Le politiche anti inquinamento: per ora solo fumo negli occhi

C’era grande attesa per il summit, svoltosi a fine anno, tra il ministero dell’Ambiente e le Regioni italiane. Perché tutti si aspettavano qualcosa di concreto per combattere lo smog. Ma la montagna ha partorito il topolino.
Che non si potessero assumere decisioni per salvare dall’oggi al domani l’Italia intera dall’inquinamento era evidente, ma a leggere i contenuti dell’accordo che è stato raggiunto c’è da mettersi a piangere. Anzi, in alcuni punti, c’è da mettersi a ridere…
E’ stato stabilito che in caso di inquinamento prolungato i sindaci possano adottare (su loro libera scelta, perché non c’è alcun obbligo) un pacchetto di misure, come l’abbassamento dei limiti di velocità dei veicoli da 50 a 30 chilometri orari nelle aree urbane (ma chi farà le multe?); l’attivazione di incentivi per usare i trasporti pubblici (se fossero efficienti!!!); imporre la riduzione delle temperature massime da raggiungere negli edifici pubblici e privati di 2 gradi centigradi (ma chi controlla?). Mentre il ministero si impegna a proporre incentivi per rottamare le auto a gasolio (e solo queste) con omologazioni da euro 0 a euro 3 e per sostituirle con delle nuove euro 6. E sono stati anche indicati dei fondi a disposizione dei Comuni per incentivare il trasporto locale: 12 milioni di euro subito e altri 405 a medio termine (per 8.406 Comuni dello Stivale?!); 50 milioni per le reti di ricarica elettrica dei veicoli (per un intero Paese?!); 250 milioni per l’efficienza energetica di scuole (tra i 30mila e i 50mila edifici) e condomini (che forse sono più di un milione) e 70 milioni per la riqualificazione degli edifici della pubblica amministrazione (circa 13mila).
Solo soffermandosi sulle cifre, quindi, è evidente che i contributi sono largamente insufficienti a dare una svolta concreta alla lotta allo smog.
Sulle auto diesel, poi, il provvedimento (almeno, così come è stato descritto) appare fuori tempo e non certo indirizzato ad aiutare né in maniera incisiva l’ambiente, né i consumatori (la situazione economica del Paese è tale che a beneficiare di più degli incentivi finirebbero per essere le Case produttrici che potrebbero applicare alla lettera quei listini che invece oggi sono alleggeriti da sconti vertiginosi). E se, invece, teniamo conto delle decisioni facoltative concesse ai sindaci, c’è da domandarsi quali effetti potranno avere vista l’impossibilità di fare controlli capillari.
Insomma, sul fronte dello smog, il 2015 in Italia si è davvero concluso con un botto senza alcun rumore. Come quelli che qualche solerte sindaco ha vietato nella notte di San Silvestro nella vana speranza di non far aumentare i Pm10.
Anche io avrei voluto sdrammatizzare – come ha fatto qualcuno degli amministratori locali di ritorno da Roma – concludendo che almeno si è fissato un punto di partenza… Ma a ricordare la drammaticità del tema e l’urgenza di soluzioni e di scelte radicali, proprio poco prima dello scoccare della mezzanotte è arrivata la notizia che, in questi giorni, al Polo Nord si stanno registrando temperature di ben 30 gradi sopra le medie del periodo (dovrebbero aggirarsi attorno ai -29 e, invece, si mantengono sopra lo zero).
Fissare delle politiche che ci portino rapidamente all’abbandono dei combustibili fossili e che riducano drasticamente il trasporto pesante  su gomma e studiare dei piani strategici per creare da subito, su vasta scala, le reti necessarie alle fonti alternative restano purtroppo ancora nei sogni e nelle speranze di troppe poche persone.
Non certo della maggioranza di chi ci amministra.

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