tardi, dopo essere stato ulteriormente perfezionato dalla Rothschild su richiesta della Mercedes, questo tipo di carrozzeria fu brevettato con il nome “Racing-Phaeton”. Il termine “torpille” , e ancor di più nell’accezione inglese di “torpedo”, ebbe il sopravvento diventando ben presto il nome del modello di carrozzeria più diffuso per le auto di lusso fino a tutti gli anni ’30.  Anche se  fu inizialmente pensata per l’impiego sportivo, la Torpedo divenne ben presto una vera e propria moda trovando una svariata seri di applicazioni per la gioia commerciale di molti costruttori.

È anche per questo che ha certamente stimolato la fantasia di Leo Chiosso, forzatamente appassionato di automobili, soprattutto quelle sportive, in quanto non amava per nulla gli aerei. Negli anni ha preferito automobili come la Maserati Quattroporte, per poi passare sul fronte elegante sportivo della Lancia.  Dapprima la Gamma Coupé per passare, poi, alla prima versione della Lancia Beta H.P.E (High Performance Estate), un’originale coupé tre porte ad alte prestazioni, ma anche familiare con ampio vano di carico, che oggi si chiamerebbe “shooting brake”.  con la quale il sottoscritto ebbe anche il piacere di viaggiare in sua compagnia fino a Roma, con rigorosa tappa a Livorno per un “cacciucco” da favola.

La Torpedo blu ma anche lo swing dei successi di Fred Buscaglione, o altri ancora come “Sangun blues” e  “Matilde Pellissero” di Gipo  Farassino, piuttosto che  “Parole parole”, cantata da Mina e Alberto Lupo. Per non parlare dei film, degli spettacoli teatrale, dei famosi show televisivi, come, ad esempio, “Canzonissima” e poi ancora di libri, primo fra tutti “ Kuore. Una molotov per De Amicis”, racconti, poesie, articoli de La Stampa e del Messaggero e di Paese Sera.

Da oggi, martedì 21 novembre, tutto questo, ma non solo, sarà simbolicamente presente nel giardino al centro di Largo Montebello, nel quartiere Vanchiglia a Torino, che verrà, infatti, intitolato dalla Città di Torino alla memoria di Leo Chiosso, in una cerimonia che si svolgerà alle ore 11.

Non è certamente un caso che sia stato scelto proprio quel luogo, cuore pulsante del quartiere in cui questo grande autore del secolo scorso, ha vissuto per lungo tempo a pochi metri da Fred Buscaglione, altro personaggio rappresentativo del borgo. Ed è proprio lì che nacque la collaborazione tra i due, dando vita a straordinari successi da “Che bambola” a “Teresa non sparare”, da “Che notte” a “Eri piccola”, solo per citarne alcuni. Un doveroso ricordo che il figlio, guarda caso di nome Fred e nato qualche giorno dopo il tragico incidente in cui morì Buscaglione, suo padrino, aveva pianificato per il 2020 in occasione del centenario della nascita del padre, ma che le note vicende pandemiche lo hanno impedito. L’importante comunque è aver raggiunto l’obiettivo, ben più potente della burocrazia.

1 commento

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *